Bugia

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I tuoi racconti, Vampiro, sono sempre stati solitari, tanto da farmi pensare non ci sia stato nessuno che valga la pena ricordare nella tua dannazione eterna. Una parte di me, la più egoista, sperava che questo mondo non avesse riservato nulla di buono a un mostro come te; non dopo aver restituito solo solitudine e dolore a me.

Ma stasera sembri voler contraddire questa mia convinzione.

Il tuo sguardo si rilassa, tutto d'un tratto, e le labbra si curvano in un sorriso dolce. È un po' come quando, dopo i nostri incontri, ti soffermi a guardarmi con palpebre pesanti. Ma no, sono solo illusioni... quello sguardo non ha nulla a che vedere con me. A dire il vero, non l'ho mai visto prima sul tuo viso.

Mentre mi parli del tuo amore perduto, che di perduto non ha nulla, vorrei essere felice per te e capire quello che provi. Vorrei poter dire di comprendere il tuo dolore per un amante perduto e un sogno mai realizzato. Ma, mentre parli, provo solo rabbia.

Non trovi sia ingiusto? Un mostro non dovrebbe custodire qualcosa di così raro in un petto vuoto che nemmeno palpita. E quell'uomo del quale parli, mostro come te, non merita di vivere nei tuoi ricordi, quando a stringerti sono io.

Parli di amore, Vampiro, tu che sei senza anima. Parli di libertà, tu che non avrai mai pace, né in vita né in morte. Parli di cose che io non ho avuto e non posso comprendere.

Dio mi perdoni se, in mezzo a tutta quella rabbia e quella paura, mi riempio di invidia.

*

Malta, 1770

L'ostia gli era andata giù a fatica. Mizrak, chino sull'altare, la sentiva ancora in gola. Come avrebbe fatto a concludere la veglia?

I discepoli e gli apprendisti cavalieri si erano radunati in chiesa per rivolgere un'ultima preghiera a Tristian e aspettavano di essere congedati. "Vorresti dire due parole sul maestro?" gli avevano chiesto. Mizrak non era ancora riuscito a trovare quelle giuste.

Passi affrettati risalirono la navata centrale e si fermarono accanto a lui. «Figliolo, faresti meglio ad andare.»

«Prima finisco la preghiera, Padre, arrivo fra poco.» Mizrak aveva riconosciuto la voce del diacono.

«Fra poco potrebbe essere troppo tardi. Gli ho già dato l'estrema unzione.»

Mizrak alzò lo sguardo e annuì piano.

Avevano portato il Maestro in una stanza della torre sud. Nel corridoio aspettavano una decina di bambini, tutti con gli occhi rossi ed espressioni gravi.

Dalla porta socchiusa, filtrava un raggio di sole.

All'interno, c'erano due donne. La prima girava per la stanza facendo oscillare il turibolo e riempiendo l'aria d'incenso. La seconda, seduta al capezzale, pregava a voce bassa, il rosario tra le mani e il viso celato dalle tende del letto a baldacchino.

Quando Mizrak entrò, entrambe le sorelle, senza dire una parola, si spostarono sul balcone.

Dalla portafinestra, si vedevano solo cielo e mare. Tristian era sdraiato nelle lenzuola di lino, il sole gli sfiorava la pelle macchiata. Aveva le labbra socchiuse e gli occhi aperti, fissi sul soffitto. Era invecchiato molto, prima del tempo, ma la morte faceva quell'effetto, rendeva ogni cosa sulla quale allungava le dita più brutta e angosciante.

Mizrak si mise seduto e gli prese una mano, unta di olio. «Maestro, riuscite a sentirmi?»

In risposta, solo il frinire delle cicale e il fischio del respiro di Tristian.

«Sono Mizrak. È da un po' che non ci vediamo, ma confido vi ricordiate di me anche se sono un uomo, ormai. Ho studiato tanto, Maestro, ho imparato diversi libri della Bibbia a memoria e in loro ho trovato risposte che pensavo di non avere. Ci tenevo a dirvelo prima che... Non sentite nemmeno quello che dico, vero?» Mizrak si corrucciò e usò l'olio sulla fronte di Tristian per segnare una croce. «Preghiamo insieme, Maestro, un'ultima volta, vi aiuto io.» Gli baciò la mano e recitò «Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 26 ⏰

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