1 - Menomale che sono avvocato.

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Un tempo adoravo leggere.

La mamma mi aveva comprato un gran librone, colmo di storie e misteri, che ormai rimangono come macchie sbiadite nella mia memoria. Vecchie e scure quanto l'impronta di una tazzina di tè.

Era un libro strano, quello. O forse proprio matto. Ma la follia è mia amica da tempo, ci vado a braccetto e danzo con lei in una sala semi-vuota da che ricordo.

Una stanza bizzarra quella, che contiene un solo tavolo e una merenda mangiucchiata a metà. Evidentemente qualcuno ha seguito il consiglio del biglietto posto accanto al piatto: mangiami.

Mi sto perdendo in una supercazzola? Probabilmente.
Comunque di follia io sono esperto.

Anche perché la mia vita è una barzelletta scritta da un incapace. E questo è un dato di fatto. Una certezza.

È una cosa che sai e basta, soprattutto in una giornata come questa: quando non solo l'aereo che avevi prenotato settimane prima arriva in ritardo, ma ti ritrovi pure circondato da bambini urlanti non appena prendi posto. E le loro grida isteriche devi sorbirtele per tutta la durata del volo, perché su in cielo internet non prende.

Qualcuno mi odia. Non so se sia Dio o chi per lui, però di sicuro non sono baciato dalla fortuna. Anche perché è scoppiato un acquazzone non appena sono uscito dall'aereoporto.

E qui inizia la nostra storia!
Penso ironico trascinando il trolley lungo il marciapiede scivoloso per raggiungere la zona dei taxi.

Non so chi abbia inventato i tacchi a spillo, ma cazzo sono scomodissimi! Una tortura medievale probabilmente mi avrebbe fatto sanguinare di meno. E pensare che il mio amico Larry riesce a portarli con grazia e nonchalance.

Forse il suo è un talento innato o magari la scuola di danza che frequenta lo ha reso una specie di mago dell'equilibrio. Non ne ho idea, so solo che non ho mai invidiato così tanto una drag queen.

Prendo il cellulare non appena mi ritrovo al sicuro, dentro l'abitacolo del primo taxi alla mia portata. L'autista mi chiede dove voglio andare e io, distrattamente, gli comunico l'indirizzo. Una volta sbloccato lo schermo e stabilita la connessione, la barra delle notifiche mi comunica che ho almeno una ventina di messaggi non letti.

Larry però è quello che cattura immediatamente la mia attenzione. Mi chiede di chiamarlo e, senza preoccuparmi della presenza dell'uomo alla guida, lo faccio.

«Le rose noi pitturiam~» canticchio, mentre il cupo grigiore del cielo si mescola alle luci dorate della città delle opportunità. Questo posto per me è sempre stato un paradiso: una grandissima gabbia luccicante che ospita persone con lo spessore di un foglio di carta.

Io ho sempre preferito l'inferno: è una mela più succosa quella e si sposa bene con quella parte corrotta della mia anima di cui non oso parlare con nessuno.

Ma su questo è meglio non soffermarsi.

Osservo la pioggia correre sul finestrino aspettando che il mio amico risponda, con il telefono appoggiato all'orecchio e l'umore già a terra.

Sto per fare la cazzata più grande della mia vita, ne sono consapevole e so benissimo che mia madre, se lo sapesse, mi urlerebbe contro che “disprezzo i nostri antenati”, eppure sono euforico alla sola idea di questa trasgressione.

«Bimba!» esclama Larry con il suo solito tono vivace e sono costretto ad allontanare l'apparecchio dal timpano, prima che me lo rompa.

«Ma ti si è fottuto il cervello?» ribatto, riappoggiandolo piano alla guancia, non appena sono sicuro che abbia smesso di gridare.

Lui ridacchia: «Sempre scorbutico, vedo.»

«E tu sempre coglione.» alzo gli occhi al cielo.
«Bimba un paio di palle, poi!»

«Cosa ti succede, bambola? Ti sei perso lo spritz del mattino?» domanda, divertito.

Per sua fortuna, la maggior parte delle volte mi sta simpatico.

«Fanculo. Hai cercato quello che ti ho chiesto?»

«Sì, ma mi sorprende che tu voglia andarci davvero. Non mi sembravi tipo da certi ambienti.» mi dice, prima che una voce femminile si intrometta nella discussione con un sonoro: «Amore, torna a letto!»

«Salutami Stacy.» sorrido.

«Consideralo fatto. Sai, sarà strano fare uno spettacolo e non vederti in prima fila.» aggiunge.

«Mi mancano già.» mi addolcisco, però me ne pento immediatamente quando lo sento gongolare.

«Lo so, Dragon Lady è fantastica!»

Penso che l'immenso amore che prova per la sua drag sia paragonabile solo a quello per la sua ragazza.

«Sai cosa si dice di chi si loda troppo.» lo prendo in giro.

«Non c'è nulla di male a essere egocentrici, caro.» dichiara.
«E poi qualcuno una volta disse che tutti i migliori lo sono!»

«I matti, non gli egocentrici.» lo correggo. Santo cielo, è ossessionato dal film di Alice.

«E pensi che i matti non lo siano?» ride poi si ricorda improvvisamente del motivo di questa chiamata. È proprio come una foglia al vento: va dove lo porta la brezza.
«Senti, puoi davvero fidarti di un uomo del genere? Mi sembra pericoloso. Non voglio dirti come vivere la tua vita, ma-»

«Non mi farebbe mai del male.» lo interrompo bruscamente. Odio quando gli altri parlano male di lui senza conoscerlo nemmeno.

«D'accordo Bambi, come vuoi.» si arrende in fretta e dal tono mi rendo conto che sta cercando di non irritarmi.

Deglutisco. Un rumore, più stridente di un vecchio proiettore costretto a funzionare, mi lacera il cervello, dandomi il mal di testa. È un fischio assordante quello e mi fa diventare pazzo.

Sospiro.
Certe volte le medicine non funzionano proprio.

E mi dispiace per Larry, ma per me quell'argomento rimane una ferita sanguinante. È come pianoforte che ha perso le note do, si e re: puoi comunque suonare le rimanenti, però non sarà mai la stessa cosa.

«Devo andare, sono quasi arrivato.» gli dico e, dopo averlo salutato frettolosamente, metto giù.

Azzardo un'occhiata fuori.

Questa città sa di casa: gli edifici alti, le enormi pubblicità a schermo, il grigiore delle strade, l'affollamento nei marciapiedi e l'odore sgradevole dei gas delle auto. Mi è tutto talmente tanto familiare che quando giriamo intorno all'unico polmone verde in questa giungla d'asfalto, i ricordi mi sommergono.

E rivedo quel sorriso impertinente, quei profondi occhi color dell'oceano, quel corpo probabilmente scolpito da Dio stesso e quei tratti rudi e affilati che lo rendevano solo più attraente.

Sebastian Show, l'unico che sia mai stato in grado di amare e la sola persona che sia capace di salvarmi da questa esistenza tanto insapore quanto monocromatica. O di distruggermi completamente.

Alias il mio ex migliore amico.

Appoggio il capo contro il finestrino senza pensarci due volte e quel freddo glaciale mi pervade perfino l'anima.

Abbasso poi lo sguardo sul cellulare e scorro con le dita fra gli articoli che Larry è riuscito a recuperare.

Primo fra tutti: Ragazza uccisa dallo scapolo d'oro di New York.

Sospiro. Menomale che sono avvocato.

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