5. Fratello

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Mi chiedo e mi chiederò per sempre: ti piacevo prima di raccontarti la mia storia? Probabilmente non me lo dirai mai, non lo ammetterai mai, e se la risposta è "no", comunque non lo saprei mai. Vedi? Ritorna sempre l'ignoto, una delle cose che più mi angosciano al mondo. Da una parte è sempre doloroso non sapere.

4-5 giugno 2022. Quella notte, alle 3:30, ti chiesi un abbraccio che avrei voluto non finisse mai: sapendo come sarebbe andata a finire ti avrei stretto di più a me, ma ero sveglia da 20 ore, di cui 8 passate sotto il sole cocente, la stanchezza governava le mie ossa. A malapena riuscivo a reggermi in piedi, figurati a stringerti.
Ancora non capivo cosa provavo, chi eri per me, anzi, non mi facevo ancora questa domanda esistenziale, ma sappi che mentre ero al Parco Nord a vedere i My Chemical Romance, non facevo altro che pensare al fatto che ti avrei rivisto dopo: da un lato ero emozionata all'idea di vedere una delle mie band preferite live appena riunite, dall'altro non vedevo l'ora di scappare verso Piazza Maggiore e rivederti, parlarti di nuovo. Quello fu il nostro periodo migliore, dove ci dicevamo cose meravigliose e soprattutto in cui c'eri, ma d'altronde era anche un periodo in cui speravo che "prima o poi avrebbero smesso". La speranza che fosse un male passeggero rendeva più sano il nostro rapporto bellissimo che riempiva il mio cuore di gioia, la gioia di conoscere una persona stupenda come te, talmente buona e speciale che quasi mi dispiaceva passare il tempo al Parco Nord a mangiare panzerotti con una delle mie amiche più care, ma l'attesa era necessaria, ha reso la nottata più carica di emozioni positive e io mi sono vissuta un'esperienza rara.

"Greta, dopo il concerto vedi Nini"
E avevo la forza di affrontare il caldo, la polvere, la calca, l'attesa, la mancanza di fiato. I My Chemical Romance li ho vissuti a pieno perché sapevo che dopo c'eri tu ad aspettarmi, a coronare una giornata speciale nella mia città preferita. Eri in giro coi tuoi amici, un gruppetto che a me è piaciuto personalmente, legato da sani sentimenti, che sapeva scherzare, a partire dai buffi nomi con cui si sono presentati. So che probabilmente date le mie condizioni fisiche (puzzavo, ero bruciata in viso e avevi i capelli spettinati) non ho dato un'impressione idilliaca, però so che eventualmente se ripensano al fatto che fossi uscita da un concerto dopo 8 ore di coda metterebbero insieme i pezzi e penserebbero che sì, non era la versione migliore di Greta, ma era condizionata da fattori che non dipendevano da lei.
Mentre eravamo in giro per Bologna, tu hai cercato di difendere il mio bullo principale, dicendo che in fondo fosse un ragazzo d'oro. Non ho replicato più di tanto perché l'accanimento era iniziato "solo" da un mese e avevo la speranza che presto sarebbe finito tutto, ma mi sbagliavo, avrei dovuto risponderti per le rime, ma ci ho pensato poco: ero lì con te e non desideravo altro. E quell'abbraccio, il nostro primo abbraccio, è stato il finale perfetto. Non ti ho stretto forte non solo per l'esaurimento delle energie, ma anche perché molto banalmente ero sudata dalla testa ai piedi, avremmo potuto imitare Lady Gaga che abbraccia il senzatetto ma non mi sembrava il caso. Non appena hai girato le spalle per tornare a casa mi sei mancato, avrei voluto portarti via con me.

In quei giorni ho ragionato su quel che provassi per te e l'unica nota certa è che non fosse amore, cosa che mi confonde perché conoscevo un determinato tipo di farfalle nello stomaco. Dovevo scavare più a fondo, sempre di più, ed ecco che riappare un ricordo mai svanito del mio passato: è stato allora che ho capito che mi ricordassi tanto un mio vecchio amico, la persona più rilevante della mia vita, quella che più di chiunque altro mi ha aiutata a crescere e a maturare. Nei comportamenti, nei modi di fare e di pensare mi ricordavi tanto lui, che ho perso in modo assurdo, per un mio capriccio.

Aveva solo 10 anni quando si è fatto carico della mia più grande mancanza con la maturità che può avere un adulto e un padre. L'ho sempre visto (e lo vedo tuttora) come se fosse un fratello, il fratello che ho perso troppo presto, ancora prima che nascesse. È una perdita che sono riuscita ad accettare solo con la psicoterapia, a distanza di anni e sfogandomi tra le lacrime sulla sua tomba candida. Sono stati 4 anni bellissimi, in cui grazie al teatro riuscivamo a vederci due volte a settimana. Purtroppo la differenza di età disturbava i miei genitori, che non accettavano che io tredicenne avessi una bella amicizia con un ragazzino delle elementari. Questa loro incapacità di vedere la mia felicità a contatto con lui non mi ha consentito di essere sempre me stessa, mi nascondevo, evitavo di parlare di lui, non ci uscivo, ma quando ci vedevamo a teatro manifestavo tutto il bene che provavo per lui, anche troppo bene. Poi arrivarono quelle settimane di totale black out con il cervello: da quel bellissimo legame volevo di più, volevo più affetto, ma non era altro che l'ennesima responsabilità scaricata su un ragazzino che sì aveva una maturità fuori dal comune, ma rimaneva pur sempre un ragazzino. Di affetto ne ho avuto relativamente poco dalla mia famiglia, per questo ho sempre apprezzato gli abbracci, specie quelli senza preavviso. In ogni caso, lui dal punto di vista fisico rimaneva apatico, come era normale che fosse, ma io non riuscivo ad accettarlo. Usai la scusa di un suo segreto che non mi disse per sfancularlo a favore di un altro ragazzino che poi nel momento di vero bisogno mi abbandonò senza pensarci, cosa che lui in quattro anni mai aveva fatto: per tutta la durata della nostra amicizia mai mi aveva fatto sentire sola.

Dopo di lui non avevo mai più trovato una persona "degna" di quel ruolo tanto importante... fino a te: ti sei sentito caricato di una responsabilità che mai avrei voluto addossarti. L'ho fatto in passato e poi nel presente e da adulta ho rifatto lo stesso identico errore, seppur involontariamente. Anche per questo sono stata malissimo, non sapevo più come prenderti ed è stato proprio a causa di questa mia confidenza che tra noi le cose sono iniziate ad andare male. Solo una settimana prima ti eri anche preoccupato per la mia temporanea uscita dal gruppo Telegram, e poi ho rovinato tutto... ma non si può dire che non abbia provato a salvare la nostra amicizia, questo mai. Proprio nel momento in cui ti raccontai del mio fratellino, mi consigliasti uno dei libri di Anthony Robbins: "Come ottenere il meglio da sé e dagli altri", un'opera datata 1986 ma ancora molto attuale. Beh, quel libro l'ho acquistato e l'ho letto, ma onestamente, dato come ti sei comportato, non capisco cosa ti sia piaciuto al punto tale da consigliarmelo, non ho trovato niente del tuo io e questo mi fa pensare che il tuo livello di chiusura sia peggiore di quanto ci si aspetta. Riproverò in futuro a rileggerlo ma questa volta senza pensare a te, che hai scelto di dialogare col silenzio. È come affrontare un intervento a cuore aperto senza anestesia: si muore dal dolore, il dolore dell'ignoto che non ti rimarginerà mai la ferita. E pensi che sia giusto e più facile così. Robbins non avrebbe tollerato un comportamento simile.

Ma ti rivelo una cosa Nini: se mi avessi detto che provavi qualcosa per me, io avrei imparato ad amarti, anche al tempo, che ti vedevo solo come il fratello che non ho mai conosciuto. Col senno di poi sarebbe andata bene perché alla fine una parte di me ha veramente iniziato ad amarti, non so fino a che punto, ma come ti dissi qualche pagina indietro, sicuramente al punto da gettarmi nel fuoco per te sì, fino a lì l'interesse c'era. Fraterno o amoroso, è un sentimento mosso dal voler sapere che tutto nella tua vita stia andando bene e se così non fosse, dal desiderio di poter in qualche modo contribuire a ripristinare la linea positiva su cui dovresti sempre camminare. Eppure ci sono stati giorni in cui avrei voluto piuttosto spezzare il tuo equilibrio per pura cattiveria per poi fare la gnorri. Io ho subito un male profondissimo, so qual è il metodo giusto per uscirne, ma poi penso a queste scorciatoie buie che mi darebbero solo una soddisfazione temporanea: ti farei del male per farti provare un quarto di ciò che sto provando io ripensando al dolore che mi è stato recato, ma poi che succede? Non sarebbe più divertente, avrei i sensi di colpa, come li avrò una volta che questo libro sarà letto da altre persone. Per questo sopporterò, devo farlo per me, non è colpa mia, siete voi che mi avete spinto a questo sfogo. Non faccio nulla di illegale in fondo a differenza di quel che è stato fatto a me: mi hai pregato di non denunciare e ti ho accontentato, a scapito della mia salute mentale. Probabilmente non avrei denunciato mai perché mi vergognavo al tempo ma poi cosa ne sarebbe stato di noi? Non cambiava molto forse, ma peggio che non sentirsi proprio come adesso... A questo punto avrei fatto bene ad agire egoisticamente regalandomi una bella gita in questura, anzi, sarebbe stato un motivo per non volermi più sentire, motivo che ad oggi invece non esiste e questo mi fa salire il sangue al cervello. Non hai avuto un vero movente per allontanarmi, mi sono sempre comportata bene e se ti ho fatto del male ti ho chiesto scusa.

Ad oggi ho sbagliato tantissimo ad attribuirti un ruolo così importante, perché un fratello non tradisce come mi hai tradito tu, un fratello non abbandona la sorella in balia dei bulli. E di questo sono molto delusa, da te e da me stessa per averci creduto al punto tale da raccontarti di quell'amicizia anch'essa finita, che però a differenza della nostra ha avuto un chiarimento; per cui è rimasto il rispetto reciproco. Perché tra noi non ci può essere? Sei come loro? E pensare che a quel chiarimento io e lui avevamo 17 e 14 anni, noi invece, adulti sani e vaccinati, non abbiamo ancora usufruito di questo lusso, e mi dà rabbia. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: la rabbia si è trasformata in un discorso a capitoli, che però non trova qui la sua conclusione.

Nini - mille pezzi meno unoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora