Il Vampiro parla molto. Non gli serve una risposta, ma qualcuno che ascolti. Mentre racconta, vedo con l'occhio della mente il Nuovo Mondo, navi con vele bianche, terre sconfinate, boschi umidi più grandi della Francia, no, dell'Europa intera! Alcuni dei suoi ricordi risalgono a prima che perdesse l'anima, l'ho capito dal tono malinconico. Non mi dispiace starlo a sentire. Amo ancora le storie e i suoi mostri, mi perdo fra le contraddizioni del mondo e le mie.
Le parole scivolano fra noi senza fatica. C'è trasporto, un'insolita intesa, voglia recondita di condivisione. La solitudine, senza un'anima e senza un dio, deve essere stata meno amara per lui, immagino.
Lo ascolto in silenzio, mentre nell'oscurità davanti ai miei occhi si dipingono piogge senza fine, piramidi di gradini erette per il cielo e le stelle, animali dalle proporzioni bizzarre e frutti mai assaggiati. Mi sembra di sentirne la dolcezza sulla bocca, ma mi accorgo tardi che è il suo sapore.
Il bacio mi coglie alla sprovvista. Non per com'è arrivato, nel buio senza preavviso, ma perché è lento, privo di fretta o vergogna. Il Vampiro, come il Drago, conosce se stesso e la sua natura. L'accetta e non la teme. Comprendo solo ora che è lì che sta la sua bellezza. Nella sua sicurezza c'è un'innocenza che sento di aver perduto tanto tempo fa.
Quando sorge il sole, sono ancora al suo fianco e non so più chi sia l'eroe con la lancia e chi il mostro sconfitto.
*
Malta, 1764
«Faccio io il Cavaliere.» Andre prese un bastone e lo ripulì da germogli e rametti.
Mizrak ne cercò uno simile tra l'erba secca, ma Andre scosse la testa. «I draghi non hanno lance.» Fendette l'aria con il bastone. «Non hanno nemmeno le mani per impugnarle.» Si mise in posa fiera e alzò il bastone al cielo. Il sole, fra le fronde dell'ulivo, lo illuminava come provvidenza divina. «Le tue armi sono solo artigli, coda e respiro di fuoco.»
«Solo?» Mizrak si rannicchiò sulle gambe, le mani fra la sabbia e mostrò i denti. «Stai pronto, Cavaliere.» Fece un ringhio, immaginando come potesse essere la voce del drago, e balzò verso Andre.
Lui però era agile. Il maestro Tristian diceva sempre che Andre sarebbe diventato un Cavaliere presto. Vedeva le cose prima degli altri e che eccezionale perché Dio aveva baciato i suoi occhi quando era nato. Di Mizrak, invece, il Maestro diceva che Dio lo aveva toccato una solo volta, quando l'aveva condotto in fasce alle porte dell'Abbazia. Diceva che avrebbe dovuto ringraziare per il resto della sua vita per quell'unico gesto e non pretendere nulla di più.
Raramente il Maestro sbagliava: infatti, Andre schivò senza fatica e Mizrak finì a terra, sollevando una nuvola di polvere.
«Il drago ha soffiato il suo fuoco sul villaggio!» Senza dargli tregua, Andre caricò la lancia come un vero combattente. Fin da quando era piccolo aveva osservato suo zio, Cavaliere dell'Ordine, e lo aveva imitato in ogni gesto. «Arrenditi, mostro, o perirai sotto alla mia lancia!»
Forse, si aspettava che Mizrak stesse al gioco. Ma, anche se il Drago non era agile come lui e non aveva Dio dalla sua parte, era più forte e non si sarebbe lasciato sconfiggere così facilmente. Mizrak si accucciò di nuovo e, con un ringhio più convinto, si gettò su Andre, afferrandolo in vita e portandolo a terra con sé.
Mentre ruzzolavano giù per la lieve pendenza del cortile, non riuscivano a smettere di ridere.
«Ti ho sconfitto!» Mizrak si fermò sopra di lui. «Arrenditi!» disse, mentre riprendeva fiato.
«Mai!» Ande lottò, ma Mizrak gli bloccò i polsi.
Gli occhi di Andre erano lucidi per la polvere, verdi come le foglie novelle. Dalle sue labbra socchiuse usciva un alito caldo.
«Arrenditi,» ripeté Mizrak a bassa voce. Con un misto di adrenalina e paura, gli diede un bacio casto e asciutto, come quello che il Maestro appoggiava sulle loro fronti.
Andre spalancò gli occhi, il respiro interrotto. «Ma cosa ti prende?» Spinse via Mizrak e si alzò. «Il Cavaliere dovrebbe vincere e il drago morire.» Si passò la manica sulla bocca. «Perché fai sempre tutto al contrario?» Andre sarebbe diventato un grande Cavaliere, un giorno, ma nella sua voce ora c'era ferocia. «Hanno ragione gli altri: devi ravvederti, perché hai il male dentro.»
Nei giorni successivi, Andre si spostò di qualche posto più in là in classe e non si presentò per i loro giochi pomeridiani. Iniziò a trascorrere il tempo con altri bambini, parlare e ridere di argomenti che, quando Mizrak si avvicinava, mutavano d'improvviso.
Mizrak passava il tempo da solo. Nel colore verde smeraldo delle lucertole che si arrampicavano sull'arenaria rivedeva il drago, ma da, da solo, non c'era divertimento nel fuggire con la mente e inventare storie né nell'andare in biblioteca la sera. Non aveva perso l'abitudine di sgattaiolare fuori dal letto di notte, però, nella speranza di trovare Andre ad aspettarlo.
Andre non si presentò mai e, una notte, Mizrak non trovò nemmeno il libro dei miti sullo scaffale. Al suo posto, qualcuno aveva messo la Bibbia.
«Devi smettere di pensare ai miti.» Tristian, nel patio dell'Abbazia, si segnò in viso e gli mise una mano sulla spalla. La croce bianca del tabarro arrivava a malapena all'altezza occhi di Mizrak. «È tempo che tu cresca come i tuoi compagni o resterai indietro. Loro hanno già chiaro quel che vogliono fare e dove vogliono essere assegnati. Se ti perdi in storie frivole, sprechi tempo prezioso.» Guardò la Bibbia che Mizrak aveva sottobraccio. «Sono felice tu abbia accettato il mio suggerimento,» disse. «Vedi, esistono cose ben peggiori in questo mondo dei mostri e dei draghi, cose che non possono essere rappresentate nei nostri libri.»
«Quindi, il drago non esiste, è solo un simbolo.» Mizrak, per un momento, colse lo sguardo inquisitorio del suo Maestro. «Ma allora contro cosa combatteva davvero San Giorgio?»
Tristian si mise seduto fra le colonne del porticato e Mizrak fece lo stesso, riluttante. «I draghi e i serpenti sono rappresentazioni del male, specialmente nelle terre dei pagani e dei senza Dio. Un tempo, rivolgevamo le nostre lance a loro, invocando San Giorgio. Oggi, cerchiamo quello stesso male dentro di noi.»
«E come facciamo a riconoscerlo?»
«A volte, devono essere gli altri a riportarci sulla strada giusta,» disse Tristian, prendendogli la mano e stingendola sulla Bibbia. «A noi non resta che sperare nel perdono di Dio.»
*
I capelli ricadono sul viso del Vampiro e si spargono sul mio petto. Glieli sposto leggermente e i suoi occhi, tra le palpebre socchiuse, si alzano su di me in cerca di una conferma. Gli sfioro la guancia e la bocca e lui mi asseconda, mi provoca, e sfiora le mie dita con la lingua violacea. Prova godimento nel tentarmi, nel vedermi cadere. Mi afferra la mano, unisce l'indice e il medio e se li porta alla bocca. Li bacia. Poi, li fa scivolare tra le labbra, le fauci, in un gesto volgare e dolce allo stesso tempo. I suoi denti potrebbero dilaniare la mia carne. Il mio corpo lo sente, mi sussurra di fuggire e sottrarmi a lui, ma sono più forte del mio istinto e spingo le dita per esplorare la bocca che ora sembra così calda.
Gli occhi del Vampiro si chiudono e il verso che emette è profano. È il male, il Diavolo. Egli è il Drago e io, senza armi e senza difese, riesco a vederlo per quello che è, riesco a riconoscerlo. Ma non a combatterlo.
Non posso nascondergli i miei pensieri. Sa che lo sto guardando con brama, che sono ammaliato dalla sua bellezza. Le sue labbra lasciano le mie dita e si aprono in un taglio ampio. Dio, perché hai voluto che il male fosse tanto bello? L'hai fatto per farmi cedere e fallire?
Le mani del Vampiro percorrono la mia pelle fino a stringersi nei fianchi. Sbuffi gelidi scendono sul mio torso, lungo l'addome e l'inguine. Là si fermano. «Impara a conoscere cosa desideri, Mizrak,» mi ammonisce, «solo così potrai averlo.»
Non voglio sentirlo, ora. Gli sposto gentilmente la testa per farlo scendere. La lingua lunga appare un istante tra le labbra, ma non riesco a guardare mentre la sua bocca mi avvolge di nuovo con il suo calore. Con la testa nel cuscino e gli occhi rivolti al soffitto, affondo le mani nei suoi capelli e, nella resa, trovo finalmente un po' di pace dalla lunga battaglia.
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Castlevania: From Eden
Фанфіки"La fede è una compagna nei momenti più difficili, quando il mondo ti abbandona." "Oh, il mondo ti ha abbandonato, Mizrak?" Mizrak riesce finalmente a incontrare il mostro dei miti che leggeva da bambino e scopre di non averne paura. WARNING: temati...