Chiodo non è che sia nato già grande, è stato un ragazzino, si è capito.
Così come si è venduto tutto quello che aveva, portandosi a casa tre scatoloni che avevano fatto incazzare come una iena sua madre, solo perchè si era fissato con l'idea di diventare DJ, così aveva preso anche quella specie di prima cotta molto seriamente, tanto da mettere quasi allo stesso livello le due cose.
Lei era Greta, e in realtà di anni ne aveva sedici. Fisicamente era uno scricciolino, pelle chiara, capelli lisci, sguardo che non ti fissa mai per più di qualche attimo prima di distogliersi. Il padre, jazzista dilettante, l'aveva avviata al clarino e lei bene o male stava imparando, dipanandosi con il liceo classico, guarda caso.
Riassunto. Lei, figlia di jazzista, sedicenne minuta, clarinettista, liceo classico.
Io, figlio di stronzi, quattordicenne troppo alto, fissato con la musica da discoteca, traballante all'ITI.
Che bello raccontare l'amore impossibile, in realtà non era stato così impossibile, a parte che le avevo detto che di anni ne avevo già quindici, proprio perché speravo di non perderla per la strada. Nel percorso tra il negozio e la stazione dei pullman avevamo parlato un sacco, complice forse quella cosa della musica, e devo essere onesto, avevo fatto i salti mortali per non sembrare un cretino che campava di Festivalbar.
Fino alla stazione avevamo continuato a parlare, anche dell'autogestione, delle vacanze di natale, e di quando sarebbe finita la scuola per tornare al mare, del mare, del caldo, di dove andavamo e cosa facevamo in estate. Dello Steccalecca e del Supermario e del fatto che avevo passato un'estate piuttosto complicata a fare bagnino, barista, cameriere e tutto il resto.
Mi chiedevo continuamente se fossi noioso o se me la stessi cavando, speravo nella seconda e lasciavo correre i minuti.
E i pullman, dato che era passato quello delle sei e venti per Cervia.
«Quello è il tuo pullman?».
«No, quello va dall'altra parte di Cervia, il mio arriva tra un po', non ho fretta, te non hai freddo?».
«No, tranquillo, sono ben imbottita».
Alle sette passate, quando ci eravamo mollati senza il coraggio di chiederle un numero, avevo iniziato a domandarmi come cazzo sarei tornato a casa perchè il pullman delle sei e venti era ovviamente l'ultimo della giornata e chiamare i miei voleva dire sentire lamentele a non finire per tutto il viaggio. Avevo optato per il treno, fino a Rimini, poi fino a Cervia, ciuffando una bici con il cestino, presentandomi a casa a un orario assurdo, con una pila di scatoloni e dovendo più o meno spiegare tutto ai miei.
Non era andata molto bene, diciamo. Era arrivata anche mia nonna a sentire cos'era successo dopo tutte quelle grida. Poi era arrivato anche mio nonno, allora mio padre si era un po' calmato, aveva spiegato a grandi parole quello che era successo, e mio nonno lo aveva liquidato in fretta:
«U i ni foss ad burdell ch' i'n t'ven a dmandé di baioc par tu dla roba e i s'arenza, dai va là andiv a let». e rivolto a me «T'ci propì un pataca»..
Ed era finito tutto, come se due frasi in dialetto fossero una formula magica. Io non mi ero nemmeno fatto la doccia, ero andato con i miei scatoloni in camera, un paio di cuffie scrause in testa, avevo assemblato il mixer ed i giradischi ed avevo iniziato a passare da un disco all'altro dei miei cinque vinili terribilmente usurati, comprati per due spiccioli da Stanghellini che probabilmente li usava come sottopiatti.
«Ale, io non voglio litigare di nuovo, ma ti rendi conto dell'ora?».
Mio padre mi aveva trascinato di nuovo nel mondo reale, sbuffando, stropicciandosi gli occhi, era in pigiama sullo stipite della porta di camera mia. Automaticamente avevo guardato la sveglia: mezzanotte e tre quarti, abominevolmente tardi per il Cecchi Alessandro del 1993. Il mio massimo tirare tardi era per guardare NBA Action su Telemontecarlo il venerdì sera, e anche per quello a casa mia ero sempre a rischio burrasca.
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Autogestione
Teen Fiction«Questi minuti vi siano da lezione per capire che in questi quindici giorni avete un po' giocato a fare i grandi. Sarebbe già buona cosa se alla fine arriverete a capire che non usufruire del vostro diritto e dovere di studenti è stata una forma di...