La musica che mettevi su YouTube mi faceva impazzire

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E la musica che mettevi su YouTube
Mi faceva impazzire
E chi se la scorda più
A me mi fa ancora male

🍊

Tra Simone e Manuel era ormai da qualche giorno calato il silenzio, da quando Manuel era andato a sorpresa a trovare Simone e quest'ultimo l'aveva trattato a pesci in faccia.

Simone aveva trascorso quei giorni a rimproverarsi, a darsi del coglione, a pentirsi del trattamento che gli aveva riservato, come se non contasse niente, come se non valesse niente, fino a che era rinsavito, guarito da quel colpo alla testa che s'era preso, e si era rimboccato le maniche per cercare una soluzione: l'unica che sembrava plausibile era andare a Roma.

E fu così che di venerdì sera, terminate le lezioni in università, Simone era corso in stazione per per prendere uno degli ultimi treni della giornata, pagato uno sproposito tra l'altro, e ritornare a casa.

Era stato un idiota patentato, lo riconosceva: troppo ammaliato dalla luccicante vita da fuorisede, aveva perso il focus dalle cose che per lui erano davvero importanti. Aveva avuto davanti Manuel e nemmeno l'aveva considerato. Solo quando quest'ultimo gli aveva gridato in faccia come si sentiva, quanto stava soffrendo, e l'aveva lasciato là da solo, in Simone si era sbloccato qualcosa che da tempo ormai aveva messo radici.

Aveva capito che non poteva continuare così, a vivere la sua vita parallela in un altra città, dimenticandosi di quella che aveva lasciato a Roma: doveva coltivare entrambe le parti di sé, tutte e due egualmente importanti. Non poteva dimenticarsi di una, con la pretesa che questa continuasse a crescere e sbocciare senza la sua cura.

Avere una relazione a distanza era complicato, questo Simone l'aveva sempre sospettato, anche se fino a quando non aveva dovuto viverlo sulla sua pelle non era riuscito a coglierne tutte le sfumature. Quel sentirsi costantemente diviso a metà, lontano dalla persona che si ama, non era una sensazione semplice con cui convivere: a volte, per sopportarla meglio, la sopprimeva con altro, immergendosi nello studio, o nelle sue nuove amicizie. Un modo come un altro per sopravvivere, anche se invano.

Quella sfuriata di Manuel gli aveva fatto finalmente capire che ci voleva di più per mantenere una relazione a distanza, che non bastava l'amore che li legava, ma che ci voleva dedizione, impegno, costanza: equilibrio, cosa che negli ultimi tempi era mancata, prettamente a causa sua. Quindi aveva fatto i bagagli ed era tornato a Roma, con nel cuore la speranza che a Manuel nel frattempo fosse passata l'arrabbiatura e che fosse disposto a perdonarlo, una volta per tutte.

Simone si fece portare da un taxi direttamente alla villa, dove ormai da un po' convivevano Dante e Anita e di conseguenza si era trasferito anche Manuel, che aveva preso il posto di Simone nella sua vecchia camera. Le rade volte in cui Simone faceva ritorno a Roma, dormivano stretti stretti nel letto singolo che un tempo era stato di Simone, poi di Manuel.

La casa era buia, segno che probabilmente tutti stessero già dormendo. Simone provò a vedere se la porta fosse rimasta aperta, ma così non era, quindi, rassegnato a rendere vana la sua sorpresa, si arrese a telefonare a Manuel.

«Pronto», dopo appena due squilli, Manuel rispose al cellulare.

Simone sospirò sollevato, diradatasi la paura di rimanere chiuso fuori tutta la notte, ignorato da Manuel. «Ciao».

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