o3.

218 6 1
                                    


𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞.
𝐓𝐀𝐁𝐀𝐂𝐂𝐎, 𝐅𝐈𝐋𝐓𝐑𝐈 𝐄 𝐂𝐀𝐑𝐓𝐈𝐍𝐄.



si definiva una fumatrice sociale. una di quelle persone che non rincorre il sapore della sigaretta da sola, ma circondata da altri fumatori non era solita rinunciare al sapore amaro e pungente del tabacco.

ora però il gusto del fumo non lo sopportava più. lo disprezzava e se ne avesse avuto il potere, lo avrebbe eliminato del tutto dai propri ricordi.

era un sapore che le ricordava il passato, e per quanto fosse stato dolce e travolgente, era passato e sarebbe rimasto tale.
era la connessione diretta del suo punto più debole e aveva paura che continuando a vivere con esso, non sarebbe stata in grado di allontanarsene. di allontanarsi da lui.

clara si rese conto di questa malata correlazione tra il fumo e ghali un qualsiasi giorni di luglio. era un giorno normalissimo d'estate — più calda del giorno prima e meno afosa del giorno dopo — che sarebbe dovuto passare inosservato.

lui le porse la sigaretta che poco prima aveva girato. era la terza che fumavano insieme nel giro di un'ora e avvicinando le proprie dita al naso, sentiva il forte tanfo di nicotina sui propri polpastrelli. storse il naso dal fastidio.

l'uomo seduto a pochi centimetri da lei la stava guardando intensamente da svariati minuti, ma lei era completamente estranea al suo sguardo, troppo concentrata nel guardare la visione del duomo di milano che incombeva davanti a loro.

"lo sapevi che per costruire il duomo ci hanno messo quasi sei secoli?" disse clara, ancora persa nei propri pensieri, "per fare la tour eiffel ci hanno impiegato sei mesi — solo la costruzione in sé della torre sei mesi, un anno in più per costruire tutti i materiali — mentre per fare questa belletta seicento lunghi anni".

"e pensa che l'hanno iniziata che l'amer-" iniziò per poi bloccarsi di botto, "che c'è?" chiese. pronunciando quelle parole clara si era girata verso ghali e, vedendo un'espressione inaspettata sul suo volto, si era silenziata.

gli occhi di ghali erano puntati su di lei.

il giorno stava lasciando spazio alla notte: il sole stava tramontando e in cielo si intravvedevano le prime stelle. per questo il marrone degli occhi andava ad intrecciarsi con il nero delle pupille, creando un'intensità che dopo anni di rapporto e mesi di frequentazione clara faceva ancora fatica a sostenere.

i suoi occhi si illuminarono con una luce particolare, brillando di una gioia interna che non può essere nascosta. le sue labbra mostravano un sorriso accennato, a malapena visibile, che assottigliava gli occhi, ma metteva in risalto gli zigomi.

ghali si sentiva in armonia con i suoi sensi e clara trovava conforto nel sapere di non essere un intralcio a tale serenità. in questa sua tranquillità, lei si sentì valorizzata.

"niente, mi piace ascoltare quello che dici" spiegò tranquillamente, nascondendo il suo imbarazzo, ma venendo tradito dal leggero colorito delle due guance, "mi piace come le dici".

clara rise imbarazzata, cercando di nascondersi dietro la sigaretta, prendendo velocemente un tiro. mentre giocava con il filtro tinto di marrone, si chiese quale fosse questa sua grande dialettica nel racconto per essere trovata così interessante.
e come se ghali le avesse letto nel cervello, le rispose.

"mi piace quando parli dell'arte. posso sentire la tua passione nelle tue parole e nel tono che utilizzi" si fermò un attimo per prendere un sorso di birra, "non so se te ne accordi, ma alcune volte ti emozioni così tanto a parlare di questi dipinti o sculture che ti diventano lucidi gli occhi. ed è una cosa così rara, secondo me, trovare qualcosa che ti smuove così tanto internamente. sembra quasi di poter toccare concretamente la tua passione".

l'ultima frase la sussurrò, come se stesse dicendo qualcosa di proibito, come se stesse confessando i suoi peccati, come se stesse dicendo troppo, senza essere in grado di fermarsi.

clara non seppe dove posare gli occhi. non seppe cose dire e neanche cosa pensare.
un grazie sarebbe stato abbastanza? forse anche un sorriso? sarebbe stata abbastanza una frase? c'erano abbastanza parole per esprimere il vortice che sentiva dentro di sé?

portò di nuovo la sigaretta alla bocca e prese un tiro. clara cercò di trovare le parole giuste, ma la loro gravità sembrava schiacciarla sotto il peso dell'emozione. poi, come un sussurro appena udibile, le parole le sfiorarono le labbra.

"grazie", disse, la voce quasi soffocata dall'emozione. ma quel semplice ringraziamento sembrava inadeguato a esprimere la gratitudine che provava. avrebbe voluto dirgli che nessuno le aveva mai dedicato parole tanto importanti, tanto piene di significato. parole che si sarebbe portata per sempre dietro, di questo era sicura, che avrebbero continuato a riscaldare il suo cuore anche nei momenti più cupi, più freddi. ma forse questo sarebbe stato troppo?

rimasero ancora in quel locale a condividere tabacco, filtri e cartine per ore e ore, finché la luna era alta nel cielo e gli uccellini iniziarono a cantare tra i rami degli alberi.

per la prima volta in anni, clara si distese sul suo letto, ma questa volta non sentì il bisogno di chiudere gli occhi. la realtà che la circondava aveva finalmente preso la forma delle sue speranze, superandole. e nessun sogno avrebbe mai potuto eguagliarla.

sullo stesso letto in cui mesi prima aveva respirato a pieni polmoni per la prima volta, clara ora si chiese se tutto quello che era accaduto tra loro due — i baci ardenti, la frenesia travolgente, le carezze dolci, l'amore profondo — valesse la pena della fitta che ora provava nel petto e del tormento che la puniva da mattino a sera.

il suo dolore era l'assenza di ossigeno, un asfissia che persisteva senza fiato persino con il respirare.

𝐃𝐈𝐕𝐄𝐍𝐈𝐑𝐄; ghali amdouniWhere stories live. Discover now