22 gennaio 2023

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Prima di sedermi a scrivere queste "pagine di riflessione malinconica" seguo sempre (sempre è un parolone: tre volte, questa compresa) una routine: metto la rotazione automatica su spotify, selezionando però come prima canzone Sweet Creature di Harry Styles, giusto per dare un consiglio al caro algoritmo sulla tipologia di canzoni da propormi. Successivamente accendo le lucette appese in camera e spengo quella principale, per creare l'atmosfera giusta. In seguito, accendo la mia candela profumata "autumn sunset" e sorseggio un tè caldo.Mi posiziono davanti alla finestra e osservo il riflesso delle lucine e della candela sul vetro, cercando, allo stesso tempo, di scorgere le "luci della notte" della città (nel mio caso: la scritta luminosa "ANTOVENETA"di un palazzone). 

Non lo so, questa cosa genera in me una sorta di conforto, mi sento di ricavare per me stessa un momento di estrema intimità, favorendo l'introspezione. Mi sento come se fossi la protagonista di un film, come se fossi la protagonista della mia vita, in un senso positivo, perché essere immersa in questa realtà mi fa sentire potente, rilassata e felice. È l'unico momento in cui sono felice della mia introspezione. 

Probabilmente cercare di scrivere i miei pensieri li rende meno frustranti, probabilmente l'atmosfera creata li rende più accettabili e belli per osmosi. 

Fatto sta che oggi sono felice di una cosa: della bellezza del perdono. 

Vivo la mia vita in costante stato di incazzatura: sono spesso arrabbiata, sento che la vita è spesso ingiusta e le persone anche. Rimango spesso delusa. È così facile però, perdonare. Meno perdonarsi. 

Oggi ho perdonato, me stessa per non essere sempre accettabile, per essere fonte di sofferenza e frustrazione. 

Ho sempre odiato l'idea di essere fonte di frustrazione tristezza, infatti ho spesso cercato persone negative, che facessero parte della mia vita per farmi sentire meno sbagliata, erano loro le stronze e io la buona. In quelle circostanze non mi sentivo la persona orribile che sento di essere normalmente. 

Mi piaceva poter soffrire, essere vittima e cercata. Mi piaceva non sentirmi in difetto per una volta. 

Qua sorge una domanda spontanea: perché mi sento in difetto? Non ne ho idea. 

Ora ho gli occhi lucidi. Cosa mi ha fatto sentire in difetto? Chi? 

Forse troverò la risposta tra un po'. 

Sento una voglia incredibile di esplodere. Di esplodere di possibilità, di opportunità. Sento di poter fare tanto in questa vita e mi scoccia così tanto passare le mie giornate offuscata da questa perenne tristezza. Mi annebbia la vita, mi annebbia la mente, mi annebbia ogni cosa. È proprio questa sensazione di stare sprecando tanto che mi fa sentire sprecata e il che mi fa sentire triste, ma è la tristezza a farmi sentire così. 

Tutto è connesso, ciò vorrebbe dire che se c'è connessione, una volta trovata la chiave di soluzione del problema questa soluzione dovrebbe risolvere l'intero circolo. Ecco, peccato che la chiave in questione sia un super premio ambito: me stessa. Devo trovare me stessa. 

Chi sono io però?

L'abisso della non azioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora