TEATRO

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Questa parte è una parte importante.
Ora, è un argomento alquanto spinoso cercare di definire verbalmente quello che per un attore può essere il teatro o la recitazione. Non lo farò. Basti sapere che ho iniziato a recitare a quattordici anni, in un laboratorio liceale. Quello dev'essere stato il mio "imprinting" con questo mondo. Mondo nel quale da allora mi sto sempre più addentrando.
Potrei e mi vengono in mente cose da dire riguardo tutto l'ambiente, ma preferisco non farlo. Il rischio di cadere in una retorica banale è alto. Lascio quindi che a descrivere il tutto, anche ora, siano le sensazioni, le impressioni scritte "a caldo" i miei pensieri.

Il teatro, non è prettamente un luogo: è una vita, è la percezione del prima, lo stupore del mentre, la sensazione del dopo. È meraviglioso, le persone che lo fanno, che ci credono, che sognano, sognano ma sono con i piedi per terra più di tutti, che analizzano, che ascoltano, che ci credono, che credono a un qualcosa di più, che non credono a niente, che ingannano, che giocano, che si divertono, che ringraziano, il teatro è vita perché è emozione, è amicizia, è legame, tra i teatranti e non. Il teatro è il mondo, un uomo che si distacca dalla comunità e la rappresenta. Interpretare un personaggio va ben oltre superare le proprie pre-comprensioni. Lasciando stare i paroloni spiccioli si è molto più umani a teatro, giocando, di quanto di umano vi si possa vedere nel mondo al di fuori del palcoscenico.
Il teatro è un processo ermeneutico, è energia atmosferica. Voglio bene alle persone che fanno teatro, quello vero, quello sincero, quello senza competizione idiota, senza invidie. Il teatro è la nemesi di Narciso per eccellenza. Gli attori non rappresentano niente se non uno specchio, il divinismo non è teatro. La società crea Divi a suo malgrado.
Viva il teatro. Sempre.

Oggi un ragazzo dopo una "prova aperta" di fine percorso modulo accademia mi chiede:" Ti è piaciuto?" hahaha io gli ho risposto " Al di là del bello o non bello, mi è arrivato" ecco ci è rimasto "male" perché magari si aspettava una risposta "siiii bellissimo" cioè era bello e a me è piaciuto ma.. il punto che ciò che è bello è estremamente soggettivo, tanto banale quanto evidente affermarlo, credo che a teatro il bello non esista di per sé, ma esista la potenza di ciò che arriva attraverso lo spettacolo complessivo. Lo dico io ma lo diranno mille e mille autori e teorici. Uno spettacolo può essere "brutto" solo nel caso in cui gli attori non sono adeguatamente preparati/sensibili/pronti.. non riuscendo a trasportare il pubblico nella storia, o nel trasmettere il messaggio predisposto di base dello spettacolo. Tale messaggio ovviamente puo essere dare anche un senso di estraniamento volontariamente al pubblico. Anche se ciò non è intenzionale nell'idea registica/autoriale, a mio parere, è altrettanto funzionale per lo spettacolo. Mi spiego, il pubblico anche qualora non capisse nulla logicamente dello spettacolo, ma avvertisse una strana percezione inspiegabile, vuol dire che ha ricevuto in un qual modo lo spettacolo.. si può dire quasi che l'abbia incorporato.. non sa definirlo logocentricamente eppure ha ricevuto qualcosa. Lo spettacolo, di qualsiasi forma che ti lasci una domanda, piuttosto che una riflessione, o ancora che lasci allo spettatore uno stato di cambiamento percettivo o meno, è uno spettacolo che ha avuto il suo effetto, volente o nolente la sua riuscita.

Tutti hanno un'opinione su qualcosa una volta terminato uno spettacolo, una performance o qualsiasi evento che riguardi l'arte teatrale in particolare modo. Che sia una lettura, uno spettacolo di teatro fisico, e più di tutti uno spettacolo di prosa. Chiunque ha un proprio giudizio che va oltre quello puramente estetico del "mi è piaciuto" o "non mi è piaciuto". Che poi sarebbe più corretto dire "'ho sentito" "non ho sentito".
Quello che più mi urta in un qual modo, e dove non ne capisco il senso, è quando ci sono quei commenti "tecnici" da pseudo registi che fanno gli spettatori. Ora anche se queste persone giudicanti avessero una formazione teatrale, una conoscenza del palcoscenico, del testo che hanno visto, e un'esperienza nel settore.. ma perché diavolo avere un tono altezzoso? Degli esempi possono essere: "Come gli è venuto in mente al regista? " o "poi arriva questo momento di poeticità " Dio si riempiono la bocca:"Poeticità" vorrei proprio sapere cosa sanno loro, cosa considerano poetico queste persone. Non capisco, ma loro cosa avrebbero fatto al posto suo? Del regista, o dell'attore. Considerano il fatto che siamo tutti diversi? Conoscono il regista, gli attori? Si sono chiesti i possibili motivi di tali scelte che non soddisfano il loro intelletto? Hanno considerato che siamo sempre di fronte a qualcosa dove corpo anima di una persona sono al centro di tutto? Chiacchiere solo chiacchiere. Lo dico perché ogni volta che mi chiedono "cosa pensi dello spettacolo?" sono in difficoltà e fare l'elenco di cose tecniche che hanno funzionato o meno, ammesso che le abbia viste, mi da terribilmente noia. Di solito se mi rimane solo impresso quello, vuol dire che il biglietto non è valso lo spettacolo.
Asteniamoci dalle critiche, partiamo da ciò che ha funzionato, da come si può cambiare visione o aprire domande da ciò che abbiamo visto. È questo il senso uno dei tanti probabilmente, del teatro forse per me: rispecchiare per poi far riflettere, aprire possibilità di pensiero. Spero che un pensiero simile a questo sia diffusamente condiviso.
Con quest'augurio, poco fiducioso, lancio un'occhiataccia agli spettatori in questione, scendendo del treno.

Il teatro, creazione degli uomini per arrivare più in là e più in su, esorcismo per combattere ognuno di noi i fantasmi che ci abitano, gioco puerile che non va né più in là né più in su di un gioco di bambini. Nessuno è riuscito a trovare delle spiegazioni vere che riempiano il vuoto immenso di queste domande: che cos'è il teatro? Perché si va a teatro? Perché si fa teatro?
G.Strehler

Ovviamente sento di aver scritto ben poco riguardo a una parte che oggi come oggi continua ad essere importante per me. Credo dunque che questa parte, come anche le altre, aumenteranno con il passare del tempo. D'altronde è un diario e per essere scritto si ha bisogno che la vita sia vissuta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11 ⏰

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