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Uscimmo dall'aula e ci dirigemmo verso il parcheggio docenti. Il professore sfilò delle chiavi dalla tasca e fece illuminare i fari della sua auto. L'auto che si illuminò mi colse alla sprovvista. Si trattava di un Porsche Taycan grigio opaco che avrebbe lasciato a bocca aperta molte persone. Non ero molto esperta di macchine, ma davvero lo stipendio di un professore era così alto da potersi permettere un'auto del genere? Scossi la testa e continuai a camminare verso la macchina.
<<Ti piace?>> chiese, evidentemente si era accorto della mia sorpresa prima che tentassi di nasconderla. <<Mh si dai, carina>> scherzai mentre lui mi teneva la portiera aperta per permettermi di entrare.
Durante il viaggio non feci altro che pensare a questo suo cambiamento di atteggiamento. Non mi spiegavo cosa lo avesse provocato, così velocemente, poi. O forse era il suo precedente atteggiamento spavaldo ad essere finto, e questo era il vero lui? Che avesse avuto un colpo di fulmine e cercava di nasconderlo? Una risatina mi sfuggì spontanea, quelle supposizioni non sarebbero state plausibili nemmeno in altri milioni di universi. Magari gli facevo solo tenerezza e e io cercavo di dare una spiegazione ad una illusione che mi ero creata. Certo che era un'illusione piacevole. Feci spallucce tra me e me ed abbassai il finestrino.
<<Si può sapere che fai?>> la sua voce mi riportò sulla terra, pianeta che avevo abbandonato da un po' persa nei miei pensieri.
<<Come scusa?>> chiesi perplessa inclinando la testa.
<<È un po' che ti vedo fare espressioni strane, hai per caso qualche tic?>> aggrottò le sopracciglia preoccupato e io scoppiai in una fragorosa risata.
<<No, macché. È solo che, quando penso, la mia faccia fa da sottotitoli, perciò sembro pazza>> spiegai ancora ridendo. Lui fece un cenno con la testa dal quale capii che aveva afferrato il concetto, ma che mi riteneva comunque una pazza.
Estrassi una sigaretta dal pacchetto e la accesi, ma, per le inderogabili leggi dell'universo, non feci in tempo ad arrivare alla metà che eravamo arrivati alla tavola calda.
Dimitri scese dall'auto e, come un vero gentiluomo, venne ad aprirmi la portiera. Gli accennai un sorriso, ma poi mi accorsi che forse stavo sorridendo un po' troppo, e forse anche arrossendo un po' troppo. Nonostante il suo strano e diverso atteggiamento, che dava l'impressione di una persona di cui fidarsi, io ancora non ero pronta a dargli tutto questo potere su di me. Già ne aveva abbastanza, e io glielo avevo confermato in aula studio.
Avevo stabilito l'obiettivo della serata: passare del tempo piacevole, ma senza accrescere troppo l'ego già smisurato di quell'uomo.
Notai solo in quel momento che, da quando eravamo rimasti soli dopo la scenata di Killian, non aveva mai tentato di provocarmi. Che non fossi solo sesso?
Scossi la testa per allontanare tutti quei pensieri e quei dubbi e continuai a camminare verso l'entrata del locale. Aperta la porta la campanella posta sopra di essa suonò, permettendo all'unica cameriera del locale di accorgersi della nostra presenza. Il locale non era vuoto, ma nemmeno esageratamente pieno, e l'atmosfera era piacevole, nonostante l'odore di fritto.
<<Cosa posso portarvi?>> chiese cortesemente una biondina in divisa sorridendo. La ragazza era davvero carina: i capelli erano raccolti in una coda alta e la gonna molto corta metteva in risalto le gambe lunghe e snelle. La divisa valorizzava anche il suo seno, essendo composta da una camicetta particolarmente stretta. Una sensazione strana mi riempì il petto. Poteva essere... gelosia? Io non ero una persona gelosa, e allora perché mi girai per controllare che il professore non stesse fissando la cameriera e il suo fisico perfetto?
Quando mi voltai tirai un sospiro di sollievo. Dimitri aveva gli occhi fissi sul menù e un'espressione indecisa dipinta sul volto. Mi passai le mani sul viso come a volermi riprendere dal gesto che avevo fatto. Ero incredula dei miei stessi pensieri, lui mi aveva forse reso "tossica"? No, non potevo essere definita "tossica" per un pensiero, soprattutto per un pensiero rivolto verso qualcuno che non era nemmeno il mio ragazzo. Dovevo darmi una calmata, stavo andando in iperventilazione. Inspirai profondamente ed iniziai a guardare il menù anche io.
<<Per la signorina un hamburger "Audace", ma senza olive, per me invece un "Angel" con aggiunta di olive, grazie>> Dimitri mi prese il menù dalle mani e lo consegnò alla signorina che lo ringraziò e poi portò le nostre ordinazioni in cucina.
<<Come facevi a sapere che mi piacciono i funghi? Ma soprattutto come facevi a sapere che non mi piacciono le olive?>> chiesi stupita. Forse poteva leggermi nel pensiero ed io non lo sapevo. Questo voleva dire che aveva ascoltato tutti i miei pensieri fino a quel momento però. Ok, stavo decisamente impazzendo.
<<Beh diciamo che per i funghi è stata un'intuizione, e poi il nome del panino mi ha aiutato>> sorrise lui facendomi arrossire.
<<E per le olive?>>.
<<Beh, ho pensato che a me piacciono, perciò c'era bisogno che a te non piacessero, altrimenti non potremmo essere qui>> affermò quasi con tono speranzoso.
<<Wow, la teoria dell'oliva, non ti facevo tipo da "How i met your mother">> asserii piacevolmente stupita.
In quel momento tornò la cameriera con la nostra ordinazione e una brocca d'acqua che poggiò sul tavolo.
<<E comunque ci hai preso, non mi piacciono>> mi morsi un labbro confidandoglielo, il cuore ricominciò a battermi forte. Mi bastava davvero così poco per emozionarmi quando stavo con lui? Presi un sorso d'acqua per cercare di riottenere un battito cardiaco regolare.
<<Ciò vuol dire che siamo anime gemelle>> esclamò con convinzione, ma al contempo in modo tranquillo, il professore. L'udire questa frase mi fece quasi andare l'acqua di traverso ed iniziai a tossire per mandarla giù. La paura che questo avesse potuto dargli l'impressione "sbagliata" mi mandò ancora più in panico ed iniziai ad arrossire. Lo fissai per qualche secondo per capire se fosse serio o meno, ma, non appena i nostri sguardi si incrociarono, scoppiammo a ridere entrambi. Quella risata così spensierata mi permise di uscire dal mio stato di imbarazzo e la serata continuò indisturbata.
<<Non ci credo, hanno il jukebox qui>> esclamai alzandomi e correndo verso di esso come una bambina corre verso il mare. Dimitri mi raggiunse verso l'apparecchio e scrutò le varie opzioni.
<<Quale canzone ti piace?>> chiese tirando fuori una monetina dalla tasca.
<<Mhh... Non saprei>> come al solito la mia indecisione cronica si presentò, costringendomi a rimanere in piedi davanti al jukebox a fissarlo in silenzio per un paio di minuti.
<<Posso scegliere io?>> chiese Dimitri ridendo.
<<Si, forse è meglio>>.
<<Chiudi gli occhi, deve essere una sorpresa>> ordinò lui mentre inseriva la moneta. Eseguii ed aspettai che le note della canzone prescelta riempissero il locale.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 17 ⏰

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