Come closer

34 4 0
                                    

Erano passati poco più di due mesi dalle loro nozze.
Per quanto sembrasse scontato, entrambi si erano dovuti abituare alla presenza costante l'uno dell'altro e non con pochi sforzi. Beh, in particolare Goku, che tutto poteva sembrare meno che il tipico uomo di famiglia. Non era mai stato abituato ad avere una persona perennemente accanto, tanto meno da viverci insieme, e gli ci vollero un paio di settimane a capire il perché una coppia sposata dovesse dormire nello stesso letto. Chichi invece, era la rappresentazione vivente di ciò che una moglie premurosa e presente potesse definirsi, ma non le veniva sempre semplice capire perché suo marito avesse una tendenza spropositata nel volersi allenare senza motivo apparente. Si decise però, che nonostante non le andasse a genio, avrebbe fatto uno sforzo nell'accettare il suo carattere e ciò che sembrava renderlo davvero felice. Sorvolando sulle sue ingenuità e il non essere l'emblema della delicatezza, sapeva di provare qualcosa di sincero e forte per Goku, e ora che lo aveva sposato i suoi sentimenti sembravano essere cresciuti a dismisura. Qualcosa di lui gridava casa e lei ormai non riusciva più a farne a meno.
Su una cosa non c'erano dubbi, fatta eccezione di qualche bisticcio passeggero, causato per lo più dal carattere brusco di lui e il rigore di lei, si poteva ammettere con serenità che sembrassero essere fatti l'uno per l'altra e che insieme si divertissero tanto. Non c'era giorno in cui non ridessero di gusto per qualcosa, e questo era uno dei motivi che portava Goku a sentirsi sempre più unito alla sua compagna. Sentiva che se stava così bene con lei, forse quel "matrimonio", che fino a poco tempo prima non aveva idea di cosa fosse, non doveva essere poi così male. Si era ormai creato un forte legame tra i due e non c'erano certamente dubbi che Goku avrebbe mosso mari e monti per proteggerla se ce ne fosse stato bisogno, ma purtroppo per lui erano ben altri i pensieri che insistevano nel tormentarlo.
Chichi non perdeva occasione di dimostrare il suo affetto come poteva, anche in maniera fisica. Abbracci lunghi in cui gli si accoccolava sul petto, la mano che cercava di stringere ogni volta che camminavano insieme lungo una strada, gli sguardi lunghi senza dirsi una parola, e baci sulla guancia a cui Goku arrossiva senza saper bene come reagire. Non era abituato a quei contatti così delicati, il massimo che aveva sperimentato finora erano calci e colpi ben assestati sferrati con forza, non certo carezze e tenerezze. Non si poteva poi certo dire che fosse bravo con le parole. Mentre lei non faceva sforzi a dimostrargli e dirgli quanto gli volesse bene con termini dolci e ben calibrati, Goku faceva un'immensa fatica a dimostrare anche solo un decimo di quanto facesse la sua compagna. Ogni tanto si sforzava di rispondere cercando di imitare i suoi gesti, ma sentiva che in fondo qualcosa non andava, non gli veniva naturale e non di certo perché di lei non gli importasse, tutt'altro. Ormai sapeva di tenere a lei, gli piaceva vederla sorridere e la trovava anche molto bella, ora che aveva iniziato ad apprezzare anche l'aspetto esteriore di chi gli era di fronte, ma non poteva negare quanto fosse nuovo a quel mondo, e a stento ancora ne capiva le "regole".
Malgrado Chichi non sembrasse risentirne molto, conscia anche di come Goku fosse cresciuto per molti anni da solo quando era appena un adolescente, questo non riuscire a capire bene cosa fossero i sentimenti e come poterli esprimere, lasciavano invece il ragazzo sempre più perplesso.
Un pomeriggio di fine primavera, con la scusa di uscire per cacciare qualcosa per cena, Goku si affrettò verso il castello di Gyumao, intenzionato a rivolgergli quante più domande possibili pur di scoprire il significato di ciò che gli appariva come un mistero indecifrabile. Di una cosa era sicuro, se percepiva di avere un limite, avrebbe tentato ad ogni costo di superarlo.
Non gli era molto chiaro come avrebbe intavolato il discorso, se ce l'avrebbe fatta senza impacciarsi, se avrebbe avuto abbastanza coraggio da vuotare completamente il sacco con il padre di quella che ora a tutti gli effetti chiamava moglie, ma di certo ci avrebbe provato.
Arrivato a destinazione superò le grandi porte del castello guardandosi intorno ad ogni passo, in attesa di vedere la montagna di uomo che era suo suocero.Non gli ci volle molto prima di accorgersi che si trovava nell'immenso giardino, intento a potare degli alberi che accanto a lui somigliavano a dei grossi cespugli.

Come closerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora