10. Sotto la pioggia.

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Sunoo picchiettava con la biro sul banco nella speranza di concentrarsi, ma niente da fare. Non era più lo stesso dopo quel giorno; ripensava continuamente al suo primo bacio, all'ormai suo bellissimo ragazzo che gli aveva migliorato l'esistenza e che era ammalato da tutta la settimana.
Si sentiva particolarmente solo in classe e senza qualcuno con cui parlare.
Durante l'intervallo la prima cosa che faceva era scrivergli e chiedergli come stesse.

Quel venerdì era stato più arduo degli altri; i professori avevano tartassato gli studenti della classe con verifiche e interrogazioni e a fine giornata il ragazzo raggi di sole era sfinito.

Contava i minuti che mancavano con impazienza, intanto il cielo fuori dalla finestra si annuvolò completamente e una corrente di aria fredda lo fece rabbrividire. Sentì un tuono rompere il silenzio e pensò subito che un temporale fosse fuori stagione, ma ehy! Il riscaldamento globale esiste, perciò non c'è da meravigliarsi che succedano queste anomalie.

Appena suonò la campanella fece lo zaino e sfrecciò fuori dalla classe di corsa, tanta era la sua voglia di uscire da lì.

Appena fosse all' aperto e passò il cancello, iniziò a piovere, prima cadeva solo qualche gocciolina, ma in pochi secondi ne scendevano giù a secchi e per sfortuna Sunoo non aveva l'ombrello con sé.

Si tirò su il cappuccio e sospirò; aveva lasciato a casa pure la giacca, convinto che non gli sarebbe servita. Rabbrividì e lanciò maledizioni a qualche divinità del cielo, come se Zeus gli avesse fatto uno dei suoi soliti dispetti e nemmeno un ragazzo solare come lui poteva farci niente.

Si riparò un minuto sotto un albero e constatò che molto probabilmente non avrebbe smesso di piovere e che doveva per forza tornare a casa, a piedi, sotto il diluvio. Non ci voleva!
Cercò di contattare i suoi genitori per farsi venire a prendere, ma il telefono non prendeva e non c'era nessun pullman che passava di lì, cosa molto strana.

D'un tratto qualcuno si avvicinò a lui, magari qualche studente che era nella sua identica situazione e voleva ripararsi, o almeno così pensò.
Improvvisamente non sentì più le gocce picchiettargli sulla testa e nella sua visuale entrò una mano che teneva il manico di un ombrello, glielo stava porgendo. Si girò immediatamente.

"Ni-ki!" Esclamò sorpreso.

"Vieni." Gli disse, gli appoggiò una mano sulla spalla e iniziò a camminare nella direzione opposta a quella degli altri studenti.

"Aspetta." Lo fermò qualche metro dopo, davanti al cancello.

Con una mano gli sentì la fronte.

"Ma sei bollente! Cosa ti salta in mente?!" Alzò la voce con fare da rimprovero.

"Volevo vederti..." Mormorò Ni-ki. Le sue guance diventarono più rosse di quanto non lo fossero già.

"Tu dovresti stare a casa a riposare."

"E tu non dovresti stare in felpa sotto la pioggia." Ribatté, gli accarezzò il capelli-zucchero filato e li sentì fradici.

Sunoo, intenerito da quegli occhioni gonfi, dalle guance purpuree e dal suo sguardo così dolce e preoccupato allo stesso tempo, avvinghiò il collo di Ni-ki con le sue braccia, si mise in punta di piedi e gli diede un breve bacio a stampo. Il giapponese ricambiò e gliene ridiede subito un altro e un altro ancora. Gli schiocchi coprivano il picchiettare delle gocce sull'ombrello.
Sorrisero entrambi, compiaciuti da quello scambio di baci e di occhiate innamorate.

"Così però ti sto contagiando." Rise Ni-ki.

"Non importa... Mi sei mancato." Fece uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

"Anche tu a me."

Ci fu una breve pausa.

"Vieni a casa mia, così riposi e saprò io come curarti." Propose Sunoo.

Blossom ~Sunki🌼Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora