Cap. 06 - Sesta notte

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Io e Yoongi hyung eravamo seduti uno di fianco all'altro al tavolo della sua cucina, da circa un'ora, ligi allo studio.

Avevamo musica di sottofondo, patatine, alghe croccanti, e altri cibi spazzatura che si sarebbero depositati sulle chiappe e guance, quindi li evitai come la morte.

Lo hyung invece ogni tanto sgranocchiava qualcosa e mi fermavo a guardarlo, perché era carino mentre masticava assorto negli appunti. Avevo notato che anche lui guardava me tutte le volte che sorseggiavo il tè dalla cannuccia. Non era difficile immaginare il perché, ma non volevo provocarlo e facevo finta di niente.

Presi di nuovo la cannuccia tra le labbra e mi imbronciai scoprendo fosse l'ultimo sorso.

«Ne vuoi un altro?»

Scossi la testa. «Troppi zuccheri.»

Abbassò lo sguardo sulle mie labbra e si avvicinò a baciarle; la lingua ci scivolò delicata in mezzo solo per un secondo. «Mi piace alla pesca.»

Stavolta fui io a farglielo assaggiare dalla mia bocca. «Il mio preferito» mormorai, e tornai a concentrarmi su quell'esercizio di matematica che stava bruciando i miei neuroni.

O almeno ci provai.

Sentivo gli occhi dello hyung fissi su di me e immaginai che quel bacio non gli bastasse: voleva molto di più. Lo volevo anch'io, visceralmente, ma dovevo davvero finire quelle due pagine di esercizi se volevo iniziare bene l'anno.

«Sotto la tua sedia» gridò allarmato lo hyung.

Balzai in piedi in automatico per fuggire da qualsiasi mostro ci fosse, e le mani di Yoongi mi afferrarono i fianchi per tirarmi a sé. Caddi a sedere sulle sue cosce, sollevai i piedi giusto per sicurezza, e controllai cosa ci fosse sul pavimento.

«Hyung, mi hai spaventato a morte per niente!»

Ghignò, indispettendomi. «Scusa, dolce mochi.» Dal tono sembrava soddisfatto più che dispiaciuto e la prova definitiva furono le sue labbra sul collo. «Già che ci sei, restiamo per un po' così.»

Roteai gli occhi al cielo e mi voltai a mostrargli il broncio, che mordicchiò strappandomi un sospiro. «Non posso fare pause.»

«Continua, allora. O sono una distrazione?»

Sollevai il mento, impettito. «Niente affatto, hyungie.»

L'angolo destro della bocca si sollevò e gli occhi brillarono di più per un secondo. «Prego, allora. Prosegui.»

Accolsi quella sfida spostando il suo laptop per far posto al libro di matematica e ripresi l'esercizio lasciato a metà. Stavo riuscendo davvero a concentrarmi, ma lo stronzetto decise che il mio collo fosse un lecca lecca e iniziò a leccare e succhiare la pelle; la mano quasi mi tremava e non riuscivo neanche a scrivere, figuriamoci fare calcoli!

Sfruttai tutto il mio autocontrollo per non dargli la soddisfazione e non sollevai la testa dal libro neanche per un secondo; neanche quando la mano s'intrufolò sotto alla maglietta e si fermò sul costato, proprio all'altezza del tatuaggio, con il pollice che sfiorava il capezzolo in lenti movimenti circolari.

Morsi le labbra per trattenere un ansito e dovetti bloccare la matita per non rischiare di scarabocchiare la pagina. Il bacino si mosse in automatico sul cavallo della tuta e sul rigonfiamento, che riuscivo a sentire bene dato che non indossava i boxer.

Baciò la nuca e scoprì la luna per baciare anche quella. «Continua l'esercizio» mormorò roco, prendendomi per i fianchi e facendomi scivolare meglio sulla mezza erezione.

Strinsi gli occhi, col respiro che iniziava a mancare e il battito ad accelerare. Come potevo rimanere indifferente?

Mi sollevai appena per tirare giù i pantaloncini e scoprire il sedere: neanch'io avevo le mutande e gli sfuggì un gemito, mentre mi tirava a sedere di nuovo.

Seven Nights [yoonmin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora