1. Intro

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Iniziare è sempre stata per me la parte più difficile, peggio che terminare, e quel che leggerai lo dimostrerà. Questo flusso di coscienza e ricordi è rivolto a te, lettore, e a uno in particolare, il protagonista di questa folle vicenda, carica di emozioni, la maggior parte represse, di turbamenti e di incomprensioni, che avrei dovuto proteggere meglio. È incredibile come anche lontano fisicamente e con la mente sia riuscito a darmi la forza di trasformare il dolore della tua figurata perdita in un libro a capitoli, un libro che non so a che finale sarà destinato. In tanti, troppi anzi, non hanno mai pensato per lungo tempo di mettersi nei miei panni, ma mi auguro che chi avrà intenzione di navigare nelle mie parole trovi anche la sensibilità di immedesimarsi in me.

Ho il cuore spezzato e un pezzo non verrà più ripristinato, perché quel pezzo ce l'hai tu e non so che cosa ne hai fatto ma posso immaginare: nemmeno ti sei accorto che ti ho dato una parte di me. Mi sono umiliata fino a scegliere di convivere con un cuore squartato dalla tua indifferenza e immaturità, senza la possibilità di un confronto sano, faccia a faccia, guardandosi negli occhi. Forse la mia condanna è stato il mio viso inespressivo o che tendeva al riso quando ti raccontavo del male che i nostri amici mi facevano, come a sottovalutare la mia stessa situazione che mi ha portata a chiedere ulteriori aiuti psicologici e a scoprire cosa sono quelle "macchie di Rorschach" che Fedez cita nell'unica sua canzone che ritengo ascoltabile e che ti ho sempre dedicato, anche se non ti amo, ma litigavamo sempre, sempre per colpa loro. Tutto quel male è diventato sì qualcosa di molto più grande di noi, ma non per questo inaffrontabile, ma forse era più semplice considerarlo un ostacolo tremendamente difficile, lasciarsi sopraffare dal mostro e trasportare dal caso e dall'umore ballerino, dai brutti pensieri che ti teletrasportano dritto a piedi nudi sopra il balcone, proteso nel vuoto, pronto per la giravolta della morte. Eppure prima di questo epilogo si stava bene e mai troverò un movente e una spiegazione logica al perché sia dovuto cambiare tutto, al perché risultasse più divertente discriminare piuttosto che accogliere e includere. 

Per più di un anno la sottoscritta ha subito cyberbullismo da parte di un gruppo Telegram e quasi mai è stata difesa, per paura, indifferenza o un'errata convinzione che nulla sarebbe mutato. È stato un cambiamento improvviso, la punizione per essere stata al gioco dopo mesi che un utente faceva il troll flirtando con me. Siamo partiti dalle classiche battute di stampo sessista per poi proseguire con gli insulti personali, toccando anche la mia intelligenza e la mia memoria, dettagli che mi riportano a quando il mio ex ragazzo mi fece gaslighting nel tentativo di sottomettermi e censurarmi. Il mio sbaglio è stato quello di fidarmi troppo facilmente di persone che hanno usato deliberatamente tutte le mie debolezze per affossarmi e per un motivo imbarazzante e spaventoso, trovavano questa situazione molto divertente: le mie preghiere di smettere con queste vessazioni facevano sorridere e mi accusavano di essere permalosa, la classica persona a cui "non si può dire niente".

Tu non mi hai mai ascoltata davvero, per te erano solo esagerazioni, e non è la prima volta che vengo trattata come una stronza e accusata di ingigantire il tutto, mi è successo anche con il gruppo di amici del mio ex che hanno sempre sottovalutato la violenza psicologica a cui ero soggetta io e un'altra ragazza. Peccato che la pazza sclerata che non sa scherzare è andata in terapia e tale terapia ha subito un brusco cambiamento a causa di questo evento, che per me è stato traumatico. Io ho creduto che almeno noi saremmo sopravvissuti, eravamo un bel duetto, eravamo quel che sognavo in un'amicizia. Eri il mio Nini, una delle mie persone preferite, prima che il branco ti trascinasse via da me. Adesso della sottoscritta ti rimangono una foglia di alloro, due fumetti, due biglietti dello stadio mai usati e un pezzo del mio cuore avvolto nella carta della mia lettera. Ma prima di pensare a quel che abbiamo perso, mi piacerebbe ripercorrere le tappe un po' disordinate della nostra amicizia, a cui io ho dato veramente tutto pur di farla funzionare.

Ma hai rovinato tutto. Tu, non io, o almeno, io ho fatto il possibile a differenza tua per essere perlomeno umana.
Per te mi sarei buttata nel fuoco, fosse stato per me avrei realizzato ogni tuo sogno, ti avrei protetto e amato fino alla morte.

Chissà quanto mi volevi bene tu, che non volevi che ti facessi domande riguardo l'affetto che provavi per me perché costretto a utilizzare una sola risposta possibile pur di non ferirmi. Purtroppo la verità ferisce, ma è sempre meglio della menzogna, anche se spesso ci mette nelle condizioni di diventare cattivi con chi ci sta attorno: non sarà mai cattiveria se abbiamo in mente solo il bene altrui. Ecco, a me preme molto il bene che potevi provare per me, un bene che però non ti permetteva di essere sincero, un bene che selezionava con cura maniacale le parole da utilizzare. Ma questo, Nini, non è un bene autentico, è un bene occasionale e di facciata. Ma in fondo l'idea che ti eri fatto di me, di una pazza che non sapeva ironizzare, combaciava con le tue parole scelte con le pinze.

Sono arrabbiata, ma devo trasformare la mia ira in qualcosa di produttivo e ahimè, scrivere è l'unica attività possibile per smaltire il mio malessere. Non sono mai riuscita a dirti davvero tutto ciò che mi passava per la testa e questa è l'occasione perfetta per sfogare qualsiasi sentimento represso. Non ti assicuro la delicatezza, ma tutelerò la tua privacy: alcuni eventi li conosceremo solo io e te, per rispetto delle tue debolezze. Le mie le ho già deturpate abbastanza sui social e nella stesura di questo scritto lo farò ancora di più. Ormai sono abituata a dare fiducia indistinta alle persone, anche dopo quel che mi è successo, dopo che le mie debolezze sono state usate per abbattermi come un cervo a settembre. Ma tu ancora devi essere protetto. Io non riuscirò a proteggerti fino alla fine, ma ci provo.

Come stai Nini?

Questa domanda trovo che sia la più bella che si possa fare a una persona. Ormai l'umanità è rotta, è diventata superficiale, cattiva, incosciente, che basa i propri traguardi e la felicità nel fallimento di chi non sta molto a genio; dimentica troppo spesso di chiedere al prossimo come stia. Vorrei sapere se stai bene, se ogni tanto mi pensi, se senti ancora tutti i giorni le persone che mi hanno fatto tanto male. Spero con te si comportino ancora bene, ti adorino come hanno sempre fatto, perché sei tanto speciale quanto frastornato dall'affetto strano che quelle persone ti dimostrano. Da loro non ho mai percepito un minimo di sentimento vero e sano, tranne che da te. Sono stata ingannata persino da chi con me si era aperto, da chi trovava una spalla su cui piangere, tutto il bene che ho voluto andato in tangenziale, tutti gli sforzi per esserci sempre come appoggio sono stati vani, l'importante per loro era solo ferirmi, nient'altro, poco importava se sono una brava persona. Ma loro sono più divertenti di me, giusto?

Mi chiedo moralmente come sia possibile preferire i bulli alle vittime, cosa spinge la platea a non schierarsi e ad abbandonare chi è in difficoltà. Controlliamo troppo poco le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre parole; la gente si sofferma troppo sul karma degli altri e meno sul proprio, perdendo di vista gli obiettivi veri e importanti della vita, scartando le persone scomode anche se le uniche che hanno dimostrato di tenerci. Paradossale, vero? Ci sentiamo più al sicuro scappando dalle nostre responsabilità e paure. Tu hai sotterrato la tua purezza in favore di questo paradosso immorale, non so se solo per una questione di paure o di debolezza, ma voglio sperare che dai tuoi 23 anni possa imparare a riflettere sulle tue azioni che hanno portato alla stesura di questo libro, un libro senza futuro alcuno, ma che spero tuttavia arrivi da qualche parte.

Mi facevi venire voglia di futuro, ora per quanto io speri possa far parte del mio futuro, vorrei riaverti indietro in una veste più matura, spogliato del male che mi è stato procurato. Credo ancora in te e in quel che ho visto, ci voglio credere al massimo, perché tu non sei come loro.
Non sei malvagio come loro.
Non sei al loro servizio.
Non sei il loro pagliaccio.

Questo è il mio regalo di merda per i tuoi 23 anni. Fanne una buona e ragionata lettura.

Nini - mille pezzi meno unoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora