J. Poker 🃏

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In questo capitolo ci sono parole esplicite e scene che possono causare drammi, per chi è debole di cuore, non leggetelo. Grazie!

"Lástima, por desgracia es una palabra que Dios no quiso darme a conocer."
(Pietà, purtroppo è una parola che Dio non ha voluto farmi conoscere.)

)

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Il mio salvavita

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Il mio salvavita...🃏

Paura, è tutto ciò che avevo imparato e comprendere vedendo le persone che mi sfidavano a poker.
In un certo senso mi intrigava sapere che la paura che avevano era proprio perché stavano sfidando me.
E quando buttai l'ultima carta sul tavolo, lui la guardò per poi guardare me e si morse le unghia delle dita, fino a farle sparire.
Mi presi tutto, tutto ciò che avevano da offrirmi, l'unico problema e che loro, non erano terrorizzati solo sul punto di sapere dall'inizio che avrebbero perso e dovevano darmi un milione di dollari, ma sapevano che quando si sarebbero alzati da sopra le sedie, non sarebbero usciti dal casinò solo con le tasche vuote.
Era proprio questa la loro paura, perché sapevano esattamente che dopo aver perso dovevano affrontare un'altra sfida, quella più pericolosa!
Indossai i guantoni in pelle nera, e presi la mia adorabile Desert Eagle e li portai ad ognuno di loro in una delle stanze.
Li feci inginocchiare davanti ai miei piedi e gli conficcai la pistola proprio sulla fronte.
<<Dimmi i tuoi peccati più oscuri Perseo.>> lui tremò sotto la mia voce.
Tutti i membri del casinò non si qualificavano con il nome di battesimo, ma bensì con un nome di una costellazione.
Era la prima regola in cima alla lista.
Chi gestiva il posto, aveva il nome di un pianeta, mentre i clienti che lo frequentavano avevano il nome di una costellazione, dove potevano sceglierselo in una delle bacheche all'entrata principale, dove esso leggeva i nomi non sottolineati con i 4 colori degli elementi: Fuoco, acqua, terra, vento.
Furono scritte così le funzioni del casinò, e il mio nome era scritto su una delle dieci regole in basso. Con precisione, il numero 7.
"Mai mancare di rispetto a joker."
Il mio nome fu scelto dal capo di questa gestione, lo stesso pezzo di merda che aveva deciso di mandare a puttane tutta la mia vita.
Per lui, fui il suo joker, il suo jolly personale, e chiunque sceglieva la carta con su scritto "dark del poker" doveva sottomettersi ai miei giochi.
<<Mio signore, io non posso.>> mi disse lui, afferendo la pistola e facendomela abbassare, ma io la tenevo ben ferma.
<<Dimmi i tuoi peccati, se vuoi che le tue dita rimangono ben salde.>> diedi un occhiata ad un mio collega che aveva il compito di far stare fermi i peccatori.
<<Ho tradito mia moglie, violentando sua nipote di quindici anni, ma io non volevo farle del male, volevo solo placare le mie voglie, e quando la vidi non riuscivo a non eccitarmi.>> mi rispose lui tremante.
<<Hai abusato di lei solo una notte?>> gli domandai, premendo la pistola più forte.
Avevo voglia di fargli passare le pene dell'inferno.
<<No mio signore, l'ho violentata per cinque sera, senza mai fermarmi.>>
<<Credi che lei possa perdonare se stessa per aver taciuto a farsi violentare da te?>>
Mi mancava solo una risposta.
<<Mio signore, lei era una puttana, gli piaceva quando la penetravo.>>
Risposta sbagliata!
Feci clic con la pistola e lo sparai alla tempia, il suo corpo ricadde all'indietro e il sangue si sparse sul pavimento di marmo.
Questa era la giusta punizione per i peccatori. Mandarli dritti all'inferno.
Ma ci cadevo anche io, ogni volta che gli sparavo un proiettile nel cervello.
Passai al secondo, al terzo, al quarto e il quinto, e i primi quattro, furono tutti peccatori.
Sembrerò un killer psicopatico, lo so, ma voi non sapete la mia storia.
Più andrò avanti e più le vostre menti si contorceranno dal voler sapere a cosa mia abbia spinto a fare questa specie di lavoro.
Prima di essere joker, ho passato le pene del inferno, erano atroci, tanto malsane che le avevo inchiodate sulla mia pelle.
Alcune di voi, mi ameranno, altre mi odieranno, altre invece mi ameranno ma vorrebbero uccidermi.
Ma io vi amerò solo se non siete delle peccatrici.
L'ultimo dei cinque, si chiamava Tucano fu l'ultimo sopravvissuto di quella sera.
Il suo ultimo peccato fu quello di derubare una banca per pagare le cure di suo fratello, malato di leucemia.
Scelsi di farlo vivere, e gli diedi la giusta ricompensa per pagare le cure.
Uscì dalla stanza e mi tolsi i guantoni e andai dalle mie colleghe.
<<Perseo, Dorado, Ofiuco e Eridano sono fuori, cancellate i colori sulla bacheca.>> gli diedi il comando, e loro mi ascoltarono senza fare domande.
Andai al bancone, e mi presi una birra e pensai a quanto la mia vita faccia schifo.
Una mano si appoggiò sulla mia spalla, e si sedette affianco a me.
Era Stefan!
Lui era l'uomo che gestiva questo posto senza muovere un dito, erano gli altri che dovevano farlo al suo posto.
Era l'uomo più potente della Las Vegas, chiunque gli parlava, doveva spettarsi sempre un no come risposta.
<<Stasera hai superato la cifra, hai fatto più di sei milioni di dollari.>>
<<È un bene o un male?>>
<<È un bene pieno joker, con questi soldi potremmo comprarci un'altro casinò.>> mi disse lui, facendo cenno alla barista di preparargli un whisky.
Lui parlava come se il nostro lavoro fosse normale, come se questo cazzo di posto fosse normale.
<<Ora se permetti, vorrei bere questa cavolo di birra in santa pace per poi ritornare a casa e farmi i cazzi miei.>>
Lui ride del mio linguaggio.
Lo trovava divertente, invece io trovavo divertente la sua faccia da cazzo.
E propio quando stavo sul punto di mandarlo a fanculo, la vidi.
E forse voi penserete a chi o cosa avevo visto.
Ma dovete sapere che prima che la mia vita fosse di soldi, carte e pistole, era una vita spensierata e felice, dove i ricordi belli rimangono ricordi, e dove le parole non dette ti rimangono stampate nel cuore.
Lei era la mia Mariquita.
Lei era la mia Harley Queen.
Lei era la mia regina.
Lei era come il sole che si nasconde dietro le nuvole, aspettando il momento giusto per risplendere.
Non ricordavo di come era fisicamente, ma i suoi occhi cristallini, non potevo dimenticarli.
Lei era come una doccia fredda in piena estate.
Lei era il dolce sapore aspro di una caramella zuccherata.
In tutto ciò, quanto poteva essere semplice a modo suo, aveva anche dei lati nascosti che aveva mostrato solo a me.
Ma che purtroppo, si era dimenticata dell'unica persona che avrebbe rischiato la sua vita solo per aiutarla a vivere.

Hunter: 12 anni Opal: 10 anni.
<<Perchè ti dipingi i capelli con i gessetti blu e rossi?>>
<<E perché tu non ti fai i cazzi tuoi?>> Mise il broncio.
<< perché sono curioso mariquita.>>

Hunter: 15 anni Opal: 13 anni.
<<È assurdo come una donna si riduca così per un uomo, doveva amarlo veramente per diventare psicopatica.>>
<<Ed è assurdo come un uomo abbia così tanto potere, quando alla fine nel suo passato ci sono tante cicatrici, ma salva sempre la donna che ama.>> l'abbracciai da dietro.
<<Tu mi salveresti?>>
<<Io mi ucciderei per salvarti.>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 26 ⏰

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