Chapter 1.

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《Si, mamma. Puoi stare tranquilla: ho preso tutto, e Martyna mi ha assicurato che avrei potuto lavorare con lei in un piccolo bar del centro. Non c'è assolutamente nulla di cui dovresti preoccuparti.》

Dopo averle ripetuto rassicurazioni per circa una mezz'oretta, noto il numero del Gate, presso il quale mi sarei dovuta recare, fare capolino su uno degli schermi presenti in aeroporto. I piccoli caratteri bianchi spiccavano sullo schermo nero, in netto contrasto con essi e, alla loro vista, non riuscii a trattenere un sospiro, felice di non dover più ascoltare le continue lamentele di mia madre. La salutai con un abbraccio, stringendola forte tra le mie braccia, e in quel momento mi parve tanto piccola e delicata che, se avessi osato utilizzare un briciolo di forza in più, si sarebbe sgretolata tra le mie braccia, come un vaso di vetro sottile che tocca il suolo, ricoprendolo con i propri cocci. Avendo già salutato il resto della mia famiglia, mi apprestai a seguire le svariate frecce, le quali avrebbero dovuto condurmi al Gate, dove avrei dovuto fare il check-in. Nulla di difficile, dopotutto, e con tutti i consigli dei miei genitori, non avrei dovuto riscontrare alcun problema. Se il mio senso dell'orientamento non fosse stato peggiore di quello di Dora l'esploratrice. Sospirai dalla frustrazione, quando notai un paio di ragazzi camminare nella mia direzione. Non che fossero intenzionati a rivolgermi la parola, ero solamente ferma in uno degli svariati corridoi, con un'aria spaesata e alquanto da ebete. Non volendo perdere il volo, decisi che avrei chiesto loro informazioni, con la speranza che non fossero stranieri.
《Scusate!》portai la mano destra in alto, per richiamare la loro attenzione e, fortunatamente, riuscii ad ottenerla. Due paia di stupendi occhi azzurri si posarono su di me, mentre le mie gote divenivano scarlatte. Farfugliai alcune parole del tutto prive di senso, quando una delle due valigie che avevo con me cadde rovinosamente al suolo, prendendo in pieno il mio piede sinistro. Mi ritrassi con un urletto isterico, conducendo velocemente le mani alla caviglia ferita; il tutto cercando di non perdere l'equilibrio, ritrovandomi a saltellare sull'altro piede, mentre la seconda valigia raggiungeva la precedente.
《Cazzo, cazzo, cazzo!》
Hai forse detto "cazzo"?》mi chiese il più bassino dei due, senza riuscire a trattenere una risata, alla vista del disastro che avevo combinato. Forse sarebbe stato meglio se fossero stati stranieri.
《Su, reggiti. Benjiamin, tu pensa alle due valigie.》aggiunse l'altro ragazzo, allacciando un braccio attorno alle mie spalle, evitando che mi spiaccicassi sul pavimento come una mosca su un parabrezza.
《G-grazie, siete molto gentili, ma... Devo sbrigarmi, di questo passo perderò l'aereo.》
《Dove sei diretta, piccola? Ti accompagniamo noi.》
Inarcai un sopracciglio, senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Come mai era così gentile con una perfetta sconosciuta? "Probabilmente è solo educato", fu l'unica spiegazione che seppi darmi.
《Londra. Sono diretta a Londra.》
《Toh, guarda: che coincidenza! Anche noi!》
Per la prima volta in quella giornata sorrisi. Fu uno di quei sorrisi veri, spontanei, dettati dal cuore. Onestamente credo che chiunque, nella mia stessa situazione, non avrebbe potuto evitare di sorridere dinanzi la semplicità di quel ragazzo. La sua gentilezza mi lasciò spiazzata. Era sincera, non una di quelle gentilezze che pretendono un risarcimento.

*

Grazie ai due ragazzi -i quali si erano presentati come Benjiamin e Federico- riuscii a giungere al gate e a fare il chek-in in tempo. Quando mi imbarcai sull'aereo fui felice di vedere che, accanto a me, furono esattamente loro due a prender posto.
《Tizia di cui non ricordo il nome?》
La mano di Benjiamin prese ad ondeggiare dinanzi al mio viso, con l'evidente intenzione di richiamare la mia attenzione. E di infastidirmi, aggiungerei.
《Come potresti ricordare qualcosa che non ti ho mai detto?》
Gli rivolsi un'occhiata torva, prima di tornare a svolgere l'ardua impresa che mi teneva occupata già da diversi minuti: sciogliere i nodi creatisi tra i fili delle cuffiette.
《Giusto, giusto. Quasi dimenticavo. Beh, ad ogni modo, non è che mi cederesti il posto accanto al finestrino?》
Fece sporgere il labbro inferiore, battendo più volte e velocemente le palpebre per abbindolarmi. Per sua sfortuna, scelse la vittima sbagliata.
《Mi chiamo Annamaria, ma non osate chiamarmi Annamaria.》
Affermai, quasi fosse la frase più normale al mondo ma, notando i loro sguardi confusi, mi affrettai ad aggiungere: 《Odio il mio nome, quindi chiamatemi Annie. Intesi?》
Mi voltai verso di loro, appena terminata la mia "missione", e trattenni una risata nel vedere Federico alzare le mani in segno di innocenza, prima che Benjiamin potesse chiedermi ancora 《Allora, mi fai sedere oppure no? Io ho bisogno di osservare le nuvole da vicino! Sono come delle piccole pecorelle smarrite che hanno mangiato troppo zucchero filato, macchiandosi completamente!》
Scossi la nuca al sentire le sue parole, scoppiando in una fragorosa risata e, senza degnarmi di rispondere, infilai le cuffiette nelle orecchie e cliccai sul tasto play.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 01, 2015 ⏰

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9th May. || Benji e Fede.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora