Capitolo 7

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Era sera, io non avevo mangiato neanche quella sera: ero dimagrita di 20 kg, mia mamma mi portò la cena a letto e mi disse:
- Mangia qualcosa!
Sono giorni e giorni che non mangi!
Sei dimagrita tantissimo!

Io con gli occhi gonfi di chi ha pianto tantissimo senza fermarmi, risposi:
- No no!
Sono tropp a pezzi per mangiare! - e se ne andò mia mammá.

Io rimasi la.

Mi misi le cuffie alle orecchie, le collegai al cellulare e misi la mia canzone preferita di Nicki Minaj - Va Va Voom.

Appena mi addormentai sognai io e Alberico che ci baciavamo, a quel sogno ormai impossibile, svanì grazie a mio padre che entrò in camera ubriaco e mi iniziò a picchiare e poi a stuprare.

Mi infilzò un coltello tra le gambe ed io urlai così tanto che mi sentirono anche i vicini.

Avevo l'accetta in mano perchè prima di addormentarmi mi tagliai, così gliel'ha infilzai nel torace e poi svenne.

Io mi vestii, però il sangue continuava ad uscire.

Zoppicando andai in camera di mia madre e la trovai a terra con un coltello infilzato alla gola e tutto il sangue che gorgava in torno.

Mi avvicinai a lei e piangendo le dissi:
- Mamma! Mamma! Mi senti?
Lei mi ruspose:
- Si, ma io ora muoi! Addio piccola mia che non ti ho potuto godere abbastanza da farmi riviveri i miei più belli anni - detto questo, chiuse gli occhi.

Io nom urlai perchè mio padre stava arrivando.

Nascosi mia mamma sotto il letto ed io presi una mazza che appena entrò gliel'ha tirai in testa.

Dopo lo presi e lo buttai giù dalla finestra: io mi trovavo al terzo piano.

Atterrò su un cespuglio di rose spinose e morì.

Poi presi mia mamma, la misi in macchina e la portai in ospedale.

Anche se la macchina non la sapevo guidare, senza farmi scoprire dai poluziotti, ci riuscii.

Appena portata li, i dottori mi dissero che non c'era più nulla da fare.

Io piansi e prima che potessi uscire dalla porta, un dottore mi prese per il braccio e mi disse:
- Signorina, lei deve rimanere qui! - e mi portò in una stanza.

Appena mi distese sul letto mi fece calmare e mi fece tanti accertamenti, poi mi addormentai.

Mentre dormivo, squillò il cellulare.

Non c'era il nome e quindi risposi.

La voce dall'altra cornatta dusse:
- Julia, sono Alberico! - appena senti quel nome riattaccai.

Mi richiamò tante volte, ma io non risposi.

Stufata che non lo volevo più sentire, ma volevo solo dormire, spensi il celulare e mi riaddormentai.

Era stata una nottataccia e volevo solo dormire in santa pace.

Così chiusi gli occhi e mi abbandonai a me stessa entrando in coma.

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