/2/ venerdì sacro

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Il giorno arrivò. Il venerdì, uno dei giorni in cui un ragazzo normale direbbe "menomale, é l'ultimo giorno di scuola e poi c'é il weekend". Beh, per me era diverso, quel giorno me ne sarei andato. Non mi persi in chiacchiere, il venerdì sera, alle 23:37, mi vestii, con una maglietta nera tre volte più grossa di me, come mio solito, dei jeans a loro volta larghissimi, mi lasciai i dread sciolti, ma comunque mi misi una bandana nera sulla fronte per far rimanere i dread dietro. Mi misi lo zaino in spalla, lo stesso che mi preparai per venire qui. Piano piano uscii dalla mia stanza, seguendo il corridoio, ma qualcosa mi fermò.

Mi fermai a guardare la porta della stanza di Bill, nella testa mi rimbombava la frase non finita di Gustav, che diceva che molto probabilmente dopo l'incendio nessuno sarebbe sopravvissuto...

Stetti piú o meno 5 minuti davanti a quella porta, quando mi decisi a bussare. Bussai piano, non volevo fosse troppo sconvolgente.

Bill aprì la porta, con lo stesso pigiama, struccato e con i capelli un po' in disordine, quando mi vide vestito e con lo zaino in spalla la sua aspressione cambiò.

<<Che succede?>>

A tutta quell'innocenza mi toccò prendere un bel respiro, e parlare con calma, senza sembrare allarmante.

<<Mettiti le scarpe>>

<<Come?..>>

<<Non abbiamo molto tempo, sbrigati>>

Bill mi guardò malissimo, non sembrava intento a fare come dicevo, allora di scatto lo presi in braccio come un sacco di patate, caricandolo su una spalla, e continuando verso l'uscita. Il corvino si dimenava, in un certo senso era carino vederlo combattere inutilmente per liberarsi dalla mia presa. Intanto gli feci qualche domanda.

<<Dov'é che i tuoi genitori tengono i soldi esattamente>>

<<Mettimi giù cazzo! Giuro che chiamo la polizia pezzo di merda>>

A tutta quella serietà mi misi a ridere, intanto eravamo fuori casa, attraversai la strada, ancora con Bill caricato su una spalla, e poggiandolo sulla panchina della fermata dell'autobus. Si dimenava in qualsiasi modo, inutilmente.

<<Sta fermo ti sto aiutando>>

<<Mi stai rapendo!>> Bill disse, e continuò a dimenarsi fra le mie braccia, stavo perdendo la pazienza.

Continuava a dimenarsi, io non sapevo che fare...

Gli diedi uno schiaffo, forte.

Lo feci stordire per un po', mi guardava scioccato, colsi l'occasione per girarmi e vedere i miei presunti aiutanti arrivare.

<<Tomas, giusto?>> Chiese uno di loro.

<<Si>> risposi casualmente, ignorando il pianto silenzioso di Bill, e penso che l'altro ragazzo stava facendo lo stesso.

<<Gli altri due sono già dentro a cercare cose di valore, a momenti dovrebbero uscire, intanto vado a preparare la macchina.>>

Ho annuito, poggiandomi ad un palo vicino la fermata dell'autobus, chiamando al telefono Gustav.

<<Oi Tom, come procede>>

<<Tutto bene, i ragazzi stanno uscendo dalla casa, da quel che vedo gli zaini sono stracolmi di roba.>>

<<Bene, quindi hai intenzione di portarti appresso il frocetto?>>

Guardai Bill per qualche secondo, tremava e si abbracciava le ginocchia mentre singhiozzava.

a lovely gangstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora