Hunter amava tornare a casa. Solitamente contava i giorni che lo separavano dalle vacanze successive dal momento esatto in cui rimetteva piede al Campus.
Gli piaceva quella breve tratta in autobus, con le cuffie alle orecchie e la testa poggiata al freddo finestrino. Gli piaceva scegliere i vestiti da infilare a forza dentro la valigia e passare la sera prima a coccolare Siegfried, consapevole che non avrebbe dovuto lasciarlo a casa da solo il giorno successivo. Gli piaceva rivolgergli parole di rassicurazione in mezzo a tutto quell'ondeggiare sulle strade sconnesse e gli piaceva trascinare la valigia fin davanti alla porta di casa, abbandonarla sotto al portico per poi lasciarsi andare tra le braccia della madre.
Più di tutto, infatti, amava quelle loro coccole che loro gli facevano sentire quasi dovute, come un premio per aver superato un altro anno e adorava poter avere una scusa in più per essere amato. Hunter era stanco dopo aver studiato per mesi, dopo aver sostenuto esami e dopo aver percorso quel breve viaggio con una pesante valigia stretta in una mano e la gabbietta del coniglio nell'altra, dunque, aveva il diritto a tutte le attenzioni che i suoi genitori potevano offrirgli. O così pensavano loro e Hunter certo non era nessuno per interrompere quelle loro dolci credenze.
Poteva starsene chiuso in camera per ore e sorridere con affetto al viso della madre che di tanto in tanto si affacciava per assicurarsi che andasse tutto bene, poteva rimanere sepolto tra suoi cuscini, nel suo letto fin quando dall'altra stanza non avrebbero urlato con tutto il fiato che avevano conservato nei polmoni "la cena è pronta!". O, almeno, tutte queste premurose attenzioni fino a quando a varcare la soglia di casa dopo di lui non erano le sue sorelle, come lui di ritorno dall'università e, anche loro, con le spalle appesantite dalla stanchezza.
Quelle vacanze, però, Paige e Lisa arrivarono prima di Hunter e fu lui, per la prima volta, a rubare loro i riflettori. Era una gara che andava avanti da anni e, finalmente, riuscì a guardarle in faccia con un sorriso vittorioso mentre lasciava che il padre gli prendesse la valigia e accontentava la madre con un bacio sulla guancia.
Hunter aveva bisogno di quell'amore disinteressato del genitore, più che in qualsiasi altro momento, aveva bisogno di quelle vacanze lontano dalla Heaven, aveva bisogno dei loro abbracci e di qualcuno che gli sussurrava all'orecchio che sarebbe andato tutto bene, perché nella sua testa già da tempo niente stava andando bene. Aveva bisogno di pensare, di comprendersi, di darsi il tempo che non si era dato quando avrebbe dovuto, il tempo che Tyson gli offrì e che Hunter si era mangiato con l'inconsapevole cattiveria dell'ingratitudine.
Cambiò idea sul suo conto almeno un milione di volte: ammirò il suo sorriso e poi lo odiò, adorò le sue attenzioni e poi pensò di allontanarsene, credette di poter riuscire a superare uno scoglio che stava cercando di ignorare da tempo, ma capì infine che non avrebbe potuto far altro che affrontarlo, da solo.
Soltanto amici, fu forse la miglior decisione che era riuscito a prendere dopo Noel. Soltanto amici, fu l'aprirsi di una finestra da cui Hunter avrebbe potuto scorgere qualcosa di meglio, qualcuno di meglio rispetto a chi era in quel momento, rispetto a quei pensieri bui, a quegli attacchi di panico. Soltanto amici, fu come tagliare un filo di indecisione, nonostante con Tyson avrebbe sempre sentito quel tremore che dalle mani si allungava verso il petto, nonostante forse un po' avesse smesso di combatterlo.
Quella finestra si aprì appena un po' di più e il filo si perse nell'aria quando, qualche giorno dopo, Grayson invitò lui, Mitch e Isaac a casa sua. Un invito innocuo, l'invito di un amico che chiedeva di passare del tempo insieme, l'invito di un ragazzo che aveva perso di vista la propria vita e che stava cercando di ricostruirla con loro che lo avevano accolto.
Hunter, però, non riuscì a pensarla in questo modo. Hunter pensava solo a quella casa, a quel cancello in ferro battuto, a quel vialetto pieno di ghiaia bianca, a quelle rose che la loro madre tentava di tenere in vita.
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𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄
General Fiction«𝑵𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒐 𝒉𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒐𝒔𝒄𝒊𝒖𝒕𝒐 𝒅𝒂𝒗𝒗𝒆𝒓𝒐 𝑵𝒐𝒆𝒍. 𝐹𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑛𝑒𝑚𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑁𝑜𝑒𝑙 𝑒̀ 𝑟𝑖𝑢𝑠𝑐𝑖𝑡𝑜 𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒𝑟𝑠𝑖.» Noel Sanford ha avuto paura di se stesso. Noel Sanford ha avuto paura del mondo. Noel Sanford ha avu...