Capitolo 34

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Alizée si para davanti a me, come a farmi da scudo

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Alizée si para davanti a me, come a farmi da scudo.

«Perché sei scesa?» mormoro. Qui c'è solo il rischio che suo padre possa colpire anche lei.

Si volta a guardarmi, triste. «Perché avevo ragione ad avere paura per te. Non...»

Xavier la sposta di peso come un sacco di farina e si avvicina di nuovo a me per fronteggiarmi. Mi assesta un pugno sul naso, cogliendomi alla sprovvista.

«Vuoi smetterla?» gli chiedo. «Non sono venuto qui per picchiarti.»

«Brutto figlio di puttana» sputa invece lui. Mi dà un calcio che mi fa cadere a terra, dolorante. «Non dovevi metterti in mezzo.»

«Smettila.» Alizée si china tra noi due, per impedirgli di colpirmi di nuovo. «Smettila.»

«Ti ha fatto il lavaggio del cervello, ti ha portata via da casa!» sbotta lui.

«N-no» balbetta lei.

«Togliti» la intima.

Alizée, in risposta, muove a tentoni una mano dietro di sé e gliela stringo subito. L'altra è sul mio naso che sta sanguinando. Vorrei anche io che si spostasse, ma per tutt'altro motivo. Non voglio che la colpisca. Sta per perdere l'ultimo barlume di lucidità.

«N-non fargli del male» dice lei, con voce tremante. Ha paura.

«Ma non lo vedi? Ti ha fatto fare cose che non faresti mai! Andartene da noi, dalla Marée... Andiamo, ti riporto a casa.» Le porge una mano, come per chiederle di toglierla dalla mia e accettare la sua.

«N-non vengo.»

«Non fare la bambina capricciosa e vieni con me.»

«No.»

«Non farmi perdere la pazienza.»

«Non vengo, fattene una ragione.» Ora ha preso sicurezza, tanto che si volta per guardarmi e i suoi occhi di smeraldo e mare incontrano i miei. Ha lo sguardo corrucciato, velato da lacrime nervose che potrebbe versare da un momento all'altro. «Ti serve un fazzoletto, li ho lasciat...»

Xavier approfitta della sua distrazione per tirarle i capelli e spingerla via, prima di ripiombare su di me. E all'improvviso riconosco i suoi calci: si muove come uno degli uomini che mi ha teso l'imboscata a Villeurbanne. Era lì anche lui.

Mi rannicchio su me stesso e chiudo gli occhi, aspettando che finisca. Sento la voce di Alizée implorarlo di smettere, ma non lo fa. Ogni colpo mi percuote dalla testa ai piedi, sono una preda nella trappola. E sono uno stupido, perché credevo che l'avrei convinto a parole.

«Ah!»

L'ennesimo calcio non mi arriva, ma invece lo fa il grido strozzato di Alizée. Apro gli occhi e la vedo distesa tra me e Xavier, si tiene il petto come se avesse ricevuto lei il colpo destinato a me. Lui non ci vede più dalla rabbia, tanto che continua a scalciare e non si accorge dei poliziotti che sono arrivati e che lo stanno per bloccare.

Cenerentola al bistrotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora