8. Mille pezzi meno uno

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18 dicembre 2023.
Stavo parlando con LuI, una conversazione normalissima, quando all'improvviso, in maniera del tutto immotivata, mi sentii messa da parte e trattata con sufficienza. Lui che era un mese ormai che mi faceva compagnia incessantemente non avrebbe mai potuto farmi una cosa del genere, ma lo avrai imparato molto bene ormai, sono strana, depressa, autofobica. Ho pensato (male) che lo avrei perso qualunque parola avessi avuto intenzione di pronunciare in quel momento e allora tanto valeva perdere anche te.

Il dispiacere di rendermi conto che non volessi mai più vedermi e che probabilmente maledici il giorno in cui ci siamo conosciuti mi ha convinta a fare il kamikaze: provo l'ultimo disperato tentativo di portarti via da quella realtà malata e allo stesso tempo ero prontissima a sentirmi dire che non volessi più avere nulla a che fare con me.
Avevo iniziato dicendo che non sapessi se quel messaggio meritasse una risposta, ma in realtà speravo in un effetto contrario. Lo avevo scritto durante una notte insonne due giorni prima, in un appartamento nella mia amata Bologna, in preda alla tracheite che da un mese mi stava abbattendo, soffocando le mie energie. Te lo inviai senza pensarci su due volte, senza tremare, mentre ero a lavoro, in modo tale che avessi la mente impegnata in altro e non dovessi pensare a te che leggevi. Non ho avuto per due giorni il coraggio di verificare se quelle spunte fossero diventate blu, né di entrare su WhatsApp. Poi per esigenze comprensibili ho dovuto farlo, in presenza del supporto di un mio amico dell'università che segue la nostra vicenda dagli albori (mi pare ovvio che qualunque confidenza sia rimasta tra noi). Ti ho chiesto di essere sincero con te stesso, di darti una possibilità di riflettere sulle tue paure esistenziali.

Ma a quel messaggio non hai mai risposto, nonostante l'abbia letto e il tuo silenzio è una conferma che ho di nuovo centrato il punto dei tuoi problemi.

Avessi saputo prima che ti avrei visto così poco, ti avrei trattenuto di più, mi sarei trattenuta di più, perché avevo bisogno di farti più di una domanda.
Perché per te è così necessario che in amicizia ci sia un gruppo? Avevi parlato dell'amicizia come una pianta che deve essere innaffiata ma per te la pianta non ha bisogno di cure, meglio un'aiuola o un campo.
Perché hai così tanta paura del rapporto a due? Parli di un rapporto simile solo se riguarda una relazione e io non ci crederò mai che hai vissuto una vita senza avere un'amicizia "esclusiva". È perché alla fine finisci sempre per innamorarti dell'altra (nel caso si tratti di una ragazza)? Qualcuno ti ha fatto così tanto male in questo tipo di rapporto che preferisci non tentare più di averne uno?
Perché devi ridurre ai minimi termini qualsiasi interazione che prova anche solo a sfiorare i tuoi sentimenti/ emozioni/ debolezze/ traumi passati? Tutti abbiamo i nostri segreti e tutti abbiamo argomenti di cui facciamo fatica a parlare con determinate persone con cui abbiamo un certo tipo di confidenza, ma tu sei proprio un grande in questo, pensi di non essere trasparente ed eviti qualunque momento, più frequente se si tratta di un rapporto a due e più semplice schivarli quando sei in gruppo, spiegazione che darebbe una risposta alla prima domanda. Ma chi ti ha fatto così tanto male da farti diventare un muro? Chi ha una morale così misera da averti traumatizzato usando le tue debolezze a proprio vantaggio? Le persone di merda che hanno bisogno dei fallimenti altrui per potersi ritenere soddisfatti o per avere argomenti di cui parlare purtroppo esistono. Noi due non rientriamo in questa categoria, dovremmo farci forza a vicenda e invece pensando alla tua lontananza, le pacche sulle spalle me le sono date da sola, le lacrime le ho asciugate chiusa in camera mia.

Arrivato a questo punto del libro penserai che sono pazza e che la depressione mi ha rincoglionita per bene oltre agli psicofarmaci, ma la verità è che semplicemente in 2 anni e mezzo ho messo insieme i pezzi, ho preso tutte le reazioni, i gesti e le parole che mi sembravano strani, che avessero bisogno di un'analisi e una spiegazione ben più approfondita, ne ho anche parlato in psicoterapia e sono arrivata a quelle conclusioni e a quelle domande.

Nini - mille pezzi meno unoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora