Oserai andarci sotto, maledetto

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Oserai andarci sotto, maledetta
E provare robe forti un'altra volta
E spararti tutto ciò che provo in faccia
Come un pazzo che ti vuole

🍊

«Dai, non può essere stato così terribile». 

Manuel lancia un'occhiata torva, torvissima, al viso vispo, adornato da una frangetta tinta di rosso, che ha osato insinuare una cosa del genere. Mantiene il broncio mentre manda giù un sorso della sua birra, poi risponde: «È stato un autentico disastro. Mi preparo da mesi a 'sto momento ed è andato tutto 'na merda».

«Più di merda di quella volta a Milano...».

«Chì, non te ce mette' pure tu però! Sì, peggio pure de Milano, d'accordo? Non lo vedevo da quattro anni», le ricorda, con tono esasperato, gettando la testa sul tavolo in legno di fronte a sé. «Ho bisogno di bere qualcosa di forte».

«Mi sembra un'idea de merda, Manuel. Domani c'hai la prima ora».

Manuel esala un sospiro sconsolato, senza proseguire oltre. Lo sa che sarebbe una pessima idea ingurgitare qualcosa di più di quella misera birra piccola che Chicca, notando il suo umore nero, gli ha offerto, ma vorrebbe solo qualcosa per dimenticare, per cancellare dalla testa quell'incontro-scontro orribile, desolante, arido con colui che è stato l'amore della sua vita e che ancora considera tale, anche se purtroppo la vita per loro ha altri progetti.

Cogliendo il silenzio di Manuel, che nella sua testa in realtà sarà un vorticare di pensieri, emozioni contrastanti, ricordi, Chicca riprende parola: «Manu, non puoi permetterti di stare ancora così dopo tutti questi anni, lo sai, sì?».

«Lo so, Chicca, non ho bisogno che tu me lo ripeta ancora. Lo so che dovrei farmi una vita, fregarmene tanto quanto fa lui, ma come posso? Come posso quando tutto intorno a me mi ricorda di lui, di cosa siamo stati, di cosa saremmo potuti diventare?», domanda con voce tremolante, lo sguardo fisso nel vuoto.

Chicca sospira, pensierosa. Ragiona per afferrare le parole e comporre un discorso che sia il più delicato possibile, ma al contempo conciso, che metta in chiaro esattamente il suo punto di vista. Spalanca la bocca per dare voce ai suoi pensieri, ma viene preceduta da una voce fuoricampo, che sbuca dalle spalle di Manuel.

«Oh, regà, che se dice?», con tanto di manata sulla schiena di Manuel, che sobbalza colto di sorpresa.

«La smetti di trattarmi come una dei tuoi bro?», risponde così Chicca, l'espressione in viso corrucciata, le mani poggiate sui fianchi.

«Ciao, Mattè», saluta invece Manuel soffiando una mezza risata, voltandosi in direzione del ragazzo biondo che s'è appena accomodato al bancone al suo fianco.

«Perdonami, amò», si rivolge prima a Chicca, che aldilà del bancone continua a guardarlo male. Poi si gira verso Manuel: «Bella, Manuè, ma non dovresti stare al lavoro te?».

«Te l'ho ripetuto 'na cifra de volte. Non lavoro più Da Fiorello mo che m'hanno detto che me rinnovano il contratto a scuola», spiega per la centesima volta Manuel, a mo' di cantilena, esasperato per l'amico che a quanto pare non lo ascolta mai.

«Lascialo perdere, è un caso perso...», fa Chicca ridacchiando.

«Te sei fidanzata con un caso perso, brava cogliona», le risponde Matteo risentito (non lo è per davvero, ormai Manuel è talmente abituato ai loro battibecchi pungenti che non ci fa più caso).

«La cogliona allora non ti porta da bere».

«No, te prego, ho bisogno de 'na birra!», la prega lui, incrociando le mani.

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