Capitolo 2 - Il coguaro

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A Sadie non piaceva per niente l'odore dell'animale apparso nella radura. Si trattava di una creatura mai vista prima. Somigliava ad un gatto, ma molto più grosso, slanciato e silenzioso dei fastidiosi intrusi che venivano a fare pipì nei vasi di fiori della Mamma. A Sadie non piacevano i gatti, mai piaciuti. Il pelo di quello che aveva davanti poi, aveva un odore terrificante. Sapeva di bosco, terra, umidità, sangue vecchio e soprattutto di qualcosa che Sadie non aveva mai annusato, un miscuglio tra l'odore di carne rancida e fumo, così intenso da ferirle le narici. Se si concentrava abbastanza poteva persino vederlo, avvolgersi come una sciarpa scarlatta e malsana attorno al corpo dell'animale. Era chiaro non fosse un Domestico, ma un essere che viveva all'aperto, senza una grossa Cuccia sulla testa: un Selvatico. Sadie ne aveva visti e annusati diversi, di tutte le forme e i colori, ce n'erano tantissimi e alcuni non le davano il minimo fastidio, altri stuzzicavano la sua curiosità e altri ancora le faceva venir voglia di corrergli dietro, ma mai si era sentita così ostile verso uno di essi.

Sadie gli abbaiò avvertimenti come "Va via!" e "Non ti avvicinare a noi!". Non fosse stato per la sua umana e per la Corda, Sadie l'avrebbe azzannato senza esitare. Tirava coi possenti muscoli che bruciavano sotto la ciccia, perchè doveva di difendere sia se stessa che la sua amica senza artigli, ma il Selvatico non sembrava intimorito dai suoi latrati, anzi, si azzardò addirittura a muovere un passo verso di loro tirando indietro le labbra, rilasciando un sibilo lungo e minaccioso. Non appena aprì le fauci il puzzo si fece così intenso da far girare la testa. Il pelo le si rizzò sulla schiena. Ora era chiaro che quel gatto non parlasse la sua lingua, Sadie non la capiva, ma i suoi intenti erano chiari.

"Non ti avvicinare!" gli abbaiò di nuovo, ma venne ignorata. La Labrador sentì la coda salire sempre più in alto. Il Selvatico cominciò ad avanzare di qualche altro passo, le scapole ondeggiavano sul suo dorso. Sadie continuò a ringhiare forte, ma più la bestia la squadrava con gli occhi vuoti, più alla cagnolina sembrava di scorgere un brillio rossastro e maligno dentro le pupille piccole come capocchie di spillo.

Ogni volta che quel gatto mostrava i denti, questi baluginavano bianchissimi nel bel mezzo di una lingua rossa e carnosa che puzzava di carogna. Di contro dall'umana aveva cominciato a provenire un olezzo di paura che stava persino coprendo l'odore nauseabondo di carogna e tanto bastò a Sadie. Non poteva sopportare un altro passo da parte di quel Selvatico, non se la sua amica era così spaventata, lo aveva avvertito più di una volta. Impose le zampe e con uno strattone più poderoso degli altri, fece scivolare la Corda dalle mani sudate dell'umana. Le avrebbe dato il tempo di indietreggiare e fuggire mentre lei si occupava della minaccia.

Sadie si gettò contro il Selvatico ringhiante, le zanne snudate, pronta a farlo pentire di essere scivolato fuori dal bosco e non essere tornato sui propri passi finché era in tempo.

———

Ellison stava lottando con tutte le sue forze per non cadere nel panico, aveva la mente annebbiata. Provò a cercare di ricordarsi che cosa dovesse fare in quel genere di situazioni, a fatica. Sadie continuava ad abbaiare e ai suoi latrati profondi, la ragazza sentiva il brontolio costante e i soffi rabbiosi del coguaro di fronte a loro risponderle senza timore.

Doveva tenere la cagnolina a bada e cercare una via di fuga allo stesso tempo. Cosa le aveva sempre detto suo padre? Mai dare le spalle ad un predatore. Renditi grosso e minaccioso ai suoi occhi allontanandoti mentre cammini all'indietro.

Si pentì nuovamente di essere entrata a vedere dove fosse finita Sadie, ma quel pensiero scivolò via, trascinato dai battiti del suo cuore impazzito e dalla paura che le stava rendendo le membra molli.

Ellison tentò di trattenerla quando la sentì strattonare con più forza, il guinzaglio le scivolò di mano con una tale violenza da farla finire a terra. I gusci dei ricci pieni di spine le ferirono le mani, sentì gli aghi entrarle sotto la pelle. Un attimo dopo la foresta si riempì di ringhi, latrati e una massa informe di pelo dorato e champagne che si contorceva di fronte a lei. La ragazza rimase paralizzata, gli occhi verdi sbarrati sulla scena che si stava svolgendo di fronte a lei, ma a cui le sembrò di assistere attraverso uno spesso vetro.

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