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Blake

La primavera era alle porte. I fiori dei ciliegi e dei meli della bella Virginia cominciavano a sbocciare. Il cielo mancava di nuvole, i raggi del sole carezzavano i volti della gente. L’allegria regnava, le risate dei bambini si potevano udire a chilometri, la mobilità era intensa. Era il 19 aprile, il giorno che consideravo sin da bambino il più fortunato dell’anno. Non c’erano delle risposte a cui potessero rispondere alla domanda “Ma perché il 19, Blake? Aprile ha 30 giorni e tu vai a scegliere proprio quello?”

Ricordo quando avevo circa 5 anni, ed esattamente il 19 aprile 2004 mi era capitato di tutto e di più. In senso positivo. E così è stato negli altri anni fino ad oggi. Per questo lo considero come il mio giorno fortunato. Sarei voluto nascere oggi, onestamente. 

E invece, sono nato il 18 giugno del 1999. Presto farò 25 anni. Eppure, ne mostravo di meno.

Al momento ero a casa che stavo ripetendo gli argomenti che domani porterò al mio penultimo esame. Era di estrema importanza, dovevo farcela ad ogni costo.

Erano le 11 del mattino. Mentre ripetevo a voce alta, sentii il mio cellulare squillare e subito mi fermai per andare a rispondere. Mia madre, mi stava chiamando.
Ero felice ogni volta che mi chiamava. Ho sempre avuto un buon legame con lei. Anche con mio padre, ovvio.
<< Hey, mamma! >> le dissi, contento, con un sorriso ampio.
<< Hey, Blake! Ma come stai? Stai studiando? >>
<< Sì, mamma, tutto bene. Sì, stavo ripetendo, ma ho quasi fatto >>
<< Oh, capisco. Ascolta, tesoro, oggi verrano a pranzo i nostri parenti da New York. Hanno detto che staranno qui a Virginia per una settimana. Vorrebbero un sacco vederti. Sentono molto anche la tua mancanza, specialmente Ava >>
Diamine, Ava! Mia cugina. Io e lei siamo sempre andati d'accordo, sin da piccolini. Era un po' come una sorella di sangue diverso, per me. Lei ha compiuto 17 anni da un po', ed era molto matura e affascinante, specialmente i suoi capelli rosso naturale e i suoi occhi hazel. Un vero peccato nessun ragazzo della sua età l'avesse addocchiata.
<< Ci sarò sicuramente. A che ora devo venire? >>
<< Alle 12:45 devi essere a casa >>
<< Va bene. Allora ci vediamo dopo >>
<< Naturalmente! A dopo, Blake >>
<< A dopo, mamma >>
Chiuse la chiamata e vidi che ore fossero dal cellulare. 11:25 del mattino. Avevo ancora tempo per finire di ripetere e di prepararmi.

Erano le 12:30. Mi ero appena finito di preparare ed ero pronto e carico per rivedere i miei parenti new yorkesi dopo mesi. Il mio stile non era molto complesso. Era quel classico streetwear style, ma lo adoravo. Alle superiori, ogni giorno mi ritrovavo una ragazza che mi diceva: "Blake, il tuo outfit di oggi è stupendo".
Ero popolare per questo, ma sono sempre stato un tipo modesto. Non mi piaceva tirarmela o dare l'immagine di essere qualcuno che si dava arie ed era vanitoso. Sono sempre stato me stesso, e continuerò ad esserlo. Presi il mio giubotto, le chiavi dell'auto e di casa, con anche il telefono e il portafoglio, e uscii di casa, assicurandomi di aver chiuso bene il portone e andai a casa dei miei in macchina. Distava giusto 4 minuti da qui. Con l'auto, però. A piedi, erano circa 16 minuti. Non mi piaceva tanto camminare. Mi stancavo facilmente. Se dovessi scegliere tra fare 20 flessioni con una mano e farmi una camminata di 20 minuti, da casa al supermercato, preferirei le flessioni.
Parcheggiai il veicolo sotto casa, facendo molta attenzione a non sbattere contro qualche altra auto dietro di me. La spensi e scesi da lì. Andai a suonare al campanello della loro casa e mio padre andò ad aprirmi subito. Quando mi vide, mi sorrise allegro, felice di vedermi.
<< Oh, oh! Figlio mio! Sei arrivato! Vieni qui, fatti abbracciare >>
Ci abbracciamo. Fu un abbraccio caloroso, confortante. Come se non ci vedessimo da due o tre mesi. Rilasciò l'abbraccio e carezzò le mie spalle, sorridendo ancora.
<< Allora, giovanotto. Beh, ora, "giovanotto". Stai diventando ogni giorno sempre più grande, e anche più bello. Che mi racconti? >>
<< Nulla, per ora, papà. Mi sto solo impegnando per gli esami >>
<< Continua così. Sarai un detective fantastico, e io sono fiero di te >>
<< Grazie, papà >> gli feci un sorriso a 32 denti, grato per il complimento.
<< Dai vieni, tua madre e i tuoi zii sono nel salone. Ti stavano aspettando >>
Mi accompagnò in salone e vidi tutti i miei parenti parlare con mia madre.
<< Buongiorno a tutti >> li salutai educatamente.
<< Blake! >> esclamò Ava, la quale si alzò di scatto e venne ad abbracciarmi. Io ricambiai. Mi abbracciò talmente stretta a lei che sembrava quasi non mi volesse lasciar più andare. Neanche io volevo, ma dovemmo staccarci.
<< Che cavolo, hai fatto così veloce! >> rimase stupita Ava.
<< Non mi perderei mai occasioni simili >>
In seguito, tuti gli altri miei zii e mia madre vennero a salutarmi.
<< Cavolo, ma come sei fatto grande >> mia zia disse.
<< Un vero uomo >> mio zio aggiunse.
<< Come vanno gli studi? >> mi domandò Ava.
<< Mai andati meglio. Mi mancano solo altri 2 >>
<< Mi auguro trutto il meglio per te, caro >> mi augurò mia zia.

Fatti complimenti qua e là, finalmente andammo a mangiare.

Nel pomeriggio, ero rimasto a casa dei miei genitori. Stavo parlando con i miei zii, quando poi Ava arrivò sul divano e si sedette affianco a me, incrociando le gambe.
<< Hey, Blake. Tua madre mi ha detto che qua hanno aperto una nuova gioielleria. Io avrei tanto bisogno di una collana. Ci andiamo? >>
<< Aspetta, la gioielleria di Mr. Monroe? >>
Ava annuì. Accidenti, non sapevo che quell'uomo di ormai 65 anni sarebbe riuscito ad aprire un negozio tutto suo. Non voleva andare in pensione. Interessante.
<< Va bene >> accettai, << a che ora vuoi andare? >>
<< Mh, 17? >> propose. Controllai l'orologio appeso sopra il grande televisore della sala e vidi che erano le 15:25.
<< Okay, allora >> accettai. Lei emise un piccolo esulto e io le sorrisi. Amavo vedere mia cugina felice. Rendeva felice anche me.

Alle 17 in punto, eravamo già in macchina per andare alla nuova gioielleria Monroe. Ava aveva collegato il suo bluetooth allo stereo della mia macchina e sparammo le nostre canzoni preferite a tutto volume, cantando a squarciagola, fingendo di essere cantanti professionsti.
Finito il concerto e parcheggiato la macchina, scendemmo ed entrammo nel negozio. Era allestito benissimo. Uno stile così elegante che i Monroe non avrebbero mai optato prima d'allora.
<< Blake, guarda, ci sono i saldi >> mi fece notare Ava.
E cazzo che sconti. 70% di sconti. Forse potevo approfittarne per prendermi un gioiello anche io. Chissà, un anello o una collana non sarebbe stato male.

Ava si era presa di tutto e di più. Ora era acorto di idee. Si era presa due collane, un bracciale, un set di anelli e due di orecchini. Io sbirciavo, ma nulla sembrava catturare la mia attenzione. O forse sì, ma non era un gioiello. Era bensì la voce del signor Monroe che mi nominò.
<< Blake Stuart, il tempo vola >> disse il signor Monroe, avvicinandosi a me.
<< Già. Era da un po' che non la vedevo >>
<< Infatti, mi son sorpreso quando sei venuto qui insieme ad Ava. L'ultima volta che sei venuto a farmi visita alla mia vecchia gioielleria era stato 7 o 8 anni fa. Tu eri ancora un giovanotto alla scoperta della realtà >>
<< Posso dire di star facendo lo stesso anche ora, purché sia diventato adulto >>
<< Ehh caro mio, questo mondo nasconde tanti segreti e verità nascoste, che nessuno è in grado di scoprire tramite opinioni altrui o su documenti. L'unico modo per farlo è vivere ogni singolo giorno. Dimmi un po', vuoi che ti aiuti a scegliere un bel gioiello? >>
<< Sì >> accettai subito.
<< Allora ti mostrerò subito tutte le nuove collezioni che sono in sconto questa settimana. Prego, mi segua >>
Io seguii l'anziano signor Monroe. Lui mi trattò in dettagli tutti i gioielli, mostrandomeli uno ad uno. D'improvviso, mentre lui mi parlava di una collana, descrivendone il materiale, notai che in una vetrina c'era un anello nero, semplice, che in un modo o nell'altro catturò i miei occhi, e non riuscivo a staccare lo sguardo da quel banale oggetto.
<< Signor Monroe, che mi dice di quell'anello nero esposto in quella vetrina? >>
Lui si girò e lo vide. Andò ad aprire la vetrina e prese l'anello in mano, portandolo da me a farmelo vedere.
<< Le piace questo semplice anello? Ricordavo avesse gusti più raffinati e che avrebbe azzardato di più con la scelta >>
<< Non lo so, ma mi ha ispirato molto >>
<< Quindi vuole comprare quello? >> io annuii e lui sospirò, non essendosi ancora capacitato che io abbia scelto qualcosa di così ''scontato'' rispetto a tutti i gioielli che mi aveva fatto vedere. Non potevo farne a meno. E poi, qualcosa mi diceva che se non l'avessi scelto, me ne sarei pentito amaramente fino a farmi stare giù di morale.

Io e Ava pagammo ed uscimmo dal negozio, soddisfatti dei nostri acquisti.
<< Allora, Blake? Che ti sei comprato? >> mi domandò Ava, curiosa, e io cacciai fuori dalla confezione l'anello nero. Neanche lei fu molto convinta.
<< Ehm...è un anello tutto...nero. E non ha particolari >>
<< Lo so, ma mi piace. Non chiedermi come o perché >>
<< Se lo dici tu >> concluse con un'alzata di spalle lei.

Durante la sera, mentre ero a casa mia sul letto, a leggere un libro, pensavo alle parole che il signor Monroe mi disse a riguardo del mio acquisto. Non mi son pentito affatto. Io ero sicuro di aver fatto una buona scelta. Da notare il fatto che non me l'ero tolto per nulla.
Poi, in un battibaleno, sentii i miei occhi farsi pesanti. Così segnai con una matita che avevo a portata di mano e segnai il punto dov'ero arrivato e chiusi il mio libro. Spensi la candela profumata che accendevo tutte le sere prima di andare a dormire e per finire mi sdraiai, coprendomi bene e addormentandomi in un nano secondo.



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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 23 ⏰

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