Capitolo 3 - Orsetti gommosi

21 0 0
                                    

Mi do un piccolo pizzicotto sul braccio, perché non mi sembra vero

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Mi do un piccolo pizzicotto sul braccio, perché non mi sembra vero.

Sinceramente non capisco perché Alessandro mi stia accompagnando in classe, ce l'avrei fatta benissimo da sola, ma perché rovinare tutto?

Per la cronaca, sarei riuscita ad arrivare nella mia classe anche da sola, ma se ti ritrovassi un bonazzo davanti a te che vuole aiutarti... beh... la risposta è più che ovvia. E stranamente la mia ansia sociale non ha preso piede. Almeno, non ancora.

Mi sta tenendo la mano per farmi strada tra una folla di adolescenti sfaticati. Il calore delle sue mani e morbide avvolge saldamente la mia mano, come se non voglia lasciarmi mai, in un calore eterno. Sento i suoi anelli di metallo lisci a contatto con le mie dita.

Sento le farfalle nello stomaco. Strano che io mi regga ancora in piedi. Le mie gambe vacillano ad ogni passo. Ah, per chi non lo avesse capito, Alessandro mi piace da morire, mi pare abbastanza ovvio. Ci conosciamo da tantissimo tempo, da quando siamo piccoli, ma non abbiamo mai interagito molto... condividevamo quei silenzi che insieme sembravano meno soffocanti. Comunque, credo incarni quasi tutte le qualità che ho elencato prima; alcune non so... comunque lui è intelligente, gentile, altruista, bellissimo (complimenti alla mia futura suocera) ed è davanti a me!

Fa' qualcosa! Ringrazialo, sorridi, chiedigli come stia... qualcosa!

«È questa la tua classe?» mi chiede, distraendomi dai preparativi per il nostro matrimonio.

«Oh, sì... grazie...». Evado il suo sguardo e gli chiedo: «Senti... sempre che tu abbia voglia... ti piacerebbe restare? Anche solo per un po'... solo che tu non abbia nient'altro da fare, eh...»

Ma cosa ti fa pensare il fatto che voglia rimanere? È con i suoi amici, no? Lascialo sfogare, non pressarlo che non gli piaci neanche...

«Sì, certo, mi piacerebbe molto!» e sorride... il suo sorriso è unico, ha un non so che di confortante... Non sembra uno di quei sorrisi forzati, lui, a quanto ho capito, è una persona molto spontanea in tutto ciò che fa. Sento una leggera fitta alla nuca e le guance che mi formicolano.

Entriamo in classe, appoggiamo gli zaini su due banchi e ci sediamo.

«Vuoi?» mi chiede porgendomi una busta di orsetti gommosi.

Che dolce che è!

«Sì, grazie! Quelli rossi sono i miei preferiti! Quali ti piacciono di più?» e arrossisco. Sto basando una conversazione su delle caramelle, assurdo. Meglio che stare fermi in silenzio, no? «Io non ho nulla, però...» e guardo nel mio zaino.

«Ma figurati! Io non ho mai pensato a quali fossero i miei preferiti, forse quelli verdi...» mi guarda e mi regala uno dei suoi sorrisi. Un'altra fitta.

Non mi guarda di sfuggita, no, mi guarda dritto negli occhi e mantiene lo sguardo... ogni volta che lo fa mi perdo nei suoi occhi azzurri come il ghiaccio che, però, non sono affatto freddi o spigolosi, sono... dolci e gentili. Ti accolgono come un'ondata di brezza fresca quando spalanchi la finestra una mattina di primavera... Sembra che vogliano dirti: "Ci sono, puoi parlarmi..."; sono unici, questo è certo.

Ma sì, chissene.

«Non te l'ho mai detto, ma... hai dei bei occhi... azzurri come il ghiaccio... Credo che te lo dicano molto spesso, no?» imbarazzata, incrocio il suo sguardo.

Che impacciata.

«Beh... in realtà no...» e porta il suo sguardo in basso con un piccolo sorrisino che gli spunta sulle labbra. Formicolio alle guance.

«Credo sia un peccato... insomma... non tutti hanno degli occhi così particolari... Quando una cosa è bella bisogna riconoscerlo» gli confido, un po' più sciolta rispetto a qualche minuto fa.

«Grazie, anche i tuoi sono molto belli! La sfumatura tra azzurro e grigio è molto insolita!»

Dolce, dolce, dolce!

L'avrà detto per buon costume e basta? Per mentire così bene, allora, dovrebbe fare l'attore. Credo lo pensi davvero. Almeno, spero.

«Senti... prima ho visto che hai un libro di Percy Jackson nello zaino...» indaga.

«Oh, sì! Mi piacciono molto, li ho letti tutti tre volte, circa. A te piacciono?». Spera per te che ti piacciano, altrimenti non so come la potrei prendere...

I libri uniscono le persone e fanno riflettere sui sentimenti. Si dice che una persona che legge i tuoi stessi libri abbia una mappa per la tua anima, o una cosa simile.

«Sì, mi piacciono molto! Poi Rick scrive benissimo, ogni volta mi sembra di star prendendo parte a tutto quello che fanno i personaggi. Poi ha quella punta di sarcasmo che rende il tutto più piacevole e scorrevole di quanto non sia già!» dichiara raggiante.

Abbiamo gli stessi gusti nei libri, le stesse opinioni e lui è così... mhh! Non riesco a descrivere quanto mi senta al sicuro con lui: mi ascolta, è dolce e ti resta vicino. Questo dice molto sulla sua personalità.

«Infatti! Poi l'alchimia tra tutti i personaggi è bellissima. Si comprendono senza bisogno di dire nulla, anche se alcuni, la maggior parte delle volte, non ci arrivano, ma non gliene possiamo fare una colpa» ironizzo io con un sorriso.

Lui ride spensierato. La sua risata frizzantina è come una melodia per me. Sarò io un po' montata con la testa che sento cose che non esistono e le interpreto per come sono più congeniali per me.

«In effetti è vero, sia che si capiscano al volo sia che a volte non facciano caso a ciò che uno intenda. O magari lo capiscono, ma lo negano a loro stessi...» e le parole fluttuano nell'aria, accompagnate da una leggera e quasi impercettibile nota di malinconia.

Smart LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora