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209 20 19
                                    

Kaelee sentì la puzza rancida di fumo venire dalla bocca dell'uomo, avrebbe voluto vomitare. -Signor Handersen... non... non lo faccia. La prego.- disse, piagnucolando. Voleva fargli credere di essere indifesa, altrimenti quel bastardo sarebbe andato da Jacobson, a spifferare che lei ficcava il naso ingiro.
-Ti piacerà, vedrai. Vi piace sempre.- sussurrò Handersen, con la sua voce roca e graffiante, buttandole in faccia altro tanfo di fumo.
Kaelee vide il piano formarsi nella sua mente. Diede una ginocchiata nei gioielli di quell'uomo, se così si poteva chiamare, ma non abbastanza forte da fargli male.
-Brutta puttana, questa me la paghi.- Handersen le diede uno schiaffo in piena guancia, aveva una mano tanto grande e dura che Kaelee sentì quasi schizzarle l'occhio fuori dall'orbita. Non fu difficile cominciare a piangere, ma finalmente poteva reagire.
Tirò un pugno sull'orecchio di Handersen, stordendolo, poi lo aggirò e lo colpì al coppino, costrigendolo a piegarsi in avanti. L'uomo era agonizzante, piegato in avanti, Kaelee gli afferrò i capelli e gli diede una ginocchiata nello stomaco, forte, quanto più forte era in grado di fare, quello si accasciò a terra, vomitando e tossendo.
Kaelee si scompigliò i capelli e ricominciò a piangere, poi corse fuori dalla porta, gridando aiuto. Pochi secondi dopo Dyan e Natalie accorsero, seguite da molti degli invitati. Kaelee si accasciò su Dyan, singhiozzando in modo plateale.
-Che succede qui?- esclamò una voce graffiante, da dietro la folla stipata nel corridoio.
Thomas Jacobson si fece largo tra le persone, seguito da Jessica, che corse da Kaelee con espressione preoccupata, ma gli occhi le scintillavano di una risata repressa.
Jacobson entrò nel suo studio e si avvicinò ad Handersen, fece un gesto a due uomini vestiti di nero, che aspettavano fuori dalla stanza, quelli entrarono e tirarono su di forza l'uomo, trascinandolo fuori.
Quando si avvicinarono a Kaelee e alle ragazze, lei prese a singhiozzare più forte, finché Jacobson non si affiancò all'uomo, guardandola con un misto di severità e dispiacere.
-Signorina, ci può spiegare cosa è successo? Se è possibile.-
Kaelee premette il viso contro la spalla di Dyan, poi sussurò, in mezzo ai finti spasmi. -Quell'uomo, ha... ha cercato...- scoppiò di nuovo a piangere e nascose il viso.
Jacobson guardò Handersen, con sguardo insofferente, poi tornò a Kaelee e chiese, senza alcun tatto: -L'ha violentata?-
Jessica cominciò ad accarezzare la testa di Kaelee, guardando Handersen e poi Jacobson. -Non vorrà parlarne, è sconvolta!- esclamò, con tutto il suo finto riguardo.
-Silenzio, Grace. Voglio sentirlo.- sbottò lui.
Le quattro agenti sobbalzarono, sentendo tanta forza in quella voce. Kaelee voltò appena la testa e annuì. -Ha... ha cercato di violentarmi. Mi... mi ero allontanata dalla festa, per cercare il bagno, e mi sono persa. Arrivata a questa stanza, quell'uomo, mi ha spinta dentro e voleva... violentarmi.- disse, tra lacrime e violenti singhiozzi. Il trucco le stava colando tutto sul viso, sporcando il vestito di Dyan.
Jacobson mantenne uno sguardo neutro, e quando parlò lo fece con una voce annoiata. -Come faccio a sapere che dici il vero?-
Jessica sussultò e lo fissò, con sconcerto. -Perché mai dovrebbe mentire?-
Kaelee si mise dritta e fissò Jacobson, cercando di rendere la guancia rossa per lo schiaffo il più visibile possibile. -Io non dico bugie, signor Jacobson.-
L'uomo le si avvicinò e le esaminò il viso, senza toccarla. A quanto pare aveva notato lo schiaffo, Kaelee esultò dentro di sè. Jacobson si voltò verso Handersen e gli prese la mano sinistra, che era rossa per lo schiaffo, come la guancia di Kaelee, poi guardò i maggiordomi e fece un cenno della testa. -Chiamate la polizia, non voglio vedere questo rifiuto in casa mia per un altro secondo.-
E con queste parole la serata finì. Cioè, passò un'altra mezz'ora prima dell'arrivo dei poliziotti, e una ulteriore per le deposizioni, ma alla fine Dyan, Natalie e Jessica si ritrovarono ognuna sulla propria macchina, mentre Kaelee veniva scortata a casa da una volante della polizia.
Appena la volante se ne fu andata le compagne di Kaelee furono nell'appartamento in un batter d'occhio.
-Interpretazione plateale!- esclamò Dyan, appena entrata in casa, lanciando la pochette sul divano e correndo al frigo per bere. -Davvero, Kae, non pensavo fossi tanto brava a recitare.- concluse, scherzando.
-Io sono nata per recitare, Dy, tu per combinare casini.- rispose Kaelee, sedendosi sul divano e togliendosi finalmente le scarpe.
-Cristo, che male queste dannate scarpe. La qualità di questa marca sta calando, in picchiata proprio.-
Natalie si tolse il vestito lì dov'era, senza neanche darsi pena di spostarsi in camera da letto. -Odio strizzarmi in questi vestiti. Ancora mi chiedo perché sono io quella che mette sempre in mostra il seno.- borbottò, buttandosi il vestito sulle spalle e andando verso la sua stanza, con il seno libero e che si muoveva a tempo con i passi. Kaelee e Jessica la guardarono sparire dentro la sua stanza, scuotendo la testa.
Dyan tornò in salotto, con in mano una bottiglia di Coca Cola, e si buttò sul divano, stendendosi e appoggiando la testa sulle gambe di Kaelee. -Adesso non ci resta che aspettare che ci chiamino dal GAI, e prego per loro che lo facciano domani dopo le undici del mattino.- borbottò, mandando giù qualche sorso di cola.
Jessica si sporse in avanti e diede un pizzicotto sul naso della donna. -Tranquilla Dyan, lo sanno tutti che diventi pericolosa se svegliata troppo presto.-
-Ben detto.- esclamò lei in risposta, e tutte e tre scoppiarono a ridere.

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