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"Grazie mille dottore, arrivederci"
"Arrivederci signorina"

Finalmente sono libera di camminare normalmente, niente più stampelle ingombranti e dolori, finalmente una gioia nella mia vita negli ultimi due mesi.

"Com'è?" mi chiede Arthur riferendosi alla mia caviglia
"Come vuoi che sia? Fantastico! Ora posso iscrivermi alla scuola guida e riprendermi la patente" sono davvero contenta e penso che mi si noti in volto
"Amber devi stare più attenta però, potevi farti veramente male e potevi ferire anche qualcun'altro e magari andare anche dentro se non sottoterra" mi riprende il biondo alla guida
"Va bene papà, scusa" scherzo io e lui mi rivolge uno sguardo premuroso.

Arthur mi vuole bene come se fossi sua sorella minore, ha nove anni in più di me questo aumenta l'istinto da fratello maggiore, in più sa quanto Grace ci tiene a me e vederla soffrire sarebbe stato orribile per lui.
Oggi mi ha accompagnata lui in ospedale, Grace aveva da fare al lavoro e James è partito in vacanza al mare con la sua fidanzata.

"Come stanno Grace ed Elliot?" chiedo essendo che durante il viaggio di andata ero troppo eccitata perché avrei tolto le stampelle e ho parlato solo di quello.
"Grace ha dei problemi a lavoro in questo periodo ed è abbastanza stressata, non so se avete parlato" io annuisco, mi ha accennato qualcosa in un messaggio un paio di giorni fa
"Elliot invece sta bene, va all'asilo e sta smettendo di piangere quando lo lasciamo, le maestre ci hanno detto che parla spesso di sua zia" si gira verso di me lanciandomi un'occhiata accompagnata da un sorriso
"Ma dai, sul serio?" chiedo leggermente divertita e lui annuisce
"Avete un figlio fantastico, davvero io lo amo come se fosse mio" a questa mia affermazione Arthur sbuffa una risata
"Grazie Amber, sono certo che anche tu avrai un figlio meraviglioso"
"Certo, in un altro universo" non penso che sarò mai mentalmente in grado di crescere ed educare un figlio nella maniera corretta e poi...prima dovrei trovare un padre ma conoscendomi la cosa mi sembra abbastanza improbabile.

"Perché dici così?" mi chiede lui
"Sai...tu e mia sorella vi siete trovati, siete perfetti e avete una vita tranquilla, certo so che non è tutto rosa e fiori ma riuscite a gestire le situazioni difficili, io non ne sarei capace, probabilmente rovinerei mio figlio e finirà per odiamo per essere una pessima madre" ammetto a grandi linee
"Oh piccola Amber, tutti abbiamo problemi, ma non possiamo risolverli sempre da soli, a volte c'è bisogno di parlare con qualcuno. Era così anche con Grace quando ci siamo conosciuti. Lo sai che puoi sempre contare su di noi ogni volta che ne sentirai il bisogno."
"Certo Arthur, grazie" abbasso lo sguardo guardandomi le unghie laccate con un rosa nude, ho sentito queste parole una miriade di volte ma non sono mai riuscita a seguire questo consiglio.
Arthur si gira verso di me e mi accarezza i capelli come se fosse mio padre.

"Grazie del passaggio" dico al biondo scendo di dalla sua audi A4 rossa
"Di niente Amber, ci sentiamo" mi fa un saluto con la mano che io ricambio.

Cerco le chiavi nella borsa e quando mi trovo davanti alla porta le infilo nella serratura facendola scattare.
Entro e la richiudo, cammino verso il divano e paggio la borsetta...

***

Apro gli occhi, sento un forte dolore alla testa. Cerco di avvicinare la mano al punto dolorante ma qualcosa mi ferma.
Mi rendo conto di essere legata a una sedia della mia cucina.

Ma che diavolo.

Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti un omone e alla sua destra un altro ragazzo più magro e basso.
"Ti sei svegliata principessa, c'è ne hai messo di tempo" dice l'uomo più grosso avvicinandosi a me e prendendo una sedia, la gira al contrario e se siede con le braccia poggiate allo schienale. Entrambi indossano una tuta nera, il ragazzo avrà più i meno la mia età invece l'uomo dimostra più di quarant'anni. Si capisce dalle rughe intorno alla zona occhi e dalla calvizie che si sta formando nella sua testa.

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