1 ~ Zombitando

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Abbaia.

Un cane abbaia.

Abbaia ancora.

Abbaia e sale sul letto.

Balzo seduto e apro gli occhi. Chicco abbaia ed è salito sul letto.
-Che diavolo ci fai qui?-

La bestiola scodinzola e si abbassa sulle zampe anteriori.

Abbaia.
Mi sta perforando i timpani.

Si distende del tutto. Riprende ad abbaiare.

Suona la sveglia, la stacco.

Mi butto di nuovo sul letto e Chicco corre a premere due zampe sul mio sterno. Il muso è a un palmo dal mio viso.
E, porca miseria, abbaia ancora.

Soffoco la testa sotto un cuscino, scalcio un po', ma il canide continua a premere sulla mia gabbia toracica, non si sposta neppure di un millimetro.

Okay, devi alzarti.

E mi alzo. -Contento adesso?-

Scondizola, balza giù dal letto, punta la porta della stanza.
Benissimo.

Quando finirà questa stupida storia?

Scuoto la testa, riporto l'attenzione su di lui, sembra sorridermi e riprende a scodinzolare.

Mannaggia a Stefania.

Mi alzo, poggio i piedi sul pavimento, il freddo che arriva direttamente dalle piante dei piedi contribuisce a schiarirmi la mente.

Bene. Mancano solo sette giorni e poi Chicco tornerà da Stefania, puoi resistere per altri sette giorni...
E Chicco abbaia.

Gli rivolgo un'occhiataccia. -Ho capito, ho capito, bestia molesta!-
Mi reco in cucina, accendo il fornello per la moka, e Chicco è già davanti la sua ciotola in attesa di cibo. Servito il principe, bevuto il caffè, sono quasi pronto per uscire di casa, deciso ad affrontare una nuova giornata.

Come no, a chi la vuoi dare a bere?

I postumi di ieri notte non mi danno pace, non sono serviti a granché il freddo, il caffè, la doccia, le moleste attenzioni di Chicco per permettermi di svegliarmi davvero.

Mi sento uno zombie.
Dico sempre che non devo ridurmi così, che non ne vale la pena, che tanto non otterrò mai lo stesso niente, e invece ci casco sempre.

Esco con Chicco e sono già in ritardo. Rischio di perdere il treno. Faccio appena in tempo a mettergli la museruola e a scendere le scale della stazione e trovo già il treno con le porte aperte e gracchianti allarmi. Riusciamo a salire per un pelo prima che le porte si chiudano dietro di noi.

Zombitando mi muovo per il mezzo in cerca di una sistemazione per tutti e due, ma mi scoccia particolarmente girovagare per i vagoni, muovermi tra valigie lasciate nei corridoi da viaggiatori pigri e poco educati, tra le chiacchere assordanti di ragazzini febbricitanti già a quest'ora del mattino. Vecchiette pronte a farti la radiografia persino delle ossa e gente dalla faccia poco simpatica che ti uccide con lo sguardo. Senza contare i fobici nei confronti di Chicco che mi riservano occhiate sgomente, neanche stessi girando per i vagoni con uno yeti.

Troviamo un posto tra i sedili a quattro e so bene, a causa dell'esperienza maturata dai due giorni pregressi, che non è proprio una situazione idilliaca, ma io sto già a corto di equilibrio e pazienza. Mi siedo e Chicco punta subito le zampette sulle mie ginocchia. Sbuffo e lo invito a salire, districandomi tra cane, zaino e sonno.

Bene.
Siamo riusciti a trovare un equilibrio e Chicco sembra apprezzare, riesce persino a darmi una leccatina a una guancia nonostante la museruola.

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