C'è post-it per te

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Da quando Manuel ha iniziato l'università ed è andato via da casa della madre, c'è una cosa che ha sempre evitato accuratamente di fare: addobbare l'appartamento per Natale.
Niente albero, niente ghirlande né lucine colorate.
E fortunatamente il ragazzo che è stato il suo coinquilino per i primi due anni, Alex, la pensava proprio come lui.

Da qualche parte in cantina c'è uno scatolone pieno di decorazioni che sua madre gli ha dato quando si è trasferito, ma non ha mai sentito il bisogno di tirarle fuori. Stanno lì, su un vecchio tavolino traballante, tra cassette di plastica, un televisore che non funziona e mille cianfrusaglie inutili.
Non vuole buttarle perché sono comunque un regalo di sua madre, ma si guarda bene dall'usarle per il loro scopo.

Ora che però Alex si è trasferito altrove per vivere insieme alla sua fidanzata, Manuel teme che il nuovo coinquilino possa pensarla diversamente. Lui non può certamente imporre le sue regole, dopotutto paga l'affitto proprio come chi condivide la casa con lui, ma vive lì da più tempo, deve pur valere qualcosa, no?
 
 
Il primo incontro con il nuovo coinquilino avviene un pomeriggio di inizio novembre. Manuel riceve una telefonata piuttosto sbrigativa dal padrone di casa che lo informa dell'arrivo di un certo Simone, studente di informatica e nuovo abitante della casa.
È all'università quando risponde al telefono, in pausa tra una lezione e l'altra ed è tentato di saltare la successiva per la curiosità di conoscere il nuovo arrivato.
Non che sia particolarmente impaziente di dividere i suoi spazi con un'altra persona, ma con Alex non gli è andata così tanto male, quindi magari sarà lo stesso con questo Simone.
Il nome Simone non gli provoca nessuna emozione particolare. Non è insolito come Alexander – Alex per gli amici – è un nome normale. Un Simone qualsiasi, comune, come mille altri.

Solo che Simone di comune non ha proprio niente.

Quando torna a casa si trova davanti uno spettacolo insolito.
C'è questo ragazzo alto, con le spalle larghe ed i capelli ricci e scuri. Le note di una canzone di Harry Styles riempiono l'appartamento ed il ragazzo, con una scopa in mano, sta spazzando il pavimento del salotto a tempo di musica.
Muove il bacino, canticchia e fischietta.

Manuel già non lo sopporta. Rimpiange Alex, il suo silenzio, la sua timidezza e riservatezza.

Il massimo del fastidio arriva però quando l'intruso si lancia in un falsetto ed esegue una giravolta trovandosi faccia a faccia con uno sconvolto Manuel.

«Oh... ciao! Tu sei Manuel, giusto?»
«Seh... e tu Simone.»
«Bene bene, vedo che sei già stato informato del mio arrivo.»
«Che stai facendo?»
«Oh niente di che, le pulizie.»
«Stai dicendo che casa mia è sporca?»
«Casa nostra e comunque no, assolutamente no. Solo che ho finito di sistemare le mie cose in camera e volevo rendermi utile.»
«Senti... questo è lo spazio comune e... con il ragazzo che viveva qui prima di te avevamo un certo modo di fare le cose. Lì sul frigo c'è la tabella con i turni per le pulizie e varie regole per vivere serenamente senza darsi fastidio a vicenda. Segui quelle e andremo d'accordo.»
«Non sapevo di essermi trasferito in una caserma...»
«Regola numero uno. La musica alta, i balletti e tutte quelle stronzate lì sono permessi solo nella tua camera.»
«Altrimenti? Che fai? Mi cacci di casa?»
«Regola numero due. In frigo abbiamo due ripiani a testa, usa i post-it per segnare le tue cose. Io non prendo le tue tu non prendi le mie.»
«Signorsì signore!»
«Regola numero tre. Io sono qui per studiare non per socializzare e fare festa.»

Simone alza gli occhi al cielo e, borbottando sottovoce, risponde a quell'ultima regola.
«Oh non avevo dubbi... signor palo in culo...»

«Come scusa?»
«No no, niente. Cercherò di non darti fastidio. Ma... posso aggiungere un paio di regole anch'io?»
«Se proprio devi.»
«Va bene, allora ci penserò su e ti farò sapere.»
«Bene... ora spegni la musica.»
«Oh certo, certo. Regola numero uno, giusto?»

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