1. Vicini di banco

218 15 49
                                    

"Beh? Cos' è sta storia?!" Esclamò infastidito il giapponese.

"Di che parli?" Domandò Jungwon.

"Quello è il mio posto."

"Non ci vedo scritto sopra il tuo nome."

Il nostro ragazzo iniziò ad irritarsi parecchio allora. Trovava insopportabile l'idea che l'amico lo avesse rimpiazzato di punto in bianco.

"Avanti, Jungwon, quel coso lo conosci da neanche due minuti!"

Il coso in questione si girò di scatto e gli lanciò un' occhiata bieca.

"Io mi chiamo Jongsong per tua informazione." Gli rispose il nuovo arrivato, con una certa arroganza.

Le voci di corridoio non erano infondate stavolta; quel nuovo studente, proveniente da Seattle, si mostrava veramente affascinante: volto scolpito, ma allo stesso tempo dolce e ponderato, occhi a mandorla dalla forma impeccabile, naso ben dritto, bocca sottile e, cosa più importante e iconica, una splendida mascella marcata... Insomma... Un perfetto visino asiatico in tutto e per tutto.

Ni-ki arricciò il naso davanti a quella vista; per lui era una vera e propria "faccia da culo", la definì proprio così, anche se avvertiva dell' invidia.

"Beh chiunque tu sia, sgombera il mio posto."

"Ni-ki, adesso basta!" Lo ammonì Jungwon.

"Ma non è..."

"NI-KI!" Urlò stavolta, facendo ammutolire tutti nella stanza.

A quel grido, montò su tutte le furie. Non aveva mai sopportato le ingiustizie, specie se provenienti dagli amici, cosa che accadeva non raramente.
Strinse i pugni attorno alle spalline dello zaino e digrignò i denti dalla rabbia.
"Sta' calmo, Ni-ki, calmati, respira." Si ripeteva.

"Kusokurae." (Fottiti) ringhiò, per poi andare a cercare dove sistemarsi dagli altri suoi due amici: Sunghoon e Heeseung, ma quei banchi erano già occupati.

"Ni-ki, ci dispiace, ma è rimasto solo quel posto là in fondo." Disse Heeseung, indicando un banco perennemente vuoto accanto a un ragazzo dai capelli color zucchero filato. Egli stava col capo chino, immerso nei suoi pensieri e non rivolgeva mai parola ad anima viva.

Fece una smorfia di disappunto.
Udì delle risatine indistinte, provenienti da chissà chi.

"Ti pare che mi metta vicino a quello lì?!" Ha alzato la voce, ma gli amici ignorarono le sue lamentele e non perché avesse torto, ma semplicemente se ne volevano lavare le mani e Ni-ki ne era ben consapevole.
Nessuno aveva intenzione di stare accanto al ragazzo dai capelli rosa, il quale, pur sapendo che stavano parlando di lui, non batté ciglio.
"Ci risiamo!" Pensò, picchiettando con la penna sul libro di matematica.

Ni-ki, ormai sconfitto, si avviò verso l'ultima fila con passo spedito, buttò a terra lo zaino, si sedette scocciato e quasi sbatté il libro di testo sul banco.

Lo studente seduto davanti a lui si girò.

"Quando lo capirai che quelli non sono tuoi amici?" Gli disse.

"Sta' zitto, Jaehyun e passami matematica."

"Perché dovrei?"

"Perché non so come si fa, la questione è molto semplice."

Esitò un attimo a rispondere.

"No."

"Secchione del cazzo, se non vuoi che ti strappi il quaderno, fammi vedere gli esercizi." Lo minacciò a denti stretti Ni-ki, ormai con la pazienza al limite.

"Poi da dove li copierai gli esercizi, genio? Sarà meglio che abbassi la cresta, giapponesino..." Disse Jaehyun calmo e pacato.

"SENTI UN PO'..." Si alterò ancora di più, ma l'ingresso dell' insegnante in aula lo interruppe di colpo.

Tutti gli studenti si alzarono per salutare e si inchinarono come al solito in segno di saluto, infine si sedettero tutti per iniziare la lezione.

La professoressa era molto giovane, dal visino tondo e dolce, ma le apparenze ingannano, infatti era nota per la sua severità. Ni-ki proprio non la sopportava, perché riempiva gli studenti di compiti e stava bassa con i voti: una condanna per lui.

La lezione iniziò con la correzione degli esercizi, poi con lo svolgimento di quelli nuovi e il nostro povero protagonista non aveva la minima idea di cosa bisognasse fare, gli sembrava tutto un groviglio insensato di numeri e lettere.

La sua attenzione ad una certa si è sposata sul suo vicino di banco, baciato dai raggi del sole. La sua pelle sembrava anch'essa dorata sotto quella luce del mattino, le sue iridi parevano fatte di color ambra, incorniciate da occhietti stretti e brillanti come stelle. Le sue guance larghe e soffici gli ricordavano quelle di un bambino.
Distolse bruscamente lo sguardo, quando si rese conto che lo aveva fissato troppo a lungo, ridiede un' occhiata al quaderno e tutto quel miscuglio di numeri e lettere era diventato ancora più confusionario.

"Senti, tu, perché quel colore di capelli? Ti fanno sembrare ancora più frocio." Commentò con un sorrisetto maligno stampato in faccia.

Non rispose, anzi, lo ignorò completamente.

"Rispondi, ti ho fatto una domanda."

Niente.

"Ma sai parlare? Oppure sei semplicemente stupido?" Continuò il nostro bulletto.

Ancora niente, continuava a scrivere senza curarsi delle sue parole, anche se gli facevano male, ma oramai ci aveva fatto l'abitudine. Non disponeva nemmeno del coraggio per rispondere a quelle provocazioni; persino un discorso normale con qualcuno gli metteva ansia e quando la professoressa lo chiamò per risolvere l'esercizio, iniziò a tremare come una foglia.

"Kim Sunoo, vieni alla lavagna. Questa la risolvi tu."

Che sbadata! Mi sono dimenticata di dirvi il suo nome! Poco male, d'altronde il suo nome non veniva pronunciato da nessuno al di fuori degli insegnanti.

Esitò per qualche istante.

"Avanti, Kim Sunoo! Sai cos'è una lavagna vero?" Lo stuzzicò Ni-ki.

Si è alzato di scatto e come un ombra silenziosa, camminò verso la lavagna, passando vicino a cinque file di banchi ordinatamente disposti due a due.

Prese il gessetto, ma gli sfuggì dalla mano, come se essa non rispondesse più ai comandi, cadde a terra, scatenando una certa ilarità tra gli studenti

"Ragazzi, tacete se non volete tutti un 3." Li riprese l'insegnante.

Sunoo deglutì a fatica, raccolse l'oggetto bianco e consumato da terra e guardò per un momento quella polverina bianca venutasi a creare sulle sue dita.
Si girò verso la superficie nera e iniziò a scrivere il testo dell' esercizio e successivamente a risolverlo rapidamente e senza fare nemmeno un errore.

"Bene, bravo... Al posto."

Non aspettava altro che questo. Si diresse al banco immediatamente, ignorando i soliti sguardi divertiti e a volte torvi dei suoi compagni di classe.

Si sedette e tirò un sospiro di sollievo e il tremore si alleviò lentamente e i suoi respiri tornarono regolari.

"Eh beh..." Sospirò ancora...

"Credo che ormai ci ho fatto l'abitudine." Pensò rassegnato, poi passò all' esercizio successivo.

___________________________________________

Spazio autrice:

La vostra musa è tornata, genteee!
Ecco a voi un'altra storia, stavolta più dolce e spero che non sia troppo pesante, ma ci tenevo a pubblicarla perché amo la Sunki e Heehee010 mi ha aiutata a trovare un'idea.

Spero che vi piacerà!

Blossom ~Sunki🌼Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora