Capitolo 1.

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                                                                                        Chapter 1.


 Non ci potevo credere, mia madre mi aveva costretta a trasferirmi a centinaia e centinaia di chilometri di distanza da casa mia perchè lei aveva conosciuto un uomo, a parer mio il primo che passa, dicendo che se ne fosse innamorata come solo con papà era successo, anche se non credo affatto possibile che dopo soli quattro anni lei sia riuscita a rifarsi una nuova vita.So che forse sto esagerando un po', non sono esageratamente tanti quattro anni, ma la perdita che abbiamo subito io e mamma è stata ovviamente più forte di quella che hanno dovuto sopportare gli altri, mamma mi aveva detto la sera del primo appuntamento con quest'uomo che papà le aveva chiesto di cercarsi qualcun altro e costruirsi una nuova vita perchè lui non sarebbe mai riuscito a sopportare il fatto di dover vedere da lassù la sua donna stare male, ed essere sola e infelice. Detto questo, questa amatissima donna mi ha obbligato ad andarmene dalla mia vita, dai miei amici e da tutto ciò che mi apparteneva qui a New York, ribadisco, a casa mia, perchè lei era fermamente convinta che si meritasse una seconda chance e, francamente, sono d'accordo con questa sua politica ma non dopo soli quattro anni, dai, io non credo di essere pronta a lasciare tutto e trasferirmi completamente in casa di quest'uomo a Sydney.Parliamo seriamente, non mi ricordo nemmeno il suo nome, so a malapena la sua nazionalità, se ha figli o figlie, se è già stato sposato precedentemente, so a stento com'è fatto di faccia e di corporatura, non so neanche la sua età oppure il lavoro che fa, insomma, non so assolutamente niente di lui, può anche essere stato in carcere ed essere stato segnalato nel database della polizia e della scientifica tipo CSI Miami, dai, potrei tranquillamente scambiarlo con uno sconosciuto qualunque per la strada e per stare con mia madre, l'ho sottolineato anche a lei, deve avere la mia benedizione, se non passa il mio test ce ne torniamo spedite entrambe a casa, o almeno se non vuole venire io me ne vado di sicuro, non metto a rischio la mia vita."Samantha, muoviti o perderemo il volo" disse mia mamma contenendo a stento la rabbia per non venirmi a strappare i capelli direttamente lei."Si si, ho capito, ho capito. Non sono sorda" risposi io "E per la cronaca, hai interrotto il mio monologo interiore, grazie mille, Tania" la chiamo per nome la maggior parte delle volte perchè mi diverto di più a vederla diventare bordeaux dalla voglia di sbattermi fuori casa.Io e Tania, abbiamo un rapporto madre-figlia tutto nostro, consiste nell'amarci ma odiarci, il così detto rapporto amore-odio che di solito lo si trova tra due adolescenti di sesso opposto, ma noi lo 'pratichiamo' perchè avendo due caratteri praticamente identici e riducendoci quasi sempre ad aspettare che una delle due faccia traboccare il vaso con una goccia di troppo, ci vogliamo bene come qualsiasi madre vuole bene alla propria figlia e viceversa, solo che lo facciamo a modo nostro, a modo della famiglia Silver, papà ne sarebbe fiero."Bene, ne sono fiera, ora alza il culo biondina e muoviti o te la fai a nuoto da qua fino a Sydney, chiaro?" in tono perentorio mia madre mi sa di ridicola, ma va bene."Sono pronta!" dissi io alzando le mani in senso di resa " ora usciamo entrambe da questa casa oppure cambio idea e ti lascio andare da sola a fare tutte queste ore di aereo in solitudine"dissi io correndo da una parte all'altra per paura di dover lasciare questa casa per sempre, anche se ho già comprato il biglietto per tornare qua tra due mesi per il compleanno di Matias."Andiamo Sammy, abbiamo tutto. Tu hai salutato tutti, possiamo andare." disse mia madre."Non voglio" iniziai piagnucolare e vedendo l'espressione sconsolata e stufa di Tania, Mrs. Simpatia, smisi subito e mi incamminai per prima verso la porta di casa."Addio, casa, ci vediamo tra poco" dissi prima di uscire e ancor prima che mamma chiudesse la porta definitivamente la bloccai e le dissi la prima stupidaggine che mi venne in mente e salii di corsa in camera di mamma e papà, e mi sedetti ai bordi del letto, inspirai un po' del profumo di papà, di casa, accarezzai la coperta e mentre stavo per andarmene scorsi la mamma fissarmi attentamente e prima che lei mi dicesse altro parlai prima io "Si lo so, siamo in ritardo, ora andiamo davvero" dissi e aspettandomi una mezza sfuriata da parte sua, il fatto che invece si sedette di fianco a me e mi prese la mano mi sorprese un momento ma poi l'abbracciai e sussurrai un flebile "Mi manca tanto, mamma" prima che alcune lacrime cominciarono a scorrere."Anche a me, anche a me tesoro, ma lui è sempre con noi, va bene? Lui è con noi anche adesso, è con noi quando mi arrabbio con te, è stato con noi anche nel momento in cui ti ho parlato di Robert, lui è sempre con noi perchè e proprio qui, come ora." disse mentre portava la sua e la mia mano al petto " Lui è qui con noi, e sa che questa è la cosa migliore da fare, perchè sa che se rimaniamo qui saremo costernate entrambe dai vecchi ricordi, belli e brutti e non riusciremmo mai ad andare avanti, o almeno, non del tutto." disse infine mentre le scorrevano alcune gocce lungo le guance."Si, hai ragione, ha ragione. Forza, andiamo a prendere questo aereo, mamma" dissi io dopo aver asciugato sia le mie lacrime che le sue in seguito. "Ci aspetta un bel viaggio, dai." dissi alzandomi dal letto, non prima di averlo accarezzato un'ultima volta. La mamma si alzò e mi abbraccio. Un abbraccio di quelli che non ci diamo mai, un abbraccio pieno di significato, che dice tutto ciò che noi non saremmo mai riuscite a dire a parole.Ci guardammo e ci dirigemmo fuori di casa, prendemmo il taxi e ci avviammo verso l'aeroporto.Arrivammo a destinazione e mentre salivamo e prendevamo posto, una sensazione di nostalgia prese i remi e la barca cominciò a vacillare e anche se non volevo assolutamente lasciare la mia città, tutto ciò che avevo qui, sapevo che era la cosa giusta da fare, per me, per mia madre, per noi, per la nostra famiglia. Lei se lo merita.Il volo fu estenuante, dodici e passa ore ferma, immobile, su un sedile di seconda mano e tutto questo per un uomo insignificante ai miei occhi, ma troppo importante quasi da non poterne fare a meno per Tania.Appena scendemmo da quell'aggeggio infernale mi sentii un po' spaesata, nel mentre arrivammo nella sala d'attesa dell'aeroporto per un momento vedi tutto girare, al che mi aggrappai a mia mamma e le indicai le panchine che avevamo di fronte per far si che io potessi sedermi e stabilirmi un po'."Ehi tesoro, che succede?" chiese mia mamma allarmata. "Tania, è tutto ok, riesci a portarmi una bottiglietta d'acqua, frizzante possibilmente, e una bustina di zucchero?" risposi io con un alzata di spalle."Si certo, intanto chiamo Robert" rispose lei con tono un po' preoccupato per la mia situazione ma con una sfumatura di, non so, nervosismo e felicità?, credo nel dover chiamare il suo amato.Mentre bevevo accesi il telefono con l'intenzione di ascoltare un po' di musica sperando che potesse distrarmi e rilassarmi un po', non stando proprio bene non scelsi una playlist ma misi solamente la riproduzione casuale per non poter prevedere la canzone seguente.Erano passati all'incirca venti-venticinque minuti da quando Tania era andata a prendermi quella dannatissima bustina di zucchero, quando ne passarono altri dieci decisi di andare da sola in missione andando alla ricerca di una stupidissima bustina di zucchero.Quando una dolcissima vecchietta di origini coreane, credo, me la offrì gentilmente diluita in un bicchiere d'acqua, il mio telefono squillò rovinando la bellissima armonia che si era creta fra me e questa donna davvero deliziosa, lessi il nome, era mia madre."Chi non muore si risente, Tania" dissi io ironica."Ma dove sei finita? Sono arrivata con Robert e tu non c'eri più" disse lei alzando di poco il tono di voce."In primis ti calmi e abbassi il tono della voce" feci una pausa sentendola sospirare "Sono quaranta minuti che sei andata a prendermi quella 'bustina di zucchero' non vedendoti tornare me la sono procurata io." dissi io a denti stretti. "Tania, se volevi chiamare il 'tuo Robert'" feci con voce smielata "me lo dicevi e molto tranquillamente me la sarei andata a prendere io, proprio come ho appena fatto e per colpa tua, tra l'altro, hai interrotto un interessantissima conversazione con una donna davvero interessante, grazie." finii il discorso.Sospirò e poi parlò "Torna qui dov'eri prima, che andiamo con Robert a.." disse, non le diedi il tempo di finire la frase e io di rispondere e le chiusi direttamente la chiamata in faccia non curandomene minimamente."Signora Ling, devo lasciarla. Mi scusi per l'immediatezza ma il dovere mi chiama. Grazie mille per l'aiuto " dissi io alla vecchietta con il visino dolce congedandomi con un sorriso che lei ricambiò dolcemente.A volte, nei film d'azione, sono sempre e vecchiette cinesi con un visino dolce e angelico ad essere le serial killer professioniste, pronte a sterminare un intero continente.Oddio, speriamo che lei non faccia parte di quel giro losco.Mentre mi avviavo, pensando comunque alla mia poca immaginazione direi, per tornare dalla bella e la bestia, anche se in questo momento non saprei definire del tutto chi dei due sia la bestia, mi accorsi che qualcuno mi stava chiamando perchè la musica si era bloccata, lo sfilai dai jeans e notai con un senso di felicità che nemmeno saprei spiegare che il mittente era Matias."Soltir" dissi io non appena risposi, dopo tre squilli."Silver" ripose lui, e capii che stava sorridendo."Come mai questa chiamata?" chiesi io quasi subito."Mi manchi, e sono passate solo, più o meno, tredici ore." rispose lui con un sospiro."Mi manchi anche tu Matt, non sai quanto." feci una piccola pausa "Che ore sono li?" chiesi infine."Le otto del mattino" disse lui poco dopo."E tu sei già sveglio?" chiesi preoccupata "È successo qualcosa? Tu non ti svegli mai prima delle dieci-dieci e mezza".Rise lui di gusto prima di rispondere "Sam, mi mancavi e non riuscivo a dormire" disse lui in un ennesimo sospiro "Tra l'altro, che ore sono li?" chiese infine.Guardai l'orologio e mi spaventai di come fosse passato il tempo "Sono già le 20.30, oddio" iniziai a dirigermi verso le sedie della sala d'attesa dove avvistai mia madre intenta a stare attaccata a piovra al suo Robert."Matias, non puoi capire che schifo mi sono ritrovata di fronte" feci un mugugno di dissenso "Mia madre è tipo un mollusco attaccata a quel tizio" feci un suono nemmeno a me comprensibile "Oddio, penso che mi sto per sentire male" pausa "Ma sul serio" finii.Matias scoppia in una risata fragorosa e io lo mando a fanculo, dopo averlo salutato per bene, nel frattempo ero già arrivata a destinazione.Feci un gran bel colpo di tosse ed entrambi si girarono uno più rosso dell'altro."Avete finito? Stavo meglio, ma ora guardandovi mi è tornato il disgusto e il mal di aereo, Grazie" mia madre mi trucidò con lo sguardo, ma non gli diedi tanto importanza.In quanto all'uomo sul fianco, mi girai verso di lui proprio mentre parlò "Piacere, io sono Robert Hemmings, felicissimo di fare finalmente la tua conoscenza" disse con un sorriso mentre allungava la sua mano. Penso con l'intento di stringere la mia. 

 Certo che sei proprio perspicace, complimenti, Samantha. 

Disse la mia vocina interiore, chiamatasi coscienza.Stai zitta tu.


Fissai lui, il suosorriso, lo squadrai dall'alto verso il basso per un paio di volte,gli fissai la mano stesa a mezz'aria, poi lo riguardai, e feci unafaccia schifata. Dopo ciò, mi guardò, il suo sorrise si spense eritrasse la mano.

"Samantha, un po'di educazione, non mancargli di rispetto." disse la vecchia qua difianco.

"Che strano, selo avessi fatto prima mi avresti dato il cinque. Voi avete rispettatome? no. Bene, siete partiti, entrambi, con il piede propriosbagliato. Storpio, storto." dissi a denti stretti "E ora, se nonvolete peggiorare le cose, portatemi da qualche parte per poterdormire. Oppure mi accampo qui, e sono seria. Tu Tania, ne sei alcorrente." finii poi con un tono acido.



Lessons || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora