2. Bologna

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Parto soft, parlando un po' di me in modo leggero, di uno dei pochi punti in comune che ancora non è invaso di negatività e traumi da riparare. Questo libro sarà una pugnalata dietro l'altra e perciò vorrei subito togliermi il bello per lasciarlo intatto. Qual è l'unica cosa bella che è rimasta tra noi?

L'amore è un sentimento tanto straordinario quanto misterioso, ti travolge come una valanga e se te ne liberi non dimentichi mai più la sensazione di essere sotterrato da questo sentimento. Nella mia vita mi sono già innamorata e sono stati quasi tutti amori sbagliati. L'unico vero e puro amore che provo nella mia vita non è per una persona ma per un luogo, il tuo luogo: Bologna. Bologna è l'unica valanga in cui sono ancora intrappolata e non ho alcuna intenzione di liberarmene. Si potrebbe pensare che questo sentimento sia dovuto al fatto che ci risiedi, ma in realtà parte da molto lontano, il 15 novembre 2017, 4 anni e mezzo prima di conoscerti.

Ero in gita scolastica, con destinazione Palazzo Fava per una delle loro innumerevoli e fantastiche mostre. Ai tempi ero appena entrata nel vortice della relazione tossica, il giorno prima il mio ragazzo, che di fatto (ancora) non era, aveva provato senza successo a prendere le distanze da me, perché a detta sua "aveva una storia" e non con me e per dare adito alla sua tesi alzò il colletto e mi fece vedere un vivido succhiotto. Non ha senso la frase che ho appena formulato e questo dovrebbe mettere in luce la dinamica tossica in cui ero dentro e di cui sei perfettamente a conoscenza. Ma non solo questo: nell'altra classe c'erano un paio di ragazze con cui avrei voluto fare amicizia perché ascoltavano la mia stessa musica, ma in quel periodo ero chiusa, timida e avevo enorme difficoltà a conversare e loro purtroppo lo avevano capito ed erano più in difficoltà di me nel farmi sentire a mio agio. Non siamo mai state amiche e ormai come potrai immaginare, le strade si sono separate da parecchi anni. Il liceo non mi ha dato soddisfazioni in termini di serenità con le persone e con la classe, altro tassello della mia vita che ricorderai. Il tragitto sul pullman lo passai così, in isolamento, con le cuffie a volume sparato e Weightless degli All Time Low come sottofondo musicale. Arrivammo all'autostazione, il cielo era grigio ma non accennava alla pioggia, e una volta sotto i portici inizio ad apprezzarli. Ci dirigiamo fino a Piazza Maggiore e ricordo che la prima volta la Basilica di San Petronio non mi sembrava nemmeno così tanto bella, ma già sentivo un'emozione. Insomma, ero completamente rapita dall'atmosfera, mi aveva fatto dimenticare i problemi col mio ex, le due ragazze che ovviamente non mi hanno calcolata. La visita fu troppo fugace per sperimentare fino in fondo quella bella infatuazione: dovevo tornare in quella città, capire perché provassi quelle sensazioni, e l'occasione si presentò il giorno del mio ventesimo compleanno, quando i Papa Roach approdarono all'Estragon Club nell'unica data italiana del loro tour europeo. Ancora ricordo il calvario che ho subito per poterci andare, trattata come una bambina di 12 anni che desiderava partire per una casuale avventura, e invece la realtà era una ventenne trattenuta dai propri genitori che voleva solo vedere una delle band della sua vita. Per poter partire con un minimo di serenità, dissi di non essere sola, una mezza verità perché il giorno dopo quel fantastico concerto ero sola, terribilmente sola, e l'unica compagnia era il paesaggio di Bologna, i suoi portici e il cappuccino di soia preso al primo bar che mi ispirò. Anche al tempo soffrivo di autofobia, ma ricordo come se fosse ieri che camminassi con la serenità di chi sa che dopo una giornata di lavoro tornerà a casa e si stenderà sul letto con il profumo delle coperte appena lavate. Non avevo paura di niente, mi travolgeva solo il senso di libertà.

Mancava un anno e ti saresti trasferito proprio in quella meravigliosa città. Dio solo sa quanta invidia ho nei tuoi confronti per questo: abiti nella città che mi ha rubato il cuore quel 15 novembre 2017, pur con una visione distorta di San Petronio che poi ho imparato ad amare allo stesso modo della Finestrella, dei graffiti e del quadro di Alfredo Savini della Raccolta delle Albicocche.
A te va sempre di culo, apparentemente.
Sei quello che si tiene dentro tutto e va avanti ridendo e sghignazzando come un adolescente, uno spirito che però la tua anima non può sostenere, e lo sai. Non credo di amarti come amo Bologna nemmeno lontanamente. Che poi, dico di amarti ma non saprei, non so cosa sento per te, è un amore diverso, forse non sono nemmeno "sentimenti" così maturi da chiamarli tali.

Nini - mille pezzi meno unoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora