Pensieri Velati

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Una perenne occhiata di sfuggita...

Questa cosa è estremamente curiosa. La scelta del posto sul treno cerco di farla combaciare sempre e comunque affianco a una presenza di una ragazza. So che magari non succederà nulla.. eppure il pensiero della potenzialità del "potrebbe succedere" mi fa sostare accanto a loro. Il fatto è che mi piacerebbe avere quel "colpo di fulmine", ma vero. Cerco di non approcciare ogni qual volta, delle volte mi accontento anche solo di un "ciao buona serata" dopo magari aver scambiato anche solo due parole di pura circostanza.. Il voler dare una certa impressione.. Allo stesso tempo penso che trovo molta pienezza e soddisfazione nello scrivere tutta questa roba come sto facendo ora. Il processo di scrittura "terapeutica" e di riflessione su i vari discorsi che mi riguardano, direttamente o no, l'ho iniziati oramai da tempo. Erano altre le ragioni per le quali un tempo scrivevo. Ad ogni modo fino ad oggi mi sono portato dietro, e continuò a farlo, questa abitudine.. trovandola gratificante continuando quell'osservazione di se e dell'altro.
Mi viene in mente che alle persone bisogna andare incontro per approfondire un rapporto, mi viene in mente che la prima impressione delle volte conta davvero tanto e anche se alla fine non siamo ciò che mostriamo, sta a noi dare uno spiraglio di un'altra nostra parte, da far mostrare all'altro. Mi accorgo però che.. sai.. ora le persone, le ragazze che sto conoscendo ora, a livello di affetti, sono spesso legati da molto tempo con una persona. Oppure sono "incasinate" oppure boh.. a volte penso che non ci sia tempo perché ognuno deve progettare la sua vita, in maniera decisa sicura, frenetica. Non lo so.. c'è talmente tanta roba, magari sono io, che continuandomi a dire "non è momento" forse non.. ma no il fatto è che è così io credo che qualcuno arriverà. Sono fasi, trarrò il meglio da tutto.

L'incontro casuale.. la presenza di una persona... la fantasia che ella scatena.. è così incredibilmente potente da cambiare lo stato d'animo da un modo in un altro. Poche parole, poco tempo, il bello di provarci.. si conosce solo il nome e poche altre informazioni più o meno rilevanti.. l'essere alla ricerca dell'altro..? Who knows. Troppe domande, poche risposte meglio tacere, agire e vedere.

Mi sarebbe piaciuto vivere magari in un'altra epoca, in un altro paese ma non perché l'Italia non mi piaccia, anzi.. solo per il fascino di ciò che è straniero.. gli anni 90 in america per tutti quei film liceali che ci sono. O In un'epoca dove magari le idee erano chiare, sicure, regolate in una società.. immergersi in qualcosa che si reputa giusto senza farsi troppe domande, vivere la vita seguendo canoni che tutto sommato se non del tutto mi sarebbero andati bene. Non che ora, quelli che ci sono non li segua, di canoni dico.. ma sarebbe stato diverso. Chi sarò, cosa farò, con chi starò...

Un prato, verde.
tanto verde come quelli che
sembrano finti.
Un prato di un campo con un albero grande a un certo punto,
su una collina,
un inquadratura da vicino,
una giornata limpida,
un cielo terso,
il vento che muove i fili d'erba.
Un'immagine non unica ma incomparabile allo stesso tempo,
il vento leggermente caldo a tratti.
il profumo di casa, dell'infanzia.
il bruciore del sangue di un ginocchio sbucciato da sentirne quasi il sapore.
La mamma che ti aspetta in lontananza in occhiali da sole.
Un carnevale dimenticato,
il trucco colato.
Il freddo da burro cacao,
l'odore della stanchezza,
il sangue in gola
dopo aver giocato ad acchiapparella con le bombolette spray che si appiccicano tra i capelli.
Luoghi comuni,
cassetti dove si costudiscono i ricordi.
Delle volte penso all'infanzia e sembra un'altra vita.
Lo era.

Oggi c'era una quiete incredibile.
È quasi primavera.
Non eravamo molti in classe ero seduto in posizione esterna, all'ultima sedia.
Avevo il sole in faccia, sole pallido.
Il professore parlava di filosofia.
Mi sono sentito un ragazzo fra tanti.
Un tipo di ragazzo,
l'estroverso,
il piacione,
il solitario,
il cabarettista spicciolo,
l'attore,
l'immagine stereotipata di quello che volete.
Sono tutte queste cose,
e sono altro
e magari niente di tutto ciò.
Mi è sembrato di estraniarmi per un certo breve tempo, in un modo che non so descrivere,
mi sono sentito come un normale ragazzo universitario assorbito dalle dinamiche universitarie.
Essere se stessi,
cambiare mantenendo se stessi.
Vorrei piangere e non so perché,
forse
avrei bisogno di un warm up.

L'ora più buia...

Come trovare la luce, nell'ora più cupa volendo immergersi sempre più nel buio?
Come svestirsi della coltre di fumo che mi avvolge?
Provarci, e basta. Con una mano svelare le ragnatele che ti avvolgono.
Da un movimento meccanico passare a quello fluido.
Sorridere.
Stare.
Sorridere ancora.
Di nuovo provare.
Conoscere.
1
2
3
Via.

DC AC - Diario Comune di un Attore comuneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora