Capitolo 2

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Per lei

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Per lei. Tutto per lei.

OLTRE L'ETERNITÀ

Giovanni

Non feci altro che rimuginare su quella faccenda tanto da aver potuto chiudere occhio per tutta la notte. Ero ormai sveglio e già vestito fin dall'alba, mentre "l'intrusa" ancora dormiva.
A quel punto, lasciai tintinnare il cucchiaio contro il bordo della tazza e finalmente si mosse girandosi lievemente. Si stiracchiò con le braccia e stropicciò gli occhi e colpii il cucchiaio contro il tavolo tanto da fare più rumore. Osservò la mia espressione contrariata attraverso gli occhiali da lettura e, per un momento, restò pietrificata. Quando mise a fuoco si issò con le braccia strozzando un piccolo urlo nella gola.

«Buongiorno»

«Dottore?»

«Desidera caffè o cornetto?» le chiesi tanto per essere cortese e la ragazza si alzò in piedi.

«Dottore, mi scusi tanto» Tese il braccio verso di me e intanto bevvi il caffè con assoluta calma: «P-Posso spiegarle tutto. Ecco... Si starà chiedendo, perché sono qui? E... E mi sembra logico da parte sua» Si mise a sistemare la coperta come meglio poteva, per poi guardarmi di rimando. «Ieri sono venuta a pulire, ma giuro che non pensavo di fermarmi!»

«Calma, Fernanda. Prenda pure fiato e mi dica tutto.» la bloccai con sguardo impassibile.

«Federica» mi corresse.

«Lo sistemi più tardi» le indicai la coperta che stava ripiegando e che lasciò scivolare sul divano.

«Sì...» Si fermò del tutto e inumidì le labbra carnose.

«La ascolto allora» Tornai a prendere il mio caffè bollente e fece qualche passo in avanti, torturandosi le mani.

«Vede, ho un problema serio. Io e mia sorella siamo rimaste senza casa. Sono un po' in arretrato con l'affitto. Spendo quasi tutti i soldi che guadagno nella retta universitaria di Angelina e...— » abbassai lo sguardo verso il basso. «Visto che non ho pagato l'affitto per tempo, il proprietario ha cambiato la serratura, e adesso non so cosa fare.»

Appoggiai la tazza sul tavolo e tolsi gli occhiali, riponendoli nel loro cofanetto.

«Quindi, dato che non avevi una sistemazione, hai pensato di fermarti a dormire qui, corretto?»

«Per una notte. Per una notte soltanto. Non sapevo proprio cosa inventarmi e appunto non sapevo da chi andare. Non ho nessuno qui a Milano.» Agitò le mani in aria compulsivamente. «Mi scusi, mi dispiace enormemente. Le chiedo scusa. Comunque, le assicuro che non era mai successo in passato.»

Lo squillo del mio cellulare mi distolse dalla conversazione e risposi prontamente. "Come sta il paziente? Mhm, il farmaco per le crisi epilettiche non ha fatto effetto. Quando è stato fatto l'esame del sangue?" Annuii. "Ripetetelo e poi rivedremo la cura." Salutai il collega dalla parte opposta mentre la ragazza si stava impegnando a mettere a posto quel disordine.

Oltre l'eternità (storia breve)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora