Capitolo 14

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L'orologio nello studio di Lord Churchill segnava le undici e trentacinque. Era presto, considerando che la notte prima quando Esther aveva visto uscire Mr Oliver era già l'una passata. Dunque avevano un po' di tempo per parlare di alcune cose.

«Allora, non mi ha mai detto com'è andata la sua visita nella stanza di Mr Oliver.» Il tono di Lord Churchill era accusatorio, sembrava ancora avercela con lei per essersi fermata a parlare con i fratelli Warren. «Ha trovato l'anello?»

«No» rispose Esther «Ma ho trovato qualcos'altro, che devo assolutamente mostrarle.» Frugò nella sua tasca, tirò fuori la bambola e la posò sulla scrivania. Il volto di Lord Churchill cambiò colore. «La riconosce, vero?»

«Questa stava nella stanza di Mr Oliver?» Lord Churchill riusciva ancora a tenere un tono calmo.

«Sì. La riconosce?»

«Non capisco come lui possa avere...»

«Perché non risponde alla mia domanda?»

«Sì, certo che la riconosco, quella bambola è mia.» Non poteva alzare la voce, ma dal modo in cui Lord Churchill bisbigliò quella parole si sentiva che stava perdendo la pazienza.

«Era una delle bambole di sua sorella, vero?»

Lord Churchill scosse la testa. «Le avevo detto di dimenticarsi di Alicia.»

"La bambola era sua o no?"

«Ebbene, sì! Era di Alicia. Ad Alicia piaceva cucire bambole, lo sanno tutti in questa casa e a quanto pare lo sa anche lei. E allora? La bambola stava dentro casa mia, come tutte le altre cose che Mr Oliver, lo spirito, o non so chi, ha rubato. E quindi ha anche rubato la bambola.»

«Dove la teneva?»

Lord Churchill sospirò. «Nella stanza accanto alla mia, quella che era la stanza di Alicia quando viveva qui. Chiusa a chiave dentro all'armadio, insieme ad altre quattro bambole. Le altre le aveva portate con sé, quando ha sposato quel... insomma, quando si è sposata.»

«Le altre? Quante ne aveva?»

«Almeno una ventina. Ne faceva molte di più, ma la maggior parte le regalava ai bambini di N—, e solo alcune le aggiungeva alla sua collezione.»

«E questa collezione che fine ha fatto?»

«Non ne ho idea. Probabilmente si trovano ancora in quella maledetta casa, non ci sono mai andato. Non volevo saperne più nulla, dopo quello che è successo.»

«Ma è sicuro che questa bambola è una di quelle che stava nel suo armadio, qui a Dandelion Hall?»

«Beh, sì. Altrimenti Mr Oliver come avrebbe potuto ottenerla?»

«Forse sarebbe una buona idea controllare quante bambole ci sono in quell'armadio, per vedere se ne manca davvero una.»

«Non mi sembra così necessario, ma se ci tiene, potremo dare un'occhiata domani.»

«Lord Churchill, spero che lei si renda conto che adesso dobbiamo prendere molto sul serio l'ipotesi che Alicia abbia qualcosa a che vedere con lo spirito che infesta Dandelion Hall, e potrebbe addirittura essere...»

«Ancora con questa storia? Le avevo detto che era impossibile, e di lasciar perdere i pettegolezzi che le hanno raccontato le signore. Non sanno nulla. È meglio concentrarsi su Mr Oliver.»

«Quello che ho fatto, e lui, dopo che ho perquisito la sua stanza per dieci minuti, mi ha portato da sua sorella. Ma non è solo questo, Lord Churchill.» Esther si schiarì la gola, pensando al modo giusto per raccontare quello che era successo quel pomeriggio. «Oggi, mentre stavo passeggiando con Mr e Miss Warren, mi è apparsa una donna.»

Lord Churchill inarcò un sopracciglio. «Una donna? E "apparsa" in che senso?»

«Ecco, stavamo nel giardino, e quando stavamo vicino all'albero con le altalene, per un breve momento ho visto, chiaro come adesso vedo lei, una donna sull'altalena. Mi ha detto alcune cose e poi è scomparsa.»

«Cosa le ha detto?»

«Che era mia amica, e poi qualcosa di strano. Che avevo spezzato la catena e il prigioniero sarebbe scappato, ma dovevo stare attenta alla vendetta del suo carceriere.»

«E cosa vorrebbe dire?»

«Non lo so, non ne capisco il senso. Ma il punto è che questa donna somigliava molto a quella lì» Esther indicò il ritratto sopra alla scrivania di Lord Churchill.

«È sicura di non aver sognato?» chiese Lord Churchill.

Esther sospirò, esasperata. «No, non le posso garantire di non avere sognato, come non le posso dire con certezza assoluta di aver visto Mr Oliver parlare con uno spirito, o come lei non può dire con certezza assoluta di aver visto una penna che si è mossa da sola. Forse io e lei siamo matti e gli spiriti non esistono, proprio come dice Mr Maxwell. È possibile, non lo nego, ma se fosse vero, io potrei anche tornarmene a casa. Ma se vogliamo credere che lo spirito c'è e cercare di trovarlo, dobbiamo poterci fidare delle nostre impressioni.»

«Ha ragione, mi scusi. D'accordo, ha visto Alicia. E le ha detto delle cose strane. Ma se lei fosse davvero lo spirito che noi stiamo cercando, perché dovrebbe presentarsi a lei e dichiararsi sua amica? E poi le dà una specie di indovinello...»

«Lo so, è molto strano. Ma questo spirito si sta comportando in modo particolare: le ricordo, per esempio, che le ha scritto quel biglietto, come per avvertirla di quello che potrebbe accaderle. Se avesse davvero voluto ucciderla, immagino che non l'avrebbe fatto. Forse in fondo non vuole farle del male, e sta solo cercando di spaventarla. In tal caso sarebbe  molto più facile liberarci dello spirito, e quest'ipotesi concorderebbe con quello che mi ha detto lei di sua sorella.»

«Può darsi, e in quel caso sarei disposto a pensare sul serio che lo spirito è Alicia. Ma, Miss Crawford, se non le dispiace, credo che adesso sia meglio andare da Mr Oliver, a sorvegliare la sua stanza. Così potremo scoprire con i nostri occhi se è vero. Il ricordo di Alicia è, come avrà capito, molto doloroso, e non desidero parlarne a meno che non si riveli assolutamente necessario.»

Esther non poteva opporsi a questa richiesta, e perciò lasciarono entrambi lo studio, e si diressero nel modo più silenzioso possibile alla porta di Mr Oliver, dove si appostarono dietro alla statua dove Esther si era nascosta il giorno prima. Lord Churchill spense la candela che aveva in mano, e così nessuno dei due vide più nulla. Adesso dovevano fare proprio quello che Esther aveva fatto il giorno prima: aspettare.

Aspettarono. E aspettarono ancora, per un tempo che sembrò infinito. Di tanto in tanto Lord Churchill accendeva la sua candela, voltandosi verso il muro per coprire la luce il più possibile ed evitare che Mr Oliver la potesse vedere sotto la sua porta, controllava l'ora sul suo orologio, e poi la spegneva di nuovo. Passò mezzanotte, poi l'una, le due, le tre e le quattro, ma non accadde nulla. Non ci fu nessun rumore di passi, nessuna serratura che scattava, nessun Mr Oliver che apriva la porta.

Alle quattro e mezza, Lord Churchill sussurrò ad Esther: «È quasi mattina, tra un po' la servitù si sveglierà. Non credo che uscirà più. Vogliamo restare qui?»

«No» rispose Esther «Credo che lei abbia ragione, è meglio se andiamo a dormire. Aspetti solo un momento.» Le era venuta un'idea. Mentre Lord Churchill riaccendeva la candela, Esther prese un pezzetto di carta e lo infilò nella porta di Mr Oliver. Il giorno dopo sarebbe scesa presto, e avrebbe controllato se stava ancora al suo posto. In quel caso, voleva dire che Mr Oliver non era più uscito dalla sua stanza.

Fatto questo, tornarono entrambi nelle loro stanze. Avrebbero discusso la faccenda il giorno dopo, adesso erano stanchi e volevano dormire. Ma una volta nel suo letto, Esther non si addormentò subito. Non riusciva a capire cosa era successo. Perché Mr Oliver non era uscito, come, secondo sua moglie, faceva tutte le notti? E poi c'erano le parole di Alicia che continuavano a frullarle in testa: Adesso hai spezzato la catena, e presto il prigioniero fuggirà. Ma attenta alla vendetta del suo carceriere, che vorrà riprenderselo a tutti i costi.

Attenta alla vendetta del suo carceriere. La vendetta del carceriere. Attenta alla vendetta. La vendetta la vendetta la vendetta...

Vendetta fu l'ultima parola a cui pensò prima che la sua mente fu vinta dal sonno.

La scrittrice e gli spiritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora