Capitolo uno: Amy

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Campagne del Texas aprile 2028

Faceva un freddo cane, quasi risultava difficile respirare. L'aria era in gran parte rarefatta, c'era neve dappertutto. Il vento gelido perforava le ossa, rendeva inutile qualsiasi giubbotto, scatenando tremori involontari nel corpicino di Amy.

Piangeva. Lacrime di malinconia le rigavano le piccole guance, arrossate per le bassissime temperature. Sotto di lei, suo fratello maggiore giaceva esanime, con il volto affondato nella neve bianca. Il gelo aveva portato via anche lui, d'ora in avanti Amy se la sarebbe dovuta vedere da sola. Ma come avrebbe fatto? Milioni di pensieri affollavano la sua testolina, coperta da sottili capelli a caschetto color castagna. Era piccola, non aveva le giuste forze per sopravvivere, per andare avanti. Un alito di vento le fece tremare le braccia.

"P-Percy... rispondimi, f... fratellone..."

Gli toccò il collo, ormai ghiacciato come la neve che nascondeva il suo corpo da adulto. Era in atto una bufera, non smetteva di nevicare. Era scoppiata da qualche ora, nuvole grigie come topi di fogna coprivano il dimenticato cielo azzurro di un tempo.

"Percy, dai..." diceva, con voce tremolante.

Nessuna risposta, doveva metabolizzare l'idea che suo fratello fosse morto, che non avrebbe più parlato con lei. Amy si sentì improvvisamente sola, colta da un senso di vuoto inappagabile. Affondò entrambe le mani nella neve, ghiacciandosi le articolazioni. Per un attimo i pensieri più brutti le sparirono dalla testa, portandola a concentrarsi solo sul dolore fisico. Ritirò le mani, pentita. Non se le sentiva più. Alitò con vigore sui poveri arti vicini all'atrofizzazione. La situazione migliorò, ma di poco. Tornò sul fratello. Questa volta lo scosse con maggiore forza.

"Percy..."

Per quale motivo stava continuando a scuoterlo? Non c'era più, non si sarebbe alzato da lì. Stava prendendo freddo, doveva, anzi, voleva trovare un riparo. Si sollevò da terra, con equilibrio instabile.

"Continuerò a... ad aiutare... le...le persone, Percy... meritano di v... vivere."

Fu colta da un tremore pauroso, involontario. Si guardò attorno, tirandosi su il moccio congelato. Foreste color pece coprivano distanze quasi infinite, anomale montagne di ghiaccio dipingevano il tetro e grigio sfondo di quel giorno.

"Ora... ora devo andare, Percy... ti prometto... che aiu... aiuterò le persone."

Si tirò nuovamente su il moccio e affondò gli scarponcini nella candida e morbida neve. Ogni passo le appariva pesante, il forte vento le rendeva faticosa la camminata. I milioni di chicchi ghiacciati le punzecchiavano il viso, per la maggior parte del tempo era costretta a camminare ad occhi socchiusi. La salita della collina era ripida, in alcuni punti i suoi stivaletti slittavano su invisibili lastre di ghiaccio. Sembrava una traversata impossibile, ma Amy non avrebbe demorso. Se si fosse arresa, avrebbe rinunciato ad aiutare le persone, non avrebbe reso quel mondo un posto migliore. La sua era una missione morale, o qualcosa del genere. Così le aveva detto Percy, in tono sprezzante. Amy lo vedeva come una cosa giusta, per quale motivo non avrebbe dovuto continuare a farlo? Avrebbe perseguito il suo scopo proprio per suo fratello. Ma i teneri muscoli delle sue gambe la stavano lentamente abbandonando, erano in procinto di crollare, di spegnersi. Il gelo stava paralizzando i suoi movimenti, in egual modo la testolina che, seppur coperta da un cappello in lana e da un cappuccio pesante, si stava trasformando in un unico pezzo di ghiaccio. Senza nemmeno accorgersene, cadde in ginocchio, con gli occhi rivolti verso il cielo nuvoloso.

"S... Scusami, Percy..."

Sprofondò di peso sulla neve. Il contatto con quel gelo la fece stranamente sentire al caldo. Quasi le piaceva stare lì e farsi trasportare dalle sensazioni dovute al ghiaccio bollente sulla pelle. Il giubbotto pareva non esistesse più, le mani paralizzate. I suoi nervi si stavano rilassando, i suoi occhi chiudendo. Pensò di muovere le labbra, ma si fermò, prima di farlo davvero. Se solo avesse mosso un arto, avrebbe smesso di rilassarsi, sarebbe tornata alla realtà. Le piaceva stare lì, quelle strane sensazioni stavano diventando una dipendenza. Abbassò definitivamente le palpebre e si lasciò prendere dal sonno.

AmyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora