1. Me and my broken heart

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~La mia solitudine non dipende dalla presenza o assenza di persone; al contrario, io odio chi ruba la mia solitudine, senza, in cambio, offrirmi una vera compagnia~

-Nietzsche

Angel 

Credo che il periodo adolescenziale sia il periodo peggiore di tutti. Sei obbligata a dipendere da qualcun altro, perché troppo giovane per "cavartela da sola" e quella persona che sottostima i problemi che hai durante l'adolescenza forse non si ricorda di tutte le volte che si ha l'autostima a terra, di quanto la scuola per alcuni sia un incubo quotidiano, nel quale detesti la maggior parte delle persone che hai intorno.

Ma, se come me, sei ritenuta una sfigata, con la testa persa sempre dentro un libro, e con un solo amico, be'... allora, in questo caso, è un vero inferno, perché diventi la preda preferita dei più popolari, o come li chiamo io, dei cacciatori.

Il trillare della campanella indica la fine dell'intervallo e io sono costretta a tornare in classe, delusa per non essere riuscita a compiere la mia missione. Speravo di riuscire a vedere il mio migliore amico per i corridoi della scuola, ma di lui non ne ho trovato nemmeno una traccia.

Raggiungo il mio posto, sedendomi. Mentre aspetto che la lezione cominci continuo a fissare il mio telefono, aperto sulla chat tra me e Felix.

Scusa per oggi, forse è meglio che domani parliamo.

Mi ha lasciato il visualizzato da ieri, non è mai successo, di solito mi risponde dopo pochi minuti, ha sempre detto che sono la sua principale preoccupazione, ma forse, dopo quello che è successo mi merito di non essere calcolata.

Sei a scuola?

Gli invio un altro messaggio, sperando che mi risponda. Il professore entra in classe e io metto via il telefono per non prendere un richiamo. Storia mi è sempre piaciuta, prendo buoni voti e non mi è mai pesato ascoltare la lezione, eppure, oggi la mia mente non riesce a restare focalizzata sulle parole che escono dalla bocca dell'insegnante.

A mio malgrado, continuo a ripensare a ciò che è accaduto ieri fra me e Felix.

«Aspetta, questa te la devo leggere», presi in mano il telefono ed entrai sulle note, dove mi ero salvata una poesia di Emily Dickinson.

«Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi,

«non avrò vissuto invano.

«Se potrò alleviare il dolore di una vita

«o lenirne una pena

«o aiutare un pettirosso caduto a rientrare nel suo nido,

«non avrò vissuto invano.»

Riposi nella tasca l'oggetto elettronico, sorridendo alla purezza delle parole appena lette. «Adoro le poesie di Emily Dickinson, ma questa credo sia la mia preferita in assoluto.»

Guardai il mio migliore amico, aspettandomi un commento, ma in risposta mi arrivò solo un grugnito.

Mi accigliai notando il suo strano comportamento, non era un patito di poesie come me, ma di solito le analizzava comunque con me.

«Okay. Che ti succede oggi? Sembri assente.»

Stavamo percorrendo la strada verso casa come tutti i giorni e Felix era stranamente silenzioso, molto di più rispetto al solito. Era assorto nei suoi pensieri e non aveva ancora spiaccicato nemmeno una parola da quando eravamo partiti da scuola.

Felix sbuffò fermandosi di colpo. «Angi, aspetta. Fermati», mi afferrò per il braccio, attirandomi a lui.

Finii per sbattere contro il suo torace sodo, diventando rossa in volto, presa alla sprovvista da quella vicinanza fra noi. Invece, sembrava che a lui quella situazione non dispiacesse affatto.

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