Capitolo due: Aiutare le persone

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Dicembre 2027

Fuori faceva un freddo micidiale, in macchina si stava così e così. Il vento penetrava nel metallo della vettura, influenzando negativamente la sua temperatura. La neve riempiva col suo candido e tenero colore la strada che il padre di Amy stava percorrendo. Era un uomo sulla cinquantina, alto e con degli occhi di un azzurro intenso. Il pizzetto grigio che a fatica gli copriva il mento lo rendeva più autorevole di quanto fosse, pensava Amy. Seduta al posto del passeggero, invece, c'era sua madre. Viso tenero, quasi fanciullesco, occhi marroni e capelli lisci dello stesso colore. La amava, la faceva sentire sempre al sicuro. Ultimo ma non per importanza, c'era anche il suo fratellone Percy. Stava guardando il cellulare con occhi stanchi e stressati, mentre le lunghe e nere ciocche ricciolute di capelli gli cadevano sulle guance. In macchina la tensione era terrificante, quasi palpabile. Se Amy ci avesse fatto caso, avrebbe sentito i battiti del cuore di ognuno dei presenti.

"Patrick, rallenta. - le fece notare la donna alla sua destra - Stai andando troppo veloce."

"Perché? Che cosa vuoi che succeda? Non stiamo per caso fuggendo?"

"Sì, ma la macchina potrebbe slittare sul ghiaccio."

"Nah, sei esagerata Cathy..." le rispose con inquietante leggerezza.

I due smisero di parlare per qualche secondo, come se avessero capito che a breve sarebbe entrato in scena il fratellone Percy.

"In città... - disse flebilmente - in città è scoppiato..."

Si fermò, lasciando spazio al ticchettio frenetico dei denti. Amy si accorse che Percy stava sudando, che goccioline di sudore imperlavano la sua fronte, nonostante quelle bassissime temperature. Forse aveva bisogno di togliersi il giubbotto, probabilmente doveva solo alleggerirsi. Si spostò di qualche centimetro verso il fratello, posando la manina sul cappotto.

"Percy, forse dovresti toglierti il giubbot..."

"Zitta, denti di coniglio..." sbottò in tono aggressivo.

Amy dovette ingoiare quelle parole come se fosse stata obbligata ad ingerire sassi duri e appuntiti. Ma non si arrese.

"Perché mi dici queste cose? Io voglio solo aiutar..."

"Ho detto, zitta! Sei troppo piccola per capire cosa sta succedendo. Continua a vivere nel tuo mondo e non scocciarmi!"

Amy sospirò, delusa.

"No, ti sbagli, Percy. Capisco eccome..."

"Ah, sì? Davvero!? E allora sentiamo cosa pensi di tutto quest..."

"Ehi, ehi, basta voi due." li interruppe Patrick, strascicando tutte le parole.

Amy e Percy si zittirono per qualche istante, finchè poi non ripresero.

"Sì, certo papà... Amy non capisce niente e dovrei starmi zitto?"

"Oddio, Percy e io che ne so... non mettetemi in mezzo..."

"Grazie papà, come al solito sei utile come un coltello senza lama..."

"BASTA TUTTI QUANTI! - li ammutolì Cathy - NON È FACILE PER NESSUNO, LO CAPISCO. MA DOBBIAMO AIUTARCI A VICENDA, RIMANENDO LUCIDI E NON DISTRAENDOCI PER COSE FUTILI. D'ACCORDO?!"

Nessuna risposta.

"D'ACCORDO?"

"Sì." risposero all'unisono.

Il potere della mamma era il potere della mamma, Amy era certa di questa cosa. Quando ordinava qualcosa, quando chiedeva delle informazioni, pretendeva una risposta all'istante, nessuno doveva disobbedirle. In macchina calò nuovamente il silenzio, lo stesso ronzio fastidioso dei momenti in cui nessuno parla.

AmyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora