5. Il solito cliché

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Wendy

Il vero problema della polvere risiede nella sua perenne fastidiosità, una qualità che Hayes Redd incarnava con disarmante precisione.
Entrambi possedevano questa capacità ineguagliabile di insinuarsi nelle fessure più recondite della mia vita e di scatenare reazioni allergiche violente.

Con Hayes, come con la polvere, tutto iniziava in modo impercettibile: un leggero pizzicore, quasi una carezza fugace. Poi, senza preavviso, quel pizzicore si trasformava in prurito incessante, un tormento sottile che non mi lasciava tregua. Hayes era come quella sottile patina di polvere che si accumula sugli scaffali, nonostante i miei continui tentativi di eliminarla.

Ogni volta che pensavo di averne finalmente fatto a meno, eccolo lì, di nuovo presente e ovunque andassi, invisibile ma dannatamente fastidioso. 
Eppure, c'era un'ironia beffarda in tutto questo.

Per quanto mi impegnassi a spolverare via Hayes dalla mia vita, il risultato era sempre lo stesso: qualche starnuto, un po' di prurito, e la consapevolezza che, come la polvere, anche lui trovava sempre un modo per tornare.

***

Osservavo i miei amici preparare il Natale Italiano e non potevo fare a meno di riflettere sulla straordinaria bellezza del momento che stavamo vivendo, con un pizzico quasi di amarezza e nostalgia. Prima di sistemare le ultime cose, ci eravamo anche cambiati come se fosse per davvero una festività da rispettare.

In un vecchio baule Nancy, era riuscita a trovare un vestito rosso della mia taglia:  Le maniche erano a fascia lungo la parte alta delle braccia, conferendo un tocco etereo e raffinato. La scollatura a mono-spalla, non troppo profonda e semi drappeggiata, lasciava intravedere il collo e le clavicole, aggiungendo un'aria di sofisticata femminilità. Il punto vita era segnato da una sottile cintura dello stesso tessuto, che si annodava delicatamente sul lato, formando un piccolo fiocco che richiamava l'accessorio tra i miei capelli che era esattamente lo stesso: un fiocco dello stesso colore che stringeva due ciocche ai lati del mio viso. La gonna cadeva in morbide pieghe, sfiorando le ginocchia e infine ai piedi avevo optato per delle ballerine nere.
 
Nancy e Luke dopo la fuga negli armadi, erano impegnati ad addobbare la tavola, tirando fuori una tovaglia rossa da un cassetto, come se quella stoffa avesse atteso tutto l'anno per brillare in questa occasione. Le candele tremolavano sul tavolo, e i fiori a campane come centrotavola sembravano suonare una melodia silenziosa, che risuonava solo nel mio cuore.

Sydney e Ryan, con la loro abilità culinaria improvvisata, stavano preparando degli spaghetti all'astice, insoliti sicuramente per degli americani, trovando gli ingredienti in qualche modo miracoloso nel frigorifero, o facendoli passare per quello che potesse meglio assomigliargli. Ma nonostante tutto, stranamente l'odore del mare e del pomodoro avvolgeva la stanza, riempiendo l'aria di una promessa di gusto e calore. Era un profumo che parlava di tradizione e di famiglia, nonostante per loro fosse tutto un esperimento nell'ignoto.

Neil e Maggie stavano costruendo un presepe di cartone. Con una pazienza infinita che probabilmente non avrei mai avuto al loro posto: ricavavano paglia finta dalle frange di un vecchio giubbotto trovato chissà dove. Era un gesto semplice, ma carico di significato. Il presepe, simbolo della natività, veniva ricreato con materiali di recupero, come a ricordarci che la bellezza e la sacralità possono nascere anche dalle cose più umili.

Io e Hayes, invece, eravamo appena tornati dall'avventura in soffitta, dove avevamo trovato un albero da decorare: avevamo palline blu e rosse, pronte per essere appese. Tuttavia, la tensione tra noi era palpabile e dopo quanto accaduto, la voglia di stargli accanto era minima. Così, avevo deciso di lasciargli tutto il divertimento della decorazione, preferendo osservare da lontano, la follia dei miei amici nel ricreare il giorno di Natale.

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