stupido, stupido, stupido

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"Treno per Firenze in arrivo al binario quattordici, allontanarsi dalla linea gialla"

La voce metallica che risuona all'interno della stazione permette a Simone di mettersi sull'attenti.

È solo il ventisette dicembre, la sua partenza da Roma era prevista per l'otto gennaio, ma un biglietto last minute gli ha permesso di poter fare una piccola pazzia: tornare nel suo appartamento in Toscana.

Il motivo? Piuttosto semplice quanto azzardato: la nuova biblioteca.

Con lo zainetto in spalla e una rapida occhiata al vagone, Simone si affretta a salire sul treno appena arrivato, lasciandosi alle spalle Roma per qualche giorno.

Con una futile scusa rifilata a suo padre e ai suoi amici, era riuscito a dileguarsi dalle vacanze natalizie, che a Roma proseguivano piuttoso gioiose.

Lui, però, sentiva di avere qualcosa in sospeso, dopo quella sera.
Avevano aperto una stupida biblioteca sotto casa e sembrava il motivo giusto per tornare, almeno fino al trenta di dicembre.

Una volta preso posto, Simone si sistema con un paio di cuffiette nelle orecchie e gli occhi rivolti al finestrino.

Era quasi certo di ricevere una delusione, una volta tornato a Firenze, e solo quando il treno parte inizia a sentirsi un coglione.

Stava realmente ritornando lì per pochi giorni, nella speranza di veder lavorare Mimmo in quel nuovo negozio?

Beh si, chiaramente si... ma prima di quel momento, gli sembrava un'idea pazzesca, forse preso dall'euforia di aver passeggiato nei posti dove aveva passeggiato con Mimmo.

Non lo aveva detto a nessuno, o lo avrebbero probabilmente preso per pazzo.

Ma ormai la cazzata era stata fatta, i soldi del biglietto spesi e il treno era partito.

Inutile dire che la playlist che proseguiva nelle sue orecchie non aveva nulla di felice, e che forse avrebbe dovuto darsi un minimo di aiuto per evitare il peggio.

In cuor suo era convinto che quel viaggio, per quella biblioteca, per Mimmo, sarebbe stato un buco nell'acqua, un modo per stare peggio ancor dippiù e sentire il cuore frantumarsi dal peso della mancanza che provava nei confronti dei momenti trascorsi con Mimmo.

Da quando era andato via, tutte le ansie e i timori sembravano essere raddoppiate e i muri che aveva lentamente abbattuto, erano diventati più saldi e doppi.

Non si era mai sentito realmente se stesso, accettato, tranquillo, amato, se non con Mimmo, ed è assurdo per uno come Simone pensarlo, dal momento che si sono visti relativamente poco.

E probabilmente sarebbe rimasto così per sempre.

Eppure, proprio alla ricerca di quello che era stato un momento pseudo felice della sua vita, eccolo qui, in attesa di arrivare nella città in cui era fuorisede.

-

Prende un respiro profondo nel momento in cui si rende conto di dover uscire di casa per raggiungere la biblioteca.

Sono appena le sei del pomeriggio, ha posato lo zainetto a casa e ha sciacquato il viso, sistemando la matita nera che sembrava esser colata nel corso della giornata.

Le gambe gli tremano e lo stomaco è perfettamente aggrovigliato.

Ora, più che mai, sa di aver fatto una stronzata e che di Mimmo, in quella biblioteca, non ce ne sarà traccia... eppure, se il fato li ha fatti incontrare una volta, non può farlo di nuovo?

Le parole di Mimmo, sul destino e sul loro incontro sono l'unica cosa su cui può appigliarsi e, ancora una volta, nonostante l'altro non ci sia, si sente sereno al solo ricordo di loro.

qualcuno che ti sta aspettando, ancora || MIMMONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora