Entro in quella stanza, ormai era routine per me. L'infermeria del campo era l'unico posto in cui servivo davvero a qualcosa. Non mi hanno mai voluta nell'esercito, mai. Mi sono esercitata tanto negli anni, sono diventata una spadaccina quasi migliore di Percy, ma alla fine il mio compito è rimasto questo, da quando ho messo piede al campo. Sono Charlotte Grace, ho 17 anni, e sono figlia di Zeus. Mia madre è morta quando avevo 3 anni, e sono scappata con Jason, in cerca di un posto sicuro, e siamo arrivati inizialmente al campo Giove, quando poi abbiamo ben scoperto che in realtà io sono discendente degli dei greci, e mi hanno trasferita al campo mezzosangue solo 7 anni dopo, quando ne hanno scoperto l'esistenza. Mi lego i capelli in una coda semi alta, metto le lenti, metto il camice bianco da sopra un jeans nero, degli stivali neri e un maglioncino del medesimo colore e metto i guanti. Mi avvio verso i pazienti del giorno e li medico. Dopo poco sento entrare dalla porta qualcuno, mi giro e vedo Percy accompagnato da Annabeth e Jason accompagnato da Piper, i due ragazzi erano feriti.
<<Che avete combinato oggi?>> Dico ormai stizzita, era la terza volta in due giorni che li vedo entrare in infermeria.
<<Allenandosi, si sono fatti male>> dice Annabeth. I due ragazzi si siedono sul lettino, e le ragazze si poggiano al muro guardando il lavoro. Mio fratello non aveva troppo, ma Percy...
<<Allora Percy, sto per metterti ambrosia liquida, farà tanto male ma non muoverti per nessuna ragione>> lo avviso, ma appena poggio l'ovatta bagnata fa tutt'altro. Ma ci è o ci fa?
<<So che fa male ma devi contenerti>>, ripoggio il batuffolo ma succede la stessa cosa.
<<Tesoro... Un'altra volta e non mi risparmierò dal lanciarti un fulmine così potente da farti diventare cenere ancora prima che tu riesca a controbattere>> lo avviso, e sento dei passi verso la porta. Continuo il mio lavoro, mettendo i punti e chiudendoli con dell'elettricità prodotta dalle mie mani, e finisco il bendaggio. Oggi non c'è bel tempo, e per quanto ci possa essere l'incantesimo del tempo perfetto, non sempre è così accurato, e la lampadina si era fulminata. Lancio scariche elettriche da lontano per aggiustarla, ma non ci riesco, e sbuffo sonoramente.
<<Non sei una figlia di Apollo... Vero?>> Sento una voce leggera provenire dalla porta. Giro la testa in quella direzione e vedo un ragazzo, biondo e alto, con gli occhi azzurri, che potrà avere massimo 19 anni, appoggiato sullo stipite della porta. Ha degli occhi particolari, caldi e fuocosi. Riporto la testa a ciò che stavo sistemando nel mio carretto.
<<Ti sembro una figlia di Apollo, biondino?>> Il ragazzo sorride e sento Annabeth parlottare con Piper.
<<Hai bisogno di una mano con quella?>> Indica la lampadina sopra di me, che nel frattempo mi ero spostata per provare a svitarla, ma senza risultati, per colpa della mia altezza.
<<Ce la faccio benissimo in modo autonomo>> dico, alzandomi in volo, e caricando di elettricità la lampadina da più vicino per poi scendere.
<<Zeus eh? Eppure non gli assomigli...>> Dice il ragazzo. Mi avvicino, guardandolo negli occhi e poggiando le mani sui miei fianchi.
<<Ascoltami bene, tesoro, il tuo faccino angelico di certo non mi fermerà dal fulminarti vivo, o dal mandarti una scossa così potente da farti risvegliare direttamente negli inferi, sono stata chiara?>> Dico seria, e lo vedo sogghignare alzando le mani in senso di arresa
<<Carlotta, non dovresti parlagli così, lui è->>
<<Lui è cosa? Bello? Di certo questa cosa non mi ferma, e ora se vi dispiace devo andare da Will che mi sta chiamando, grazie>> dico avviandomi dal mio amico.
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Me pones loco ~ Leo Valdez
Fanfiction> dice sorridendo, guardando quella pietra blu, che brilla nel buio della notte. > Confermo io. Lo guardo sorridere malinconico, quardando un punto indefinito. Ammiro quasi i suoi lineamenti, per quel poco che posso. È veramente bello.