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Non l'ha lasciato.

Manuel n'è sorpreso forse più di Simone - non che volesse lasciarlo, non che abbia mai voluto lasciarlo.

A sorprenderlo è la facilità con cui è riuscito a restargli vicino dopo due anni di pare, a scivolare in quella nuova routine fatta di gesti concreti e non di sguardi mancati senza provarne terrore.

È sorpreso d'aver trovato il coraggio.

Che poi non è davvero coraggio, si dice, è lo scorrere naturale delle cose.

Non se lo spiega in altro modo il calore che sente nel petto ad averlo vicino, che si fa più caldo ancora quando l'accarezza.

È di Simone, si dice, lo è sempre stato, gli è sempre appartenuto.

Ché non riesce a non gravitargli attorno quando sono nella stessa stanza, non riesce a non toccarlo, a non tenerlo stretto tra le braccia.

Ché il terrore di perderlo - di nuovo - l'ha costretto ad aprire gli occhi, e non v'è modo più d'ingannarsi, che quel segno a deturparne il collo non fa che rammentargli quanto lo ama, non fa che rammentargli quanto sia stato vicino a non poter più vedere il suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso- se ne contorce lo stomaco in conati e terrore al solo pensarci, e soltanto stringere Simone riesce a calmarlo.

L'abbraccia allora, se lo tira sulle ginocchia, lo stringe dai fianchi, ne carezza il collo- e Simone s'arrende mite a ogni suo gesto, gli sorride, gli si accoccola contro.
Non fa domande, lascia che le dita delicate di Manuel gli carezzino piano la cicatrice e la sente un po' meno oscena, che ad ogni carezza fa meno paura, ne cancella il ricordo, la riscrive di dolcezze.

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Aprile lascia il passo a Maggio e il giardino si riempie di rose, l'aria profuma di vita, e Simone sposta i suoi studi all'esterno.

Manuel lo segue senza fiatare, portandosi dietro una giacca in più, ché con tutto il sole a Simone viene freddo.

Le sedie adesso sono vicine, e quando non lo sono Manuel è rapido nel sistemarle, tirando verso di sé la sedia e tutto Simone, "dividiamo il libro, così ce viene più comodo", dice, che Simone morde forte il tappo della penna, si fa rosso sulle guance ed annuisce, senza dire nulla quando Manuel prende ad accarezzargli il ginocchio, "allora, 'sta matematica?".

Ed è più facile per entrambi, che toccarsi li aiuta a restare coscienti, a sentirsi vivi, a respirare.

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Ha iniziato a star dietro a Virginia, Manuel, come un piccolo apprendista.

L'aiuta in giardino, le ruba ogni segreto, e tiene assieme a lei cura delle rose, dei ciclamini, dei narcisi - che sono i fiori di Simone, pensa, i fiori di Marzo.

S' offre per i lavori più pesanti, sposta i vasi, tira via le erbacce, cambia la terra alle radici.

E suda, sotto il sole che batte, e tira via maglia e sudore assieme, pulendo la fronte con l'avambraccio.

"Finirai per scottarti le spalle, caro", è il commento di Virginia.

Manuel le sorride ma non se ne cura, continua a lavorare, e sbircia di nascosto Simone, che a sua volta lo spia dal balcone della sua stanza.

Manuel solleva la mano in segno di saluto, e Simone scappa via.


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Primavera porta con sé anche pigiami leggeri, ché Manuel non credeva possibile odiare con tanto ardore della semplice stoffa, eppure gli basta vederla indosso a Simone per volerla strappare, che per quanto sia delicata e femminile se ne sente sopraffatto - ch'è il pensiero che Simone sia così a suo agio da mostrarsi in quelle vesti a scuoterlo davvero.

I'm not leaving.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora