CAPITOLO 15

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La mattina successiva, attendevano tutti il piccolo ospite in cucina "Buongiorno", disse Oscar che sedeva in attesa accanto ad Andrè, "hai dormito molto". Con il viso rosso e assonnato, Louis scese le alte scale "scusatemi, non mi sono reso conto di che ore fossero..." André si alzò e, con un sorriso gentile disse "tranquillo, non fa nulla, vieni ti ho conservato dei biscotti". 

Il piccolo Louis aveva qualcosa che Oscar ammirava, qualcosa di familiare che la portava a provare per lui un affetto nuovo, mai provato prima.

Quando André e Louis si sedettero al tavolo lui iniziò a mangiare i tre biscotti che aveva nel piattino blu con voracità, come se non avesse mai mangiato nulla del genere, come se stesse scoprendo la cosa più bella al mondo, e quella cosa fosse tutta per se.

"Quanti anni hai?" Chiese Oscar, sedeva lateralmente con le gambe distese e accavallate, un braccio sul tavolo e le mani congiunte. "Otto, e voi?" Rispose Louis ingoiando velocemente il boccone che stava ancora masticando.

Andrè fece una risata sospirata, mai nessuno era stato così diretto da chiedere ad Oscar l'età, ma sapeva che lei non si sarebbe turbata per così poco. 

"Trenta-cinque"

"Sembra moolto più giovane!", disse lui, finendo l'ultimo biscotto.

Era vero, nonostante il tempo non l'avesse trattata con dolcezza, il volto di Oscar era brillante, le guance rosee e le occhiaie non erano scavate, erano lì, come la pennellata leggera di un pittore. L'unico dettaglio erano quei pochi capelli bianchi di cui solo Andrè poteva conoscere l'esistenza; nascosti tra le perfette ciocche bionde erano difficili da notare se non le guardavi estremamente da vicino.

"Ti ringrazio, ma dimmi un po', come sei finito qui?" Oscar lo guardava con gentilezza, senza mai distogliere lo sguardo da quel bimbo stanco e scomposto, e senza spostare un muscolo. Lo ascoltava con attenzione e con lei il suo Andrè, che con pazienza aspettava di sapere la sua storia.

"Ecco, siamo poveri da quando posso ricordare, mia madre faceva ciò che poteva per sopravvivere, ogni tipo di lavoro, a volte tornava la mattina dopo , anche se era distrutta, quando tornava ci regalava un grande sorriso e non ci lasciava mai senza un abbraccio.

Un giorno mamma non è tornata a casa, con lei era andato il mio fratellino di cinque anni. Dopo qualche giorno mi hanno detto che era morta."

Iniziarono a cadergli lacrime veloci dagli occhi. Con il volto bagnato e le mani tremanti guardava fisse le briciole che aveva davanti. Andrè era immobile, con le mani appoggiate al viso accaldato.

Oscar si alzò, non disse nulla, si abbassò e raccolse delicatamente le sue piccole mani, aspettò che lui la guardasse, che smettesse di trattenere i singhiozzi e poi chiese "e il tuo fratellino?" "Non so dov'è" Oscar gli fece un sorriso rassicurante "Tranquillo lo ritroveremo, e poi mangeremo tutti i biscotti di Andrè!" Lui le sorrise, Andrè espirò sonoramente, si alzò  e si accostò ad Oscar, che era ancora accovacciata "Su su! Via queste lacrime, ti scavano il viso e io voglio vedere il tuo bel sorriso!". Louis scoppiò in un pianto singhiozzato e abbracciò Andrè, che lo strinse forte.

"Bene dai!" Oscar batté le mani sulle gambe "che ne dite di una bella cavalcata? Prima devi cambiarti però, vai sopra, dovresti trovare Nanny, ti darà qualche cosa di adeguato".

Louis si asciugò le guance con la manica e iniziò a salire, felice dei biscotti e dei vestiti puliti, curioso di salire su un cavallo per la prima volta e grato per quei giovani che, finalmente, lo facevano sentire reale ed importante, lo vedevano per davvero.

Quando non vedevano più Louis sulle scale, Oscar ed André si guardarono preoccupati, fu lui a parlare per primo, ora in piedi appoggiato al tavolo.

"Che ne pensi di questa storia? Che si fa?"

"Lo ospiteremo fin quando non sarà necessario. Finchè non gli troveremo una sistemazione ecco." André poteva vedere chiaramente la preoccupazione negli occhi di Oscar, che guardava ancora verso le scale.

"Io lo terrei. Penso che potrebbe essere-" Oscar si girò verso Andrè con uno scatto, aspettava che dicesse ciò che lei non aveva osato neppure pensare, o almeno così voleva credere, perchè ci aveva pensato e come.

"Sai, ci ho pensato, ed è una casualità troppo forte. Potrebbe diventare nostro figlio." Andrè la guardava fisso negli occhi, come erano belli, ne conosceva ogni sfumatura, li aveva visti brillare sotto ogni luce, ed era forse l'unico ad averli visti riempirsi di lacrime, eppure non si stancava mai di guardarli, con la forza di cento scudieri e la delicatezza di campi interi.

Oscar rimase in silenzio qualche istante, voleva dirgli che era una follia, che non poteva essere e che non sarebbe stato, eppure c'era qualcosa in quel bambino che le era così familiare, la affascinava. Finalmente ammorbidì la mandibola, che aveva tenuto serrata. "sì. Mi ricorda il figlio di Maria Antonietta. Possiamo pensarci, per ora non c'è fretta, ne parleremo poi."

Louis riapparse in cima alle scale, "eccomi", Oscar e Andrè lo guardavano scendere le scale, sembrava l'angelo di un dipinto, ricoperto da raggi di sole, ma con l'eleganza della luna.

Un pantalone bianco e largo alla caviglia, gli cadeva sulle scarpe bianche ed eleganti. Una camicia bianca anch'essa aveva un merletto sui polsi e dei bottoni in raso. I capelli biondi riflettevano il sole della finestra brillando come oro, e gli occhi erano due oceani di stelle, che lasciavano d'incanto.

Nanny lo seguiva asciugandosi le mani su un panno "ho trovato vecchi vestiti di Oscar che ho conservato" fiera guardava i nipoti, le loro spalle si sfioravano e con ammirazione guardavano il bambino come cavalieri che attendono la regina.

Usciti dal portone, i tre erano pronti a salire in sella, il sole splendeva alto e caldo nel celo e i colori erano brillanti, accecati anche loro dalla luce del mattino. 

  


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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 20, 2024 ⏰

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Così doveva andare...- Lady OscarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora