Safe International Hawk, 02:07 a.m.
I dipendenti avevano ormai abbandonato i loro uffici da almeno sei ore. La movida tipica di un'agenzia aveva perso il suo corso come una fiumana in piena. I parcheggi erano vuoti, ad eccezione delle vetture delle guardie notturne che dovevano presiedere il posto da eventuali ladri.
A primo impatto, quell'edificio dava davvero l'idea di essere un mercato finanziario proficuo e prestante, di un'efficienza tale da sovrastare completamente qualunque altro avversario avesse osato sfidarlo per recuperare il primato perso, tuttavia nessuno, in tutti gli Stati Uniti, era consapevole che proprio dietro quella disponibilità garbata, si celassero dei criminali che erano stati chiamati in raccolta da un Direttore che era tutto fuorché una personalità di spicco per la benevolenza del prossimo.
Non era chiaro se tutti i dipendenti, le donne e gli uomini fossero collettivamente legati da uno stesso obiettivo e da una medesima mentalità omicida; forse potevano esserci dei civili che erano convinti di lavorare per una giusta causa, non rendendosi conto di avere come superiore un pazzo assassino, o forse erano stati tutti buttati fuori e licenziati passo dopo passo per fare in modo che nessun impiccione con l'animo audace ficcasse il naso nei loro affari personali e mandasse all'aria tutta quella farsa per mandare avanti la facciata da azienda perfetta.
Tutte le domande che erano rimaste in sospeso in quei giorni finalmente avrebbero ricevuto una risposta netta che avrebbe posto fine a tutte quelle ipotesi, e a quella continua corsa verso l'intangibile.
Come di consueto, ogni sera alla SIH vi era un team di addetti alle pulizie che si occupava di mantenere immacolato ogni piano dopo la giornata lavorativa. Uno di loro era appena entrato dal retro con il carrello dove teneva tutti gli oggetti utili alla pulizia – sgrassatori, scope, panni, scopettino, mocio, guanti e sacco enorme della spazzatura dove sarebbero stati svuotato tutti i cestini pieni degli uffici – e si stava recando al ripostiglio per recuperare altro materiale per la pulizia e posare tutto ciò che non serviva più per tornare a casa.
Con indosso una tutina unica blu notte e un berretto in testa, camminava spingendo il carrello con nonchalance lungo il corridoio vuoto di quella zona dell'edificio; giunto alla porta del ripostiglio, prese una carta di accesso e la fece scivolare lungo il pannello elettronico. Il segnale verde tradusse che era stata correttamente riconosciuta; la serratura si sbloccò e ciò permise all'addetto di poter entrare senza alcun problema. Una volta varcata la porta, questi la chiuse alle sue spalle, spinse il carrello accanto al muro ed iniziò a guadarsi intorno per controllare che là dentro non vi fosse nessuno e nessuna videocamera di sorveglianza. Ogni angolo era vuoto: nessun altro addetto, nessuna guardia notturna, nessun rumore sospetto.
«Libero. Puoi uscire.» disse poi a voce bassa per non farsi sentire da chi era all'esterno, ma perfettamente udibile a chi era con lui.
Il coperchio del contenitore del carrello si aprì e da esso uscì una sagoma incappucciata.
«Che schifo. La puzza di disinfettante stava rischiando di farmi starnutire e mandare a puttane tutto.» imprecò, facendo attenzione a come muoveva le gambe per saltare fuori dal carrello e starnutendo subito dopo, non avendo più controllo del pizzicare al naso.
L'addetto si tolse il berretto, rivelando una nuca bionda e un taglio militare sbarazzino. «Ti avevo detto di portare lo spray per l'allergia, quando ti ho spiegato del piano, ma tu non mi hai voluto dare ascolto, jalapeño.»
Al pronunciare di quel nomignolo orrendo, Noah si abbassò il cappuccio della felpa grigia che stava indossando, picchiettando i talloni delle sneakers bianche per far scendere sulle caviglie l'elastico dei pantaloni neri della tuta. Si aggiustò i capelli mossi scompigliati, nonostante un ciuffetto più attorcigliato gli ricadde sulla fronte, davanti agli occhiali, e scoccò un'occhiata scontrosa verso il diretto interessato.
Dave aveva fatto lo stesso con i suoi capelli, e adesso stava abbassando la zip della tutina da addetto per le pulizie per rivelare una t-shirt nera a maniche corte, un pantalone cargo del medesimo colore e dei guanti neri tattici.
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MIND OF GLASS: OPERATION Y [REVISIONATO]
Mystery / ThrillerDave Morrison, Capitano del Navy SEAL, è un uomo determinato, autorevole, ma sconsiderato e fiscale. Noah Finley, hacker impeccabile, è un ragazzo distaccato, stoico, ma anche molto ribelle e testardo. Due personalità opposte, non si sopportano e t...