4. Iris

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Wendy

Il Canada si rivelò come un grande maestro dell'anima, capace di congelare tutte le mie preoccupazioni, trasformandole in cristalli di ghiaccio che si sciolgono sotto il caldo abbraccio del tempo.
Matthew aveva disposto uno chalet per soggiornare durante la trasferta con i ragazzi della scuderia.
Le "cromatiche" non lasciarono passare l'occasione di stabilire un calendario di attività e feste di gruppo, perfettamente coordinato con gli abiti strabilianti che avevano preparato nei loro bagagli. Nel frattempo, continuavano a ripetermi che ero la donna più fortunata e invidiata del pianeta per poter stare costantemente in contatto con i piloti della Ferrari.

«Non posso crederci!»

La voce maschile e calda di Ryan risuonò alle mie orecchie, attirando l'attenzione di tutti noi su di lui, mentre era seduto sul divano a guardare la TV. I miei occhi si spostarono immediatamente dalla sua figura all'elettrodomestico:

"L'eccezionale bufera di neve che ha investito il Canada in questi ultimi giorni di febbraio ha paralizzato migliaia di cittadini sulle strade e ha costretto all'annullamento della gara di Formula 1 in programma per domani pomeriggio, rinviandola fino a quando le condizioni atmosferiche lo permetteranno. Si sconsiglia di lasciare le proprie abitazioni fino a quando la tempesta non avrà perso intensità.

«Fantastico, siamo bloccati qui.» Commentò sarcastico Neil, la seconda riserva di Formula 1. Nonostante fosse la prima volta che lo sentissi parlare, poiché non ci eravamo mai presentati l'uno all'altra, era l'unico del gruppo ad avere i capelli tendenti al biondo, un tratto distintivo unico rispetto alle altre chiome scure.

«Beh, abbiamo quattro ragazze con noi; potremmo non dover rinunciare al festino che avevamo in programma.»
Hayes lanciò quella provocazione mentre si sedeva sul divano accanto al suo compagno, portando il boccale di birra alle labbra socchiuse in un ghigno sornione, senza mai distogliere lo sguardo dal mio corpo: sembrava quasi giocare a chi potesse lanciare la battuta più tagliente.
Le ragazze si concentrarono sulla mia espressione, aspettando una bomba ad orologeria pronta a scoppiare.

«Sei disgustoso Redd.
Devo chiamare Matthew e assicurarmi che stia bene, tu cerca di non sbavare troppo sul mio sedere mentre sto di spalle.»
Nell'aria la tensione era pungente e nonostante tutti fossero girati verso di noi, avremmo potuto continuare quelle provocazioni per tanto tempo; senza curanza del nostro pubblico.

«Sei tu che hai insistito per portarle qui e non saresti comunque il mio tipo, Peter Pan

Un sorriso sarcastico automaticamente si formò sulle mie labbra e m'incamminai davanti al suo corpo per uscire da quella conversazione e dirigermi in un'altra stanza per fare la chiamata, ma prima di andarmene mi presi la mia vendetta: arrivata davanti al suo corpo, gli pestai il piede, provocando una risata nella stanza dovuta al suo lamento. 

«Meglio così, perché ti sei appena fatto scartare per i prossimi cento anni, con quella frase.» 

**

«Il Boss sta bene, ma è bloccato in hotel.» Dopo aver terminato la chiamata con Matthew, feci ritorno nel soggiorno con gli altri e mi accomodai comodamente su una poltrona.
«Mi ha anche dato un messaggio per voi maschietti: ha detto di tenere le vostre zampacce al loro posto o appena sarà possibile vi terrà in allenamento fino a quando non lo pregherete piagnucolanti di lasciarvi andare, esausti.» Con una nota di sarcasmo nell'intonazione, lasciai trapelare un sorriso contratto.

«Questo vale per tutte le ragazze, non solo per la nipotina viziata.»
Continuò la mia frase Hayes, lanciando un cuscino verso Ryan e Sydney che si erano sistemati in un angolo del soggiorno, scambiandosi chiacchiere con evidente complicità, tra sorrisetti e battute. Guardai con sconcerto la bionda e le feci cenno di allontanarsi dal ragazzo per avvicinarsi a me, ma lei arrotolò le labbra in uno sbuffo di rifiuto. 

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