Lettera di saluto

19 6 2
                                    


Erano le sei e tre quarti di sera e io, come ogni giorno, stavo pensando a te. Non c'era quasi nessuno, quella volta, al bar sotto la casa che una volta era nostra, quella dove ci svegliavamo la mattina assieme e ci guardavamo intensamente mentre bevevamo il nostro cappuccino e tu ti sporcavi il labbro superiore e io ti pulivo con la punta dell'indice, ridendo, e pensando che sarebbe stato per sempre; quella stessa casa dove avevamo fatto morire una quantità notevole di piante; di sicuro nessuno dei due aveva il pollice verde.

E pensando a te, stavo aspettando la tanto agognata lettera, che mi avrebbe permesso di darti una nuova vita. Quella stessa lettera che stavo aspettando da quando tu mi guardasti per l'ultima volta, sorridendomi e sussurrandomi con gli occhi che sarebbe andato tutto bene, nonostante tu fossi lì, per terra, con le labbra socchiuse e le mani strette a pugno, per scaricare il dolore che stavi provando.

Mi era appena stato servito il mio cappuccino di soia -da un po' di tempo il latte mi dava fastidio-, fumante e monotono come sempre. Aveva preso la cattiva abitudine di bere caffè la sera, ma tanto non sarei riuscito a dormire comunque. Mi piaceva sentire l'amaro sulla lingua, non mettevo mai lo zucchero, tant'è che il proprietario del bar non mi chiedeva mai se lo volessi. Quella sera, però, sentivo dentro di me una sensazione strana, avevo voglia di qualcosa di diverso, e avevo fame. Non mangiavo niente da almeno due giorni. Per questo presi anche un pezzo di brownie, che mangiai subito. Il cappuccino si sarebbe raffreddato, ma pazienza, tanto non l'avrei mai bevuto. La porta del bar si aprì, riversando all'interno del locale una leggera brezza serale, che tanto mi piaceva. Non vidi chi entrò, se fosse un uomo o una donna, ma mi sussultò il cuore come se già sapessi l'identità dell'estraneo o meglio, se già fossi a conoscenza di ciò che aveva con sé. L'ignoto si avvicinò al bancone e suonò un piccolo campanellino, attirando l'attenzione del barista che gli si parò davanti chiedendogli cosa volesse ordinare.
Consumò il suo ordine in fretta, poi si alzò e, dirigendosi verso l'uscita, mi passò affianco, con in mano una busta. Nel farlo nel modo più svelto e silenzioso possibile, per darmi quell'involucro di carta, urtò il mio cappuccino che mi si rovesciò addosso. Mi alzai di colpo, sentì l'individuo imprecare a bassa voce e capì che si trattava di un uomo. Il barista, avendo osservato tutta la scena da dietro il bancone, mi portò di fretta dei tovaglioli; l'uomo era già uscito di corsa. Il mio battito accelerò di colpo. Ringraziai di fretta, presi la busta e me ne andai di corsa. Avevo la possibilità di renderti, per l'ultima volta, felice.

Arrivato a casa mi tolsi in fretta le scarpe, riposi le chiavi nel cesto posto sopra alla piccola credenza, vicino alla porta di ingresso, e mi sedetti a tavola; non veniva sparecchiata e pulita da diversi giorni, ma a me mancava la voglia di fare anche le minime azioni quotidiane, riuscivo solo ad andare in quel lurido bar, e pensarti. Pensarti mi veniva facile e mi faceva sentire, in un certo senso, bene. Il mio rimedio, la mia guarigione, eri e sarai per sempre tu. Aprì di fretta la busta, senza preoccuparmi di non strappare l'involucro, e, quando lessi finalmente il nome che stavo aspettando di leggere da molto tempo, mi si illuminarono gli occhi. Le mani iniziarono a tremare, tant'è che dovetti prendere una pillola di quelle calmanti, che mi aveva prescritto il medico. Bevvi un bicchiere d'acqua e mi misi a massaggiarmi le tempie; avevo bisogno di riflettere un momento, come agire, quando agire. Di una cosa era sicuro: volevo farlo il prima possibile. Dovevo togliermi quel peso dal petto, che neanche bevendo si alleggeriva. Bevevo tanto in quei giorni. Non ti sarebbe piaciuto vedermi in queste condizioni, lo sapevo, ma io non ce la facevo più, ma prima di porre fine alle mie sofferenze, dovevo vendicarmi. Non volevo definirmi un assassino, un omicida, ma in realtà, era proprio quello che sarei diventato. 

Lettere Di Un Assassino Con Il Cuore InfrantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora