30-ONESHOT HUSKDUST

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La sera dopo lo sterminio, Husk aveva solamente voglia di riposarsi e starsene al suo posticino al bar, nella completa tranquillità dopo la tempesta di sangue che avevano dovuto affrontare durante quell'orribile giornata, che Husk si era premurato di dimenticare, ma quanto tempo ci sarebbe effettivamente voluto affinché lo facesse per davvero? Non lo sapeva, fattosta che, per iniziare, poteva farsi una di quelle belle bottiglie di whisky che c'erano in hotel. E chi era lui per dire di no ad una bottiglia meritata dopo gli sforzi fatti in giornata? Nessuno! Per cui non ci pensò due volte prima di fiondarsi su quella benedettissima bottiglia che non gli faceva nulla se non un male cane e ricordargli che la sua strada per la redenzione era ormai disfatta e distrutta. Ma che gli doveva importare? Lui mica si voleva redimere. Ammirava chi stava cercando di fare sforzi e lui, rispetto al passato, era già molto cambiato. Quanto sarebbe dovuto cambiare ancora? Non gli importava e la risposta - questo lo sapeva di per certo - non era sul fondo di quella bottiglia di whisky.

"Ehi, Husky."

Solo una persona lo chiamava in quel modo, con quel soprannome che gli strideva le orecchie e lo faceva raggelare. Quando tornava da lavoro e lo chiamava in quel modo, Husk si aspettava di non avere reazioni, ma ogni volta, il suo cuore implodeva.

"Oh, ciao Angel. Vuoi la solita "roba forte"?"

E che bello, ma Husk non lo avrebbe ammesso. Non di fronte ad Angel, sicuramente. Lui era...particolarmente titubante sulle sue misere emozioni. O almeno, misere era come Husk le definiva.

"Si, grazie Husky"

Quel suo essere così ammaliante ma allo stesso tempo forte lo faceva sorridere e gli scaldava il cuore. Una bellezza pericolosa. Si, e questo Husk lo sapeva bene, era quello il motivo per cui il suo cuore si rifiutava di avvicinarsi ancora di più ad Angel. Quanto avrebbe sofferto per questo amore? Non gli andava di saperlo.

Per Angel era diverso, così diverso che Husk nemmeno comprendeva quel suo atteggiamento appiccicoso o le sue domande. Angel appariva gentile, scurrile e forse un po' falso, ma Husk non ne faceva un problema e questo rendeva Husk agli occhi di Angel diverso rispetto agli altri. Qualcuno su cui poteva fare affidamento per un drink, per una chiacchierata tranquilla e per della terapia gratuita sui traumi che Valentino causava ad Angel. Ogni giorno uno nuovo.
Ogni. Fottuto. Giorno.

"Sono contento che le cose si siano concluse al meglio. Alla fine, nessuno di noi due ci ha rimesso la vita ed io lo considero una piena vittoria."

Le parole di Husk riscaldarono il cuore di Angel, che stava solamente pensando a quello che aveva visto quel pomeriggio, ma soprattutto a cosa sarebbe successo dopo. Ora che tutto era cambiato, chissà se la sua vita fosse peggiorata. Perché anche Husk glielo aveva detto: la tua condizione può solo peggiorare. Ma la sua compagnia la rendeva meno disgustosa.

"Non so cosa avrei fatto...se ti avessi perso, Husky"

Un pugnale dritto nel cuore, quelle parole ferirono Husk nel profondo. Ed Angel era quello che impugnava quel benedetto pugnale.

"Che dici, dai Angel..."
"No, Husky. Non sto scherzando. Tu mi hai aiutato come nessuno prima. Tu sei il motivo per cui ho deciso che la redenzione... può forse funzionare su di me."

Troppe lusinghe, troppo valore. E Husk sapeva quanto fosse facile perdere. Sapeva quanto facesse male. Sapeva e la sua mente non si dimenticava di ricordarglielo almeno una volta al giorno, ogni volta che vedeva Angel.

ʜᴀᴢʙɪɴ ʜᴏᴛᴇʟ ʜᴜᴍᴏʀ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora