Eravamo come non lo siamo mai stati schiavi dei nostri ricordi,con ai polsi le manette dei sogni.
Io mi ero trasferito un paio d'anni prima,lasciai Centocelle all'età di sette anni e da quel momento non avevo più sentito parlare di lui. Lasciai quella che era stata la mia casa di giorno e un mondo da studiare di notte,quando i sabato sera non riuscivo a prendere sonno e dall'angolo del terrazzo scrutavo il vicinato o semplicemente le luci della città.
Studiavo l'inquietudine dell'atmosfera,ma a quell'età ancora non capivo,me ne resi conto subito dopo di essere un tipo diverso dal resto,ben presto capii che la mia vita sarebbe stata una guerra e che non sarebbe bastata una trincea per schivare i colpi all'anima.
Mi trasferì nel paese in cui tutt'ora vivo,dove sottraendo tutti i difetti tutto sommato non c'era nulla da scoprire,nulla che destasse la mia curiosità.
I primi tempi furono un vero e proprio inferno,ero un fantasma che viveva dietro le finestre con le tapparelle abbassate,dove dai loro fori passai la prima estate ad osservare i bimbi che giocavano sui marciapiedi ,li stessi che mi sfottevano per il mio accento,li stessi con cui avrei legato,li stessi che mi avrebbero tradito.
Perché la vita è un ciclo.
Siamo dei pupazzi con le vertigini che vivono tra alti e bassi,che vanno avanti per inerzia,per pareggiare i conti col mondo,che passano una vita a camminare verso il lato sbagliato senza contare i passi.
Anche il resto dell'anno fu così. A scuola non mi adattai,tutti erano amici da tempo,loro i pomeriggi stavano insieme,li stessi che io passavo da solo,con la mia PS1 grigia e i Digimon,come sempre.
Di tanto in tanto sentivo qualche amico dell'ex condominio. Mi raccontavano i loro sogni,le loro giornate e dei ragazzi allo skatepark,ed io non sapevo cosa rispondere,pensavo che la mia vita era una cosa che si ripeteva,un susseguirsi di cose noiose durante tutte le giornate. Una vita monotona disse la mia maestra quando mi chiese di parlare di me e del mio giorno speciale.
Tanto fu che non ricevetti più nessuna chiamata.
Stessi sogni,posti diversi,amici persi.
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I tempi duri dei sognatori
Short StoryUn pensiero di troppo per una parola in meno,il silenzio di una vita,la matita con cui Daniele disegna ogni giorno un sorriso sul suo volto,le lacrime di Marco,i pensieri che affollano la mente,le cicatrici delle bugie e le pallottole nel cuore da c...