Prologo

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La bambina si buttò sul divano, stanca dopo il tragitto a piedi fatto nell'ultima ora. Si gira verso l'altro bambino accanto a lei, che quella sera avrebbe dormito a casa sua visto che i suoi genitori sarebbero stati impegnati a costruire un piano a loro sconosciuto.

Le piaceva stare in sua compagnia, anche se molto difficilmente si metteva a scherzare con lei.

«Tu sai cos'è un'anima gemella?» domandò con voce dolce, avvicinandosi a lui che stava fissando il vuoto da quando era stato portato lì.

«Perché me lo chiedi?»

«Ne stava parlando oggi Angi, credo l'abbia sentito in un film, ma non è riuscita a spiegarmi bene cosa significhi.» Era curiosa, quel termine sembrava importante.

Il bambino storse il naso, pensandoci su. «Credo sia qualcuno che ti faccia sentire bene, qualcuno con cui ridi a dismisura, qualcuno a cui sai di poter rivelare ogni tuo segreto, una persona con cui sei destinata a restare per il resto della vita. Penso sia questo, perlomeno è quello che le maestre raccontano a scuola.»

Che strano posto doveva essere la scuola, l'altro se ne lamentava sempre, ma lei fremeva dalla voglia di andarci, anche se sapeva che non le sarebbe mai stato permesso.

Nella mente di lei si raffigurò la sagoma di una ragazzina della sua stessa età, con i capelli biondo splendente e un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, colei che rispecchiava a pieno le parole appena udite.

«Quindi Angel è la mia anima gemella?»

Il ragazzino la guardò storto, credendo avesse frainteso le sue parole. «No, la tua anima gemella deve essere un ragazzo, qualcuno con cui formare una famiglia.»

«Ma, Angi mi fa ridere, mi fa stare bene e le voglio molto più bene di quanto voglia ad altri, quindi perché non può essere lei?»

«Perché non potrai mai stare insieme a lei. Primo, perché è una femmina, secondo, perché sai che i tuoi genitori non vogliono che ti ci affezioni.»

La bambina mise su un broncio, teneva davvero tanto alla sua amica e non le piaceva che qualcuno le dicesse che non potevano essere legate. Incrociò le braccia tornando distante dall'altro. «Questo è ingiusto, io e Angel ci vogliamo bene, vorrei che ci vedessimo più spesso, ma abitiamo lontano, e mamma e papà mi portano a casa sua pochissime volte. Perché non vogliono che siamo amiche?»

Il bambino le mise una mano sulla spalla, avevano la stessa età, eppure la guardavano come la guardavano gli adulti. «Finiscila di frignare. Angel non abita distante, abita in superfice, che è diverso. Sai perché non potete essere amiche, sai come stanno le cose.»

Quella frase la irritò. Si alzò di scatto, correndo in camera sua, non voleva più vedere nessuno. Desiderò di tornare indietro nel tempo, a qualche ora prima, quando stava giocando con la bambina dai capelli biondi. Con lei sì che stava bene.

Un'oretta d'ore dopo, sentì dei passi avvicinarsi, così chiuse il libro poggiandolo sul comodino e fece finta di dormire.

La porta si aprì rivelando l'altro bambino con il pigiama addosso, si stese sul letto, abbracciandola con il braccio sinistro. «Non ti arrabbiare, vedrai che un giorno sarà tutto più semplice e le cose si risolveranno.»

«Vorrei si risolvessero ora...» era così stanca, avrebbe voluto solo poter vivere in pace la sua infanzia, invece era tutto un casino.

«Dobbiamo portare pazienza e dobbiamo avere fiducia nei nostri genitori, loro risolveranno tutto», lui le lasciò un bacio sulla testa. «Ora dormi, buonanotte.»

Lei cercò di abbandonarsi al calore irradiato dal corpo dell'altro, non doveva essere arrabbiata con lui, cercava solo di spiegarle con gentilezza quello che gli altri le imponevano. Ovvero, che non avrebbe mai potuto avere nessun legame con Angel Flores. 

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