Homo Habens.

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Jimin gestisce il più grande giro di prostituti di tutta Seoul. Il suo è diventato il mestiere del pappone (meglio così che come cantante), ha infilato più cazzi lui (e si è fatto infilare) nelle fichette e nei culi che ha figli sparsi in tutto il mondo. È un genio, lo dico sempre. Se avessi trombato così tanto adesso avrei la sua spensieratezza frivola e superficiale. E per la cronaca: scopa ancora tanto.

Gli chiedo se ha ancora la stanza rossa per i suoi incontri occasionali.

"Certo! Ma tuo marito che ne pensa? Siete approdati a quel tipo di relazione aperta?"

"È complicato. Stiamo puntando al divorzio."

"Che parolone. Taehyung non si farebbe problemi."

Piuttosto sono io che me li faccio. Se Taehyung beve al bicchiere di un altro penso che lo inchiappetti; se Taehyung esce di casa e mi dice "Vado in radio" penso si inchiappetti il collega. Non dico nulla, non mi lamento, perché alla fine sono tutte cose occasionali. Lui non cerca me, lui a quarant'anni cerca la passione in me. E io di passione, non ne ho. Ho solo la mediocrità (vedremo, forse nemmeno quella). Non noia, non malinconia, che sarebbero anche più nobili. Lui proprio vuole quella, ma io non posso dargliela, e allora che vada a scopare coi suoi amici. Io mi riduco ai gigolò brasiliani del locale di Jimin: proprio un capriccio. O uno strazio.

È una stanza rossa, senza finestre. Sembra proprio un confessionale, o una di quelle stanze in cui rinchiudono i pazzi da manicomio, tutte bianche con le pareti imbottite a divano da soggiorno. E mi farò mettere anche le manette se dovrò recitare la parte del pazzo.

"Devi farti aiutare." Mi dice, e io rispondo che non ho affatto bisogno d'aiuto. Secondo loro non la prendo troppo alla leggera, anzi è la situazione in cui siamo io e Taehyung che mi trascina in una voragine di plastica, in un mondo costruito, autodistruttivo in cui non c'è bisogno di sentimenti. Vivevamo a mille da giovani sul palco. Erano delle emozioni troppo forti, a volte le simulavamo (io, con Taehyung proprio per niente). Oggi sembra che tutt'al più si possano comprare: 100.000 Won per una scopata che possa rimpiazzare la mia relazione con Taehyung. E allora gli dico che la voglio a ferro e fuoco: non voglio conoscere, voglio solo essere scopato.

"Io non lo so... ma hai provato almeno a parlarne con Taehyung?"

"Non ce n'è bisogno. Taehyung ignora il problema, anzi fa finta che non esista e mi dice sempre che possiamo prenderci una pausa, che possa prendermi una pausa... poi ci rimettiamo insieme... penserà lui alle bambine..."

Muove la mano come per dire "Fandonie", l'amore, di quello vero, lui non l'ha visto. La verità è che siamo in crisi ed io faccio fatica ad accettarlo. Guardo il volto sorridente di Taehyung che tutte le mattine ci prova. "Conigliotto, vuoi che ti porti il caffè a letto prima di andare in radio?"

"Pensa alle bambine." Gli rispondo acido. Sono una vera troia come lui lo è con gli altri quando non lo vedo. Ma non possiamo continuare così: siamo uguali, due malati di finzione. Ci assomigliamo, in me c'è un po' di lui e in lui c'è un po' di me. Critico lo spettacolo, quello che guardiamo la sera senza le bambine in tv, ma lo spettacolo vero, finto, brutto siamo noi.

Mi sento solo un consumatore di tempo inutile. Mediocre e vinto. Fra poco lo sarò anche di sesso: consumatore vinto e mediocre di sesso. Chi sta col mediocre impara a mediocrare.

"Ti trovo la soluzione."

Mi allunga una birra ma io "No, no, no e ri-no. Sto pagando per una scopata."

"D'accordo, conigliotto. Vuoi copulare al piano di sopra con Devonji?"

"Chi?"

Mi ha schernito per tutto il tempo. Io lo so, lo fa apposta per farmi cambiare idea, perché pensa di essere l'ultima spiaggia per il salvataggio del nostro matrimonio. Mi oppongo; lo respingo. Devonji è uno dei suoi culturisti latino-americani. "Balla sul cubo il lunedì e il venerdì. Scopa a pagamento (ovviamente) il martedì e il sabato. I miei culturisti sono tutti molto liberi, lavorano anche in altri locali della zona."

Room 777 | VKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora